Un distretto industriale aperto
All’origine di un
distretto industriale c’è la presenza di una comunità locale ben integrata, con
frequenti rapporti interpersonali tra i soggetti locali. Altre caratteristiche
sono poi l’accentuata divisione del lavoro tra le imprese; la scomponibilità in
fasi del processo produttivo; il legame tra piccoli produttori e mercati
esterni di sbocco; le continue innovazioni tecnologiche-organizzative.
Il successo del distretto montebellunese è stato determinato da:
1) Fattori connessi all’area-sistema
- genialità ed inventiva degli impenditori locali;
- immagine di fantasia ed efficienza nei mercati esteri del prodotto montebellunese;
- crescente valorizzazione stilistica ed estetica del prodotto;
- ricorso diffuso al decentramento, che ha permesso di espandere la produzione limitando il costo dei prodotti.
2) Fattori aziendali: variano a seconda che si tratti di “grandi” imprese “autonome” o di piccole e medie imprese terziste.
a) Imprese autonome:
- forte orientamento all’innovazione del prodotto e del processo produttivo con conseguente ottimizzazione del rapporto qualità-prezzo;
- controllo della rete distributiva all’estero;
- privilegiamento del rapporto con i dettaglianti.
b) Piccole e medie imprese terziste - Risentono di alcuni limiti, in primis la loro dipendenza da società distributrici e fornitori esteri; questo ha reso la loro affermazione spesso temporanea. La loro carta vincente è stata quella di imitare le innovazioni delle imprese leaders non limitandosi a copiare il prodotto qualificato, ma introducendo delle innovazioni; questo ha consentito di raggiungere un discreto livello qualitativo a costi ridotti.
Il successo del distretto montebellunese è stato determinato da:
1) Fattori connessi all’area-sistema
- genialità ed inventiva degli impenditori locali;
- immagine di fantasia ed efficienza nei mercati esteri del prodotto montebellunese;
- crescente valorizzazione stilistica ed estetica del prodotto;
- ricorso diffuso al decentramento, che ha permesso di espandere la produzione limitando il costo dei prodotti.
2) Fattori aziendali: variano a seconda che si tratti di “grandi” imprese “autonome” o di piccole e medie imprese terziste.
a) Imprese autonome:
- forte orientamento all’innovazione del prodotto e del processo produttivo con conseguente ottimizzazione del rapporto qualità-prezzo;
- controllo della rete distributiva all’estero;
- privilegiamento del rapporto con i dettaglianti.
b) Piccole e medie imprese terziste - Risentono di alcuni limiti, in primis la loro dipendenza da società distributrici e fornitori esteri; questo ha reso la loro affermazione spesso temporanea. La loro carta vincente è stata quella di imitare le innovazioni delle imprese leaders non limitandosi a copiare il prodotto qualificato, ma introducendo delle innovazioni; questo ha consentito di raggiungere un discreto livello qualitativo a costi ridotti.
Il
Decentramento produttivo
1911 Pellizzari Francesco organizza la sua Fabbrica Scarpe in Via Trevignano, affidando il lavoro a domicilio a 14 operai.
1933-’35 Alcune famiglie di Caerano San Marco si uniscono in una sorta di consorzio cooperativo per razionalizzare il lavoro, utilizzando al meglio le qualità individuali, e quindi produrre di più.
Il decentramento consiste nell’esecuzione completa della scarpa o in parti di essa da parte di lavoranti a domicilio o artigiani, soprattutto nei periodi di maggior pressione del mercato. Tale attività è generalmente complementare all’attività agricola, che garantisce appena la sussistenza, è sempre soggetta a rischi, e copre i tempi residui dell’attività principale.
anni ‘60 Vi è un relativo ridimensionamento del fenomeno. E’ più conveniente concentrare la produzione all’interno delle fabbriche: la manodopera costa relativamente poco e i sindacati non sono molto attivi.
1970 - 75 La conversione tecnologica dal cuoio alla plastica riguardo agli scarponi da sci e la produzione in materiali sintetici del doposci porta ad un mutamento dei caratteri del decentramento. Le operazioni decentrate sono quelle più semplici e ripetitive, ad alta intensità di lavoro; vengono mantenute all’interno quelle che richiedono un maggiore controllo qualitativo.
L’operazione più trasferita all’esterno è l’orlatura, eseguita esclusivamente da personale femminile, che in tal modo vede aprirsi una possibilità di lavoro diversa da quello domestico.
Il boom del doposci sintetico stimola l’iniziativa di alcuni operai altamente professionali che danno vita a laboratori decentrati, privi però di vera autonomia in quanto fortemente influenzati nelle scelte e nei costi, praticamente controllati da una o due industrie maggiori.
I laboratori costituitisi senza l’aiuto degli ex-datori di lavoro hanno un rapporto più elastico con le industrie maggiori.
Queste piccole imprese non svolgono delle operazioni specifiche per la casa con marchio, bensì si specializzano nella produzione di doposci sintetici e scarpe da fondo. Caratteristica di queste aziende è la gestione autonoma di una fetta della propria produzione che viene direttamente collocata sul mercato.
Non è raro che questi nuclei si ingrandiscano, trasferendo a loro volta una parte del lavoro all’esterno e affidandolo a laboratori minori che spesso si avvalgono, in parte, del lavoro domicilio. Questo fenomeno viene chiamato “decentramento a cascata”.
La tendenza delle aziende medio-grandi a smistare le lavorazioni distribuendole ad imprese di piccole dimensioni, sia artigiane che non, ha fondamentalmente due motivazioni:
1) la crescita vertiginosa della domanda (si pensi che i soli scarponi da sci sono passati da 700.000 paia nel ‘69 a 5 milioni di paia nel ‘78), che impone un incremento della produzione tale da non poter essere realizzato interamente nell’ambito dell’azienda per motivi di rischi, di tempi, di costi. di accesso al credito, ecc.
2) il carattere stagionale della domanda della calzatura sportiva. Le aziende puntano ad assumere una flessibilità produttiva coerente con gli andamenti del mercato e il decentramento consente questa via d’uscita.
L’articolazione di questo processo di decentramento avviene su tre livelli:
- la grande e media industria attiva sia la piccola industria che le aziende artigiane;
- la piccola industria attiva le aziende artigiane e il lavoro a domicilio;
- le imprese artigiane attivano lavoro a domicilio.
Anni ‘70-’80 Il decentramento si orienta verso i Paesi del Sud Est Asiatico. I produttori di scarpe da tennis e da jogging, in particolare la Lotto, si sviluppano con una filosofia contrapposta a quella dei produttori classici di Montebelluna. Si progetta in Italia e si produce fuori.
I Paesi del Sud Est Asiatico sono ritenuti importanti non solo per basso costo del lavoro, ma per ragioni di carattere strategico. Una presenza diretta in quei paesi permette una maggior facilità di penetrazione nel mercato americano, ma apre anche la strada verso quello cinese, le cui previsioni di sviluppo nel medio termine sono molto favorevoli.
1911 Pellizzari Francesco organizza la sua Fabbrica Scarpe in Via Trevignano, affidando il lavoro a domicilio a 14 operai.
1933-’35 Alcune famiglie di Caerano San Marco si uniscono in una sorta di consorzio cooperativo per razionalizzare il lavoro, utilizzando al meglio le qualità individuali, e quindi produrre di più.
Il decentramento consiste nell’esecuzione completa della scarpa o in parti di essa da parte di lavoranti a domicilio o artigiani, soprattutto nei periodi di maggior pressione del mercato. Tale attività è generalmente complementare all’attività agricola, che garantisce appena la sussistenza, è sempre soggetta a rischi, e copre i tempi residui dell’attività principale.
anni ‘60 Vi è un relativo ridimensionamento del fenomeno. E’ più conveniente concentrare la produzione all’interno delle fabbriche: la manodopera costa relativamente poco e i sindacati non sono molto attivi.
1970 - 75 La conversione tecnologica dal cuoio alla plastica riguardo agli scarponi da sci e la produzione in materiali sintetici del doposci porta ad un mutamento dei caratteri del decentramento. Le operazioni decentrate sono quelle più semplici e ripetitive, ad alta intensità di lavoro; vengono mantenute all’interno quelle che richiedono un maggiore controllo qualitativo.
L’operazione più trasferita all’esterno è l’orlatura, eseguita esclusivamente da personale femminile, che in tal modo vede aprirsi una possibilità di lavoro diversa da quello domestico.
Il boom del doposci sintetico stimola l’iniziativa di alcuni operai altamente professionali che danno vita a laboratori decentrati, privi però di vera autonomia in quanto fortemente influenzati nelle scelte e nei costi, praticamente controllati da una o due industrie maggiori.
I laboratori costituitisi senza l’aiuto degli ex-datori di lavoro hanno un rapporto più elastico con le industrie maggiori.
Queste piccole imprese non svolgono delle operazioni specifiche per la casa con marchio, bensì si specializzano nella produzione di doposci sintetici e scarpe da fondo. Caratteristica di queste aziende è la gestione autonoma di una fetta della propria produzione che viene direttamente collocata sul mercato.
Non è raro che questi nuclei si ingrandiscano, trasferendo a loro volta una parte del lavoro all’esterno e affidandolo a laboratori minori che spesso si avvalgono, in parte, del lavoro domicilio. Questo fenomeno viene chiamato “decentramento a cascata”.
La tendenza delle aziende medio-grandi a smistare le lavorazioni distribuendole ad imprese di piccole dimensioni, sia artigiane che non, ha fondamentalmente due motivazioni:
1) la crescita vertiginosa della domanda (si pensi che i soli scarponi da sci sono passati da 700.000 paia nel ‘69 a 5 milioni di paia nel ‘78), che impone un incremento della produzione tale da non poter essere realizzato interamente nell’ambito dell’azienda per motivi di rischi, di tempi, di costi. di accesso al credito, ecc.
2) il carattere stagionale della domanda della calzatura sportiva. Le aziende puntano ad assumere una flessibilità produttiva coerente con gli andamenti del mercato e il decentramento consente questa via d’uscita.
L’articolazione di questo processo di decentramento avviene su tre livelli:
- la grande e media industria attiva sia la piccola industria che le aziende artigiane;
- la piccola industria attiva le aziende artigiane e il lavoro a domicilio;
- le imprese artigiane attivano lavoro a domicilio.
Anni ‘70-’80 Il decentramento si orienta verso i Paesi del Sud Est Asiatico. I produttori di scarpe da tennis e da jogging, in particolare la Lotto, si sviluppano con una filosofia contrapposta a quella dei produttori classici di Montebelluna. Si progetta in Italia e si produce fuori.
I Paesi del Sud Est Asiatico sono ritenuti importanti non solo per basso costo del lavoro, ma per ragioni di carattere strategico. Una presenza diretta in quei paesi permette una maggior facilità di penetrazione nel mercato americano, ma apre anche la strada verso quello cinese, le cui previsioni di sviluppo nel medio termine sono molto favorevoli.
In occasione della press Conference
ISPO Autumn ‘93 per la prima volta i calzaturieri montebellunesi tutti assieme
hanno incontrato la stampa internazionale nella splendida villa palladiana Emo
di Fanzolo di Vedelago
Durante l’ultimo decennio la
comunità locale del distretto di Montebelluna si è lacerata a causa di due
fenomeni contradditori: a) la delocalizzazione; b) l’arrivo delle
multinazionali.
Il calzaturiero montelliano nuovo emigrante del 2000
Dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989, l’Est europeo diventa un’area di grande attrazione. La vicinanza (poche ore di macchina separano il Veneto dai paesi ex comunisti) coinvolge nel fenomeno della delocalizzazione un numero crescente di aziende di grande, ma anche di media e piccola dimensione che, attirate dal basso costo del lavoro, trasferiscono in quei Paesi alcune fasi del ciclo produttivo (orlatura e taglio), o addirittura l’intera produzione dei loro articoli più poveri.
“Dobbiamo emigrare per sopravvivere”.
Sembra una dichiarazione di inizio secolo in bocca a un contadino veneto, in partenza per l’America in cerca di fortuna; invece è l’opinione sempre più diffusa tra gli imprenditori italiani; e anche i montebellunesi non fanno eccezione.
Il lamento è risaputo: in Italia il lavoro costa troppo; per chi fa scarpe diventa sempre più arduo reggere la concorrenza. (Nel 1990 un operaio a Montebelluna costa circa 400 lire al minuto; a un’ora di aereo, in paesi in via di sviluppo, il costo per un’azienda si riduce a circa 90 lire al minuto)
(Osem 1991)
“Il processo di decentramento produttivo nel Far East è irreversibile: e presto riguarderà anche componenti ad alta tecnologia degli scarponi da sci, prima appannaggio esclusivo di Montebelluna”.
“Il nostro distretto industriale prenda atto dell’evoluzione e analizzi bene la situazione, in maniera che possa conservare alcune funzioni chiave”. Ad esempio ? “La ricerca e lo sviluppo del prodotto, la testa cioè della produzione; e soprattutto la specializzazione nei prodotti di qualità, che saranno pure minimi in termini di numero ma possiedono un alto valore aggiunto. (Sergio Miori, Bauer Italia, La Tribuna di Treviso 16 luglio 1996).
Nel settembre 1996 HTM sposta la produzione della scarpa da sci in Estonia.
Il calzaturiero montelliano nuovo emigrante del 2000
Dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989, l’Est europeo diventa un’area di grande attrazione. La vicinanza (poche ore di macchina separano il Veneto dai paesi ex comunisti) coinvolge nel fenomeno della delocalizzazione un numero crescente di aziende di grande, ma anche di media e piccola dimensione che, attirate dal basso costo del lavoro, trasferiscono in quei Paesi alcune fasi del ciclo produttivo (orlatura e taglio), o addirittura l’intera produzione dei loro articoli più poveri.
“Dobbiamo emigrare per sopravvivere”.
Sembra una dichiarazione di inizio secolo in bocca a un contadino veneto, in partenza per l’America in cerca di fortuna; invece è l’opinione sempre più diffusa tra gli imprenditori italiani; e anche i montebellunesi non fanno eccezione.
Il lamento è risaputo: in Italia il lavoro costa troppo; per chi fa scarpe diventa sempre più arduo reggere la concorrenza. (Nel 1990 un operaio a Montebelluna costa circa 400 lire al minuto; a un’ora di aereo, in paesi in via di sviluppo, il costo per un’azienda si riduce a circa 90 lire al minuto)
(Osem 1991)
“Il processo di decentramento produttivo nel Far East è irreversibile: e presto riguarderà anche componenti ad alta tecnologia degli scarponi da sci, prima appannaggio esclusivo di Montebelluna”.
“Il nostro distretto industriale prenda atto dell’evoluzione e analizzi bene la situazione, in maniera che possa conservare alcune funzioni chiave”. Ad esempio ? “La ricerca e lo sviluppo del prodotto, la testa cioè della produzione; e soprattutto la specializzazione nei prodotti di qualità, che saranno pure minimi in termini di numero ma possiedono un alto valore aggiunto. (Sergio Miori, Bauer Italia, La Tribuna di Treviso 16 luglio 1996).
Nel settembre 1996 HTM sposta la produzione della scarpa da sci in Estonia.