Il ventennio fascista
Il Fascismo, un movimento fondato da Mussolini nel 1919, dopo una
partenza in sordina, attraverso un processo lento e graduale
costellato di violenze e attività squadristiche, riuscì a
conquistare il potere e a creare un regime autoritario e
totalitarista.
Il fenomeno del Fascismo è complesso e presenta molteplici aspetti che non possono naturalmente venir trattati in questa sede in maniera esaustiva; mi limiterò quindi a sottolinearne alcuni:
1) All’inizio molti liberali non percepirono la potenziale minaccia insita in questo movimento; il Fascismo venne anzi considerato come un’ideale via d’uscita al pericolo costituito dai due tradizionali nemici dello stato: comunisti e cattolici.
2) Un grande successo di Mussolini fu la normalizzazione dei rapporti con la Santa Sede; il Duce, nonostante avesse professato in passato un violento anticlericalismo, divenne consapevole del fondamentale ruolo che poteva assumere la Chiesa nel far guadagnare consensi al proprio regime sia in Italia che all’Estero. Papa Pio XI, dal canto suo, rispose con favore al mutato atteggiamento di Mussolini dato che vedeva come nemico principale il comunismo ateo più che le violenze delle Camicie nere, e inoltre non amava il carattere laico del partito di Don Sturzo.
3) Mussolini esaltò con veemenza la modernizzazione dell’Italia e si adoperò per dare impulso all’industria che, in seguito alla proclamazione dell’”autarchia” in campo economico in vista della guerra, vide aumentare i suoi impianti, specie quelli bellici.
A quest’atteggiamento, tuttavia, se ne affiancava un altro, quello che esaltava i valori più tipicamente rurali e legati al passato dell’Italia, in primis quello della famiglia patriarcale e numerosa, dedita alle attività agricole.
4) Infine, il Fascismo rappresentò (ma a quale prezzo!) un momento di relativa stabilità sociale: in seguito alla soppressione di partiti, sindacati e libertà di stampa sparirono anche gli scioperi, cosa che assume maggior rilievo specie se vista in contrasto con il 1919-20, gli anni del “biennio rosso”.
A Montebelluna
Il difficile dopoguerra inizia con il ritorno dei profughi: dalla Sicilia, dalla Toscana e da altre regioni d’Italia. Comincia l’opera di ricostruzione. Il Genio Militare costruisce subito otto baracche, un numero insufficiente per risolvere il problema dei senzatetto. I più fortunati vengono accolti da parenti ed amici ai quali la guerra ha risparmiato la casa.
1919
E’ deputato l’on. Guido Bergamo, leader dei Repubblicani, eletto con voti 4.456, contro l’on. Pietro Bertolini, esponenete dei moderati, che ne ha 2.859. In Montebelluna, on. Bergamo voti 1.009, on. Bertolini voti 852.
Il 2 agosto il Commissario del Comune consegna altre baracche. Sono di legno, 4 metri per 12. Vengono sistemate a Biadene, alle Crozzole, vicino alla ferrovia, sul Montello, ecc.. Il nucleo di Biadene, per la presenza di alcune ragazze che amano il ballo, la musica e l’allegria, viene pittorescamente denominato “Il piccolo Parigi”.
agosto 1920
Sciopero al Cotonificio Viganò.
settembre 1920
Sciopero Generale.
ottobre 1920
Muore improvvisamente a Torino nel viaggio di ritorno da Parigi, ove presiedeva la Commissione internazionale per le Riparazioni, l’on. Piero Bertolini, Ministro di Stato.
Anche alla votazioni comunali il partito dei Bergamini ha la meglio sui moderati.
1920
Nella prima seduta del Consiglio Comunale il Sindaco repubblicano Giuseppe Dall’Armi riassume così le sue idee:
“E’ la prima volta, nella storia di Montebelluna, che il consiglio comunale è la pura espressione del popolo. Coloro che lavorano, coloro che soffrono, gli umili, hanno designato noi all’amministrazione della cosa pubblica; per questo noi sentiamo ancora più la santità del compito che ci è stato assegnato. Gravi sono le difficoltà . . . ma noi marceremo diritti, senza esitazioni, per quella strada che ci è stata indicata da coloro che hanno dato il loro sangue alla patria, verso l’abbattimento di ogni forma di privilegio, per la difesa degli interessi di chi lavora e produce, per la lotta contro un sistema che non ha più ragione di essere, perché notoriamente marcio. L’ideale sarebbe che il Comune potesse liberamente amministrarsi . . . ma la legge Comunale e Provinciale inceppa ogni libertà di azione e talvolta anche le più ardite e giustificate deliberazioni devono infrangersi di fronte alla tirannica restrizione di una legge che non cesseremo di combattere, unendoci, magari, alle migliaia di comuni ora guadagnati dal proletariato e dalla vera democrazia. Per queste ragioni noi dovremo, intanto, agire in modo da dare la massima estensione allo spirito della Legge eludendola dove e quando sarà possibile.
Gli obiettivi più significativi sono: portare l’istruzione pubblica al massimo sviluppo, intraprendere lavori pubblici per combattere la disoccupazione, istituire nuovi uffici in particolare per i danneggiati di guerra, costituire un Consorzio fra i Comuni del Mandamento per risolvere assieme i problemi comuni . . .
Inutile dire che tanti bei propositi resteranno sulla carta: ancora un anno e la giunta repubblicana sarà spazzata via.
La memoria dei caduti è motivo di scontro fra il potere religioso e quello civile.
1920
Con un album di ritratti e notizie biografiche pubblicato per iniziativa di mons. Furlan, si ricordano “i valorosi giovani di Montebelluna che morirono sul campo dell’onore, combattendo per la patria”; e si propone di erigere nella nuova chiesa un altare in memoria dei caduti.
Il nuovo potere democratico ritiene che la memoria dei caduti non sia un patrimonio di esclusiva pertinenza della Chiesa.
1920
La Giunta, nella seduta dell’8 novembre annuncia “la posa della prima pietra dell’erigenda Casa del Popolo, sulla cui facciata in lastroni di bronzo verranno ricordati i nomi dei Prodi che per la Nazione e per l’Umanità caddero sui campi di battaglia.
Il Fascismo opterà per un monumento ai caduti . . . che verrà osteggiato dalla parrocchia.
8 maggio 1921
Disordini provocati dai Fascisti.
9 maggio 1921
Tentativi di un accordo fra i partiti per evitare ulteriori violenze.
6 marzo 1922
Comizio contro la disoccupazione.
giugno 1922
Proibite le manifestazioni perché aumentano i disordini.
agosto 1922
Sciopero Generale.
agosto 1922
Fascisti provenienti da altri paesi vengono a Montebelluna per provocare incidenti.
3 marzo 1923
La Giunta Municipale (Bellino Bernardi, Sartor Giacomo, Cima Davide, Adami Alessandro, Cendron Giordano) “constando di non poter fare affidamento su un trattamento obiettivo da parte delle Autorità Superiori” rassegna il mandato.
1923
Arresto cautelativo di antifascisti per:
- distribuzione di opuscoli;
- la cravatta rossa;
- propaganda di sciopero;
- atteggiamento sovversivo.
31 marzo 1925
Attentato contro la sede del Fascio a Montebelluna.
1 aprile 1925
Fascisti provenienti da Treviso e Padova impediscono lo svolgimento del Mercato. La Giunta Municipale deplora la devastazione compiuta alla sede del Partito Fascista.
3 aprile 1925
I Commercianti protestano contro l’impedimento del Mercato e scrivono una lettera a S.E. Benito Mussolini, Duce del fascismo e Capo del Governo.
E’ utile conoscer e tener presente la verità.Giova quindi sapere:
1 - Che Mercoledì, 1 corrente, alle 5 e 3/4 i Fascisti si sparpagliarono per le piazze del mercato, imponendo ai negozianti che stavano scaricando o disponendo le loro derrate o mercanzie, di andarsene, perchè - dicevano - non si sarebbe tenuto il mercato. Altri Fascisti occuparono tutte le strade di accesso al capoluogo, rimandando le persone e adducendo lo stesso motivo.
Valgono a provarlo, fra moltissimi, i seguenti fatti facilmente controllabili: il tram proveniente da Asolo fu fatto fermare e da Fascisti postisi sul binario, le persone furono obbligate a scendere e invitate a ritornarsene; dal lato opposto, la Procaccia postale di Volpago, una vedova di guerra, diretta col suo calessino alla stazione ferroviaria, per potere proseguire dovette declinare la sua qualità e far vedere i sacchi postali.
Alle 7 e ½ , avendosi forse compreso la gravità e il danno politico di tali fatti, si cambiò tattica, e si disse che tutti erano liberi di venire al mercato, che però non si assumeva alcuna responsabilità per ciò che avrebbe potuto accadere....
Alle 9, dei venditori di fieno andati a collocarsi sulla consueta strada secondaria, furono invitati ad andarsene, e due di essi, perchè non furono solleciti nelle operazioni per voltare i loro carichi voluminosi, furono picchiati. 1901: Mercato dei Grani
Alle 9 e ½ a Posmon, borgo a circa due chilometri dal capoluogo, essendovisi fermati alcuni rivenditori respinti dal capoluogo ed avendosi costituito una specie di piccolo mercato, intervennero i Fascisti, facendo allontanare tutti. Questi fatti e molti altri che si omettono per brevità, dimostrano che le squadre fasciste avevano l’ordine di impedire il mercato.
2- Che per i fatti preacennati, che sono di dominio pubblico, la trovata della casuale coincidenza della protesta col mercato, non fa presa su alcuno, anche perché si sa che a Treviso è notissimo che nella vicina Montebelluna da secoli ogni Mercoledì si svolge un fiorentissmo mercato, al quale accorrono anche molti trevigiani. Esa è guardata come un ripiego determinato dall’intimo convincimento del grave errore commesso.
3 - Che responsabili dell’errore sono considerati i dirigenti dei Fascisti che hanno disposto la protesta, il Prefetto e il Questore che, tacitamente o no, l’hanno autorizzata. Assai criticati sono anche i Carabinieri e il Sindaco di Montebelluna, che non hanno agito per impedirla. Non bene giudicato l’intervento del Console e della Milizia, la quale dovrebbe essere per la SN. Il Questore ha dimostrato che il suo ufficio non è al di sopra dei partiti, ma al servizio di un partito.
4 - Che i montebellunesi che sono stati costantemente avversi ai bergamini e favorevoli ai Fascisti, così Mercoledì riassumevano le loro impressioni: Questi (i Fascisti) sono peggiori dei rossi, che non sono mai arrivati a tanto.
5 - Che è fuori di luogo il vanto dell’ordine delle squadre fasciste, che non hanno trovato resistenza né provocazione in alcuno, ciò malgrado sono stati distribuiti ceffoni e qualche manganellata a casaccio. Deplorata su tutte quella data ad un modestissimo operaio, mutilato della gamba sinistra, il quale, montato su bicicletta, attraversava la piazza per recarsi al lavoro, e dalla violenza del colpo fu gettato a terra.
6 - Che generalmente stigmatizzato è il fatto compiuto presumibilmente da sovversivi contro la sede del Fascio; ma gli atti prima accennati e riferiti, come sempre avviene, ingranditi, hanno messo in cattiva luce i Fascisti a Montebelluna e nel contado, rendendo assai difficile l’opera degli amici del Fascismo diretta a far intendere che i Fascisti, a differenza dei sovversivi, vogliono tranquillità e armonia, e non scioperi e disordini, ma ordine e lavoro, fonte di benessere per tutti.
7 - E’ stato un grossolano errore credere di colpire i bergamini danneggiando il mercato. I maggiori danneggiati furono persone di altri paesi e ignare del fatto, e molti montebellunesi antibergamini.
8 - Che i bergamini a Montebelluna sono numerosi, ma sono più numerosi gli antibergamini. Non bisogna fare in modo che gli antibergamini diventino anche antifascisti.
9 - Che i “tangheri del sovversivismo montebellunese”(agenti di Bergamo, autentico farabutto bolscevico, ma certamente non tanghero) hanno avuto l’insperata fortuna di trovare, purtroppo, alleati efficaci, nei dirigenti la Federazione Provinciale Fascista e nell’Autorità Politica della Provincia.
Si meditino queste inoppugnabili verità, non si dimentichi che la forza è un’arma delicatissima che va usata poco e con molta prudenza perché non ferisca chi la usa . . . e lo stellone ci preservi da altri errori.
4 aprile 1925
Il Prefetto disapprova la protesta dei Commercianti.
16 aprile 1925
In Consiglio Comunale si discutono i fatti. L’ing. Loredan dà le dimissioni perché non vuole collaborare con gli antifascisti. Il Consiglio Comunale respinge le dimissioni dei consiglieri comunali fascisti.
Viene approvato un ordine del giorno in cui si dice: “Il consiglio comunale, sorto dalla fusione di diversi partiti, ma conscio del dovere di svolgere la sua azione con piena indipendenza da qualsiasi idea politica, per il benessere della popolazione, deplora che nuclei fascisti, estranei al paese, abbiano impedito lo svolgersi dell’importatntissimo mercato di Mercoledì 1 maggio,gravemente ledendo gli interessi della cittadinanza”.
1926
Gli equivoci finiscono presto con il colpo di stato del 1926 tutti i consiglieri comunali vengono spediti a casa e l’amministrazione comunale passa nelle mani del podestà. Ogni forma di elezione democratica e popolare viene falsata, e, in seguito, abolita fino al 1945, quando il Comitato di Liberazione Nazionale della Provincia di Treviso assume temporaneamente il Governo prima dell’arrivo degli Alleati.
Per i comuni montelliani il periodo tra le due guerre vede accentuarsi il fenomeno dell’inurbamento. L’autorità politica fascista e le gerarchie ecclesiastiche si trovano alleate nel contrastare l’esodo dalle campagne, considerato una minaccia nei confronti dei valori della tradizione. Il Prevosto di Montebelluna è del parere che per tenere i giovani legati alla terra, basti non favorire gli allettamenti delle città, fra cui il ballo.
1928
Nella sua visita a Montebelluna per le cose del Viganò, il Questore di Treviso mi chiamò in Caserma dei R.R.CC. e credendo forse che io fossi favorevole al fenomeno dell’inurbamento, mi parlò della necessità di persuadere, specialmente i contadini, a stare nei loro campi.
Gli feci osservare che noi abbiamo lavorato sempre in questo senso e gli dissi che se una delle cause per cui i figliuoli abbandonano le case e cercano di farsi operai è la maggiore libertà ed indipendenza di cui possono godere, era necessario che l’autorità di P. Sic. facesse chiudere tutti quei luoghi dove la nostra gioventù va a sciupare le sue migliori energie.
Il Sig. Questore mostrò di apprezzare le mie osservazioni, tanto ch’io credetti che cominciasse col chiudere quel ridotto vergognoso che è l’osteria Sartori detti Torta. Invece - a proposito di coerenza! - ecco aperta un’altra sala da ballo. Bel mezzo davvero per educare la gioventù a quel senso di economia voluto dal Duce!
Ma è così adunque che si interpretano e si applicano le leggi?
La pregherei, Illustrissimo Signor Potestà , anche in omaggio alle disposizioni superiori del Regio Prefetto che proibisce le sottoscrizioni di presentare per via gerarchica al R. Questore e al R. Prefetto i due uniti Ricorsi ch’ io presento a nome dell’ottanta per cento degli abitanti di Montebelluna.
Con profondo ossequio.
(Lettera del Prevosto di Montebelluna Mons. Furlan al Podestà - 9 dicembre 1928)
Fra l’ottanta per cento dei Montebellunesi c’era, ovviamente, l’autore della seguente lettera anonima indirizzata al Prevosto:
Mi rivolgo a lei acciò con la sua autorità possa far cessare i grandi scandali che giorno e notte da vario tempo continuano in via Trevignano in quell’osteria condotta dalle sorelle Lucchese dette Saboine ex cameriere di quel donnaiolo Dott. Libereali, si balla tutti i giorni con l’organo e vi sono ragazze di 14 anni che si corrompono, bevono il sampagna e poi tengono le stanze a disposizione dei giovinotti, un vero cancan vengono i truchi tutte le sere anche dal di fuori tutte le persone oneste si meravigliano che sia concessa tanta libertà bisogna mettere a posto quelle Saboine se no rovineranno tutta la gioventù e portarle via il verticale.
Il fascismo innalza numerosi monumenti, cippi, lapidi in tutti i comuni del Montello.
Si procede così alla rimozione degli aspetti più crudi e feroci della inutile strage.
30 ott 1934
Una delle opere più significative realizzate dalla amministrazione fascista (podestà C. Cenacchi) sono le Scuole elementari. L’ubicazione, di fronte al Duomo, segna una simbolica riconciliazione fra il potere civile e quello religioso che con il trasferimento del mercato si era notevolmente guastato.
A solennizzare l’evento arriva il principe ereditario.
E’ la carta dello sport (1928) a inquadrare rigidamente, dopo avversioni e titubanze delle discipline anglosassoni e dell’olimpismo, la materia agonistica. Lo sport deve assolvere a un compito, educativo e politico nello stesso tempo, trasmettere alle grandi potenze internazionali le immagini e le pulsioni di una Nazione giovane, forte e vincente, che si vuole perfettamente coesa e rappresentata dall’ideologia nazionalistica.
E mentre sul fronte interno il disegno si sviluppa attraverso la creazione di raggruppamenti che, dal protoassociassionismo risorgimentale confluiscono nell’organizzazione parasportiva del fascismo (Opera nazionale dei Balilla, Fasci giovanili di combattimento, Gruppi universitari fascisti, Campi Dux, Ludi Juvaniles, Agonali, Littorali dello Sport), disegno teso a indirizzare il cittadino verso una visione sociale e collettiva della vita, all’esterno si giova degli importanti successi acquisiti nei mondiali di calcio del ‘34 e del ‘38, delle imprese di Binda, Guerra, Girardengo e Bartali, di Carnera Campione del Mondo dei massimi, ecc.
Archiviando l’ostruzionismo moralistico sofferto nel diciannovesimo secolo, complice anche la vigile posizione della Chiesa, arriva finalmente per le donne il placet della pratica agonistica, rivolta essenzialmente a fini eugenetici.
(Fonte: Gigliola Gori, L’atleta e la Nazione, Penozzo Editore, Rimini, 1996)
3 marzo 1937
Il Gran Consiglio del Fascismo decide la costituzione dell’Unione Fascista fra le famiglie numerose che in tale occasione vengono proclamate benemerite della patria.
Montebelluna conta 237 famiglie con sette figli, 165 con otto figli, 76 con nove figli, 35 con dieci figli, 20 con undici figli, 8 con dodici figli, ecc.
Quando nella storica visita a Treviso Mussolini eroga 250.000 lire per le famiglie numerose della provincia, Montebelluna è entusiasta: in pochi giorni 172 famiglie reclamano una fettina di generosità del Duce. Ma i premi per i montebellunesi saranno solo 44 e questo fa scatenare una rissa memorabile perché Treviso, (che vanta 700 famiglie numerose contro le circa 600 di Montebelluna), ottiene ben 251 premi.
Il fascismo non vede con simpatia il movimento migratorio. Ma la povertà e per qualcuno il desiderio di libertà non conoscono ostacoli. Da gennaio a novembre del 1932 emigrano 56 persone, in particolare in Francia, Svizzera, Argentina.
1936
Dartora Giovanni scrive al Sindaco dalla Francia.Poco è cambiato per gli emigranti dall’inizio del secolo.
Comune de Montebeluna / si prego di
dimadasi un / favore dimadami le mie /
fede di nasita che / sono da lospitale /
vala quantolege 14 messi / che sono malato
e mio / dotore mi domanda le fede /
di nasita / e mi farà / un piacere di madami /
la fede di nasita che mi / un favore signor si /
sidico voria sapere / de mia madre se sono /
viva o morta e mio / fratello vala uno ano /
che non vedo notizie/ dala famiglia
trovo senza denaro che signor / sidico
che vorie / sapere dele notizie / dela mia
madre / Dartora Anna / dopo uno ano /
che non vedo notizie / che sono sette
letere / che schivo e non vedo notizie /
Salutazione chede / che vu fat un favore /
di mandami la fede / dinasita bogono
signore Sidico
Dartora Giovanni
Lettera di Dartora Giovanni al Sindaco di Montebelluna (1 luglio 1936)
Il fenomeno del Fascismo è complesso e presenta molteplici aspetti che non possono naturalmente venir trattati in questa sede in maniera esaustiva; mi limiterò quindi a sottolinearne alcuni:
1) All’inizio molti liberali non percepirono la potenziale minaccia insita in questo movimento; il Fascismo venne anzi considerato come un’ideale via d’uscita al pericolo costituito dai due tradizionali nemici dello stato: comunisti e cattolici.
2) Un grande successo di Mussolini fu la normalizzazione dei rapporti con la Santa Sede; il Duce, nonostante avesse professato in passato un violento anticlericalismo, divenne consapevole del fondamentale ruolo che poteva assumere la Chiesa nel far guadagnare consensi al proprio regime sia in Italia che all’Estero. Papa Pio XI, dal canto suo, rispose con favore al mutato atteggiamento di Mussolini dato che vedeva come nemico principale il comunismo ateo più che le violenze delle Camicie nere, e inoltre non amava il carattere laico del partito di Don Sturzo.
3) Mussolini esaltò con veemenza la modernizzazione dell’Italia e si adoperò per dare impulso all’industria che, in seguito alla proclamazione dell’”autarchia” in campo economico in vista della guerra, vide aumentare i suoi impianti, specie quelli bellici.
A quest’atteggiamento, tuttavia, se ne affiancava un altro, quello che esaltava i valori più tipicamente rurali e legati al passato dell’Italia, in primis quello della famiglia patriarcale e numerosa, dedita alle attività agricole.
4) Infine, il Fascismo rappresentò (ma a quale prezzo!) un momento di relativa stabilità sociale: in seguito alla soppressione di partiti, sindacati e libertà di stampa sparirono anche gli scioperi, cosa che assume maggior rilievo specie se vista in contrasto con il 1919-20, gli anni del “biennio rosso”.
A Montebelluna
Il difficile dopoguerra inizia con il ritorno dei profughi: dalla Sicilia, dalla Toscana e da altre regioni d’Italia. Comincia l’opera di ricostruzione. Il Genio Militare costruisce subito otto baracche, un numero insufficiente per risolvere il problema dei senzatetto. I più fortunati vengono accolti da parenti ed amici ai quali la guerra ha risparmiato la casa.
1919
E’ deputato l’on. Guido Bergamo, leader dei Repubblicani, eletto con voti 4.456, contro l’on. Pietro Bertolini, esponenete dei moderati, che ne ha 2.859. In Montebelluna, on. Bergamo voti 1.009, on. Bertolini voti 852.
Il 2 agosto il Commissario del Comune consegna altre baracche. Sono di legno, 4 metri per 12. Vengono sistemate a Biadene, alle Crozzole, vicino alla ferrovia, sul Montello, ecc.. Il nucleo di Biadene, per la presenza di alcune ragazze che amano il ballo, la musica e l’allegria, viene pittorescamente denominato “Il piccolo Parigi”.
agosto 1920
Sciopero al Cotonificio Viganò.
settembre 1920
Sciopero Generale.
ottobre 1920
Muore improvvisamente a Torino nel viaggio di ritorno da Parigi, ove presiedeva la Commissione internazionale per le Riparazioni, l’on. Piero Bertolini, Ministro di Stato.
Anche alla votazioni comunali il partito dei Bergamini ha la meglio sui moderati.
1920
Nella prima seduta del Consiglio Comunale il Sindaco repubblicano Giuseppe Dall’Armi riassume così le sue idee:
“E’ la prima volta, nella storia di Montebelluna, che il consiglio comunale è la pura espressione del popolo. Coloro che lavorano, coloro che soffrono, gli umili, hanno designato noi all’amministrazione della cosa pubblica; per questo noi sentiamo ancora più la santità del compito che ci è stato assegnato. Gravi sono le difficoltà . . . ma noi marceremo diritti, senza esitazioni, per quella strada che ci è stata indicata da coloro che hanno dato il loro sangue alla patria, verso l’abbattimento di ogni forma di privilegio, per la difesa degli interessi di chi lavora e produce, per la lotta contro un sistema che non ha più ragione di essere, perché notoriamente marcio. L’ideale sarebbe che il Comune potesse liberamente amministrarsi . . . ma la legge Comunale e Provinciale inceppa ogni libertà di azione e talvolta anche le più ardite e giustificate deliberazioni devono infrangersi di fronte alla tirannica restrizione di una legge che non cesseremo di combattere, unendoci, magari, alle migliaia di comuni ora guadagnati dal proletariato e dalla vera democrazia. Per queste ragioni noi dovremo, intanto, agire in modo da dare la massima estensione allo spirito della Legge eludendola dove e quando sarà possibile.
Gli obiettivi più significativi sono: portare l’istruzione pubblica al massimo sviluppo, intraprendere lavori pubblici per combattere la disoccupazione, istituire nuovi uffici in particolare per i danneggiati di guerra, costituire un Consorzio fra i Comuni del Mandamento per risolvere assieme i problemi comuni . . .
Inutile dire che tanti bei propositi resteranno sulla carta: ancora un anno e la giunta repubblicana sarà spazzata via.
La memoria dei caduti è motivo di scontro fra il potere religioso e quello civile.
1920
Con un album di ritratti e notizie biografiche pubblicato per iniziativa di mons. Furlan, si ricordano “i valorosi giovani di Montebelluna che morirono sul campo dell’onore, combattendo per la patria”; e si propone di erigere nella nuova chiesa un altare in memoria dei caduti.
Il nuovo potere democratico ritiene che la memoria dei caduti non sia un patrimonio di esclusiva pertinenza della Chiesa.
1920
La Giunta, nella seduta dell’8 novembre annuncia “la posa della prima pietra dell’erigenda Casa del Popolo, sulla cui facciata in lastroni di bronzo verranno ricordati i nomi dei Prodi che per la Nazione e per l’Umanità caddero sui campi di battaglia.
Il Fascismo opterà per un monumento ai caduti . . . che verrà osteggiato dalla parrocchia.
8 maggio 1921
Disordini provocati dai Fascisti.
9 maggio 1921
Tentativi di un accordo fra i partiti per evitare ulteriori violenze.
6 marzo 1922
Comizio contro la disoccupazione.
giugno 1922
Proibite le manifestazioni perché aumentano i disordini.
agosto 1922
Sciopero Generale.
agosto 1922
Fascisti provenienti da altri paesi vengono a Montebelluna per provocare incidenti.
3 marzo 1923
La Giunta Municipale (Bellino Bernardi, Sartor Giacomo, Cima Davide, Adami Alessandro, Cendron Giordano) “constando di non poter fare affidamento su un trattamento obiettivo da parte delle Autorità Superiori” rassegna il mandato.
1923
Arresto cautelativo di antifascisti per:
- distribuzione di opuscoli;
- la cravatta rossa;
- propaganda di sciopero;
- atteggiamento sovversivo.
31 marzo 1925
Attentato contro la sede del Fascio a Montebelluna.
1 aprile 1925
Fascisti provenienti da Treviso e Padova impediscono lo svolgimento del Mercato. La Giunta Municipale deplora la devastazione compiuta alla sede del Partito Fascista.
3 aprile 1925
I Commercianti protestano contro l’impedimento del Mercato e scrivono una lettera a S.E. Benito Mussolini, Duce del fascismo e Capo del Governo.
E’ utile conoscer e tener presente la verità.Giova quindi sapere:
1 - Che Mercoledì, 1 corrente, alle 5 e 3/4 i Fascisti si sparpagliarono per le piazze del mercato, imponendo ai negozianti che stavano scaricando o disponendo le loro derrate o mercanzie, di andarsene, perchè - dicevano - non si sarebbe tenuto il mercato. Altri Fascisti occuparono tutte le strade di accesso al capoluogo, rimandando le persone e adducendo lo stesso motivo.
Valgono a provarlo, fra moltissimi, i seguenti fatti facilmente controllabili: il tram proveniente da Asolo fu fatto fermare e da Fascisti postisi sul binario, le persone furono obbligate a scendere e invitate a ritornarsene; dal lato opposto, la Procaccia postale di Volpago, una vedova di guerra, diretta col suo calessino alla stazione ferroviaria, per potere proseguire dovette declinare la sua qualità e far vedere i sacchi postali.
Alle 7 e ½ , avendosi forse compreso la gravità e il danno politico di tali fatti, si cambiò tattica, e si disse che tutti erano liberi di venire al mercato, che però non si assumeva alcuna responsabilità per ciò che avrebbe potuto accadere....
Alle 9, dei venditori di fieno andati a collocarsi sulla consueta strada secondaria, furono invitati ad andarsene, e due di essi, perchè non furono solleciti nelle operazioni per voltare i loro carichi voluminosi, furono picchiati. 1901: Mercato dei Grani
Alle 9 e ½ a Posmon, borgo a circa due chilometri dal capoluogo, essendovisi fermati alcuni rivenditori respinti dal capoluogo ed avendosi costituito una specie di piccolo mercato, intervennero i Fascisti, facendo allontanare tutti. Questi fatti e molti altri che si omettono per brevità, dimostrano che le squadre fasciste avevano l’ordine di impedire il mercato.
2- Che per i fatti preacennati, che sono di dominio pubblico, la trovata della casuale coincidenza della protesta col mercato, non fa presa su alcuno, anche perché si sa che a Treviso è notissimo che nella vicina Montebelluna da secoli ogni Mercoledì si svolge un fiorentissmo mercato, al quale accorrono anche molti trevigiani. Esa è guardata come un ripiego determinato dall’intimo convincimento del grave errore commesso.
3 - Che responsabili dell’errore sono considerati i dirigenti dei Fascisti che hanno disposto la protesta, il Prefetto e il Questore che, tacitamente o no, l’hanno autorizzata. Assai criticati sono anche i Carabinieri e il Sindaco di Montebelluna, che non hanno agito per impedirla. Non bene giudicato l’intervento del Console e della Milizia, la quale dovrebbe essere per la SN. Il Questore ha dimostrato che il suo ufficio non è al di sopra dei partiti, ma al servizio di un partito.
4 - Che i montebellunesi che sono stati costantemente avversi ai bergamini e favorevoli ai Fascisti, così Mercoledì riassumevano le loro impressioni: Questi (i Fascisti) sono peggiori dei rossi, che non sono mai arrivati a tanto.
5 - Che è fuori di luogo il vanto dell’ordine delle squadre fasciste, che non hanno trovato resistenza né provocazione in alcuno, ciò malgrado sono stati distribuiti ceffoni e qualche manganellata a casaccio. Deplorata su tutte quella data ad un modestissimo operaio, mutilato della gamba sinistra, il quale, montato su bicicletta, attraversava la piazza per recarsi al lavoro, e dalla violenza del colpo fu gettato a terra.
6 - Che generalmente stigmatizzato è il fatto compiuto presumibilmente da sovversivi contro la sede del Fascio; ma gli atti prima accennati e riferiti, come sempre avviene, ingranditi, hanno messo in cattiva luce i Fascisti a Montebelluna e nel contado, rendendo assai difficile l’opera degli amici del Fascismo diretta a far intendere che i Fascisti, a differenza dei sovversivi, vogliono tranquillità e armonia, e non scioperi e disordini, ma ordine e lavoro, fonte di benessere per tutti.
7 - E’ stato un grossolano errore credere di colpire i bergamini danneggiando il mercato. I maggiori danneggiati furono persone di altri paesi e ignare del fatto, e molti montebellunesi antibergamini.
8 - Che i bergamini a Montebelluna sono numerosi, ma sono più numerosi gli antibergamini. Non bisogna fare in modo che gli antibergamini diventino anche antifascisti.
9 - Che i “tangheri del sovversivismo montebellunese”(agenti di Bergamo, autentico farabutto bolscevico, ma certamente non tanghero) hanno avuto l’insperata fortuna di trovare, purtroppo, alleati efficaci, nei dirigenti la Federazione Provinciale Fascista e nell’Autorità Politica della Provincia.
Si meditino queste inoppugnabili verità, non si dimentichi che la forza è un’arma delicatissima che va usata poco e con molta prudenza perché non ferisca chi la usa . . . e lo stellone ci preservi da altri errori.
4 aprile 1925
Il Prefetto disapprova la protesta dei Commercianti.
16 aprile 1925
In Consiglio Comunale si discutono i fatti. L’ing. Loredan dà le dimissioni perché non vuole collaborare con gli antifascisti. Il Consiglio Comunale respinge le dimissioni dei consiglieri comunali fascisti.
Viene approvato un ordine del giorno in cui si dice: “Il consiglio comunale, sorto dalla fusione di diversi partiti, ma conscio del dovere di svolgere la sua azione con piena indipendenza da qualsiasi idea politica, per il benessere della popolazione, deplora che nuclei fascisti, estranei al paese, abbiano impedito lo svolgersi dell’importatntissimo mercato di Mercoledì 1 maggio,gravemente ledendo gli interessi della cittadinanza”.
1926
Gli equivoci finiscono presto con il colpo di stato del 1926 tutti i consiglieri comunali vengono spediti a casa e l’amministrazione comunale passa nelle mani del podestà. Ogni forma di elezione democratica e popolare viene falsata, e, in seguito, abolita fino al 1945, quando il Comitato di Liberazione Nazionale della Provincia di Treviso assume temporaneamente il Governo prima dell’arrivo degli Alleati.
Per i comuni montelliani il periodo tra le due guerre vede accentuarsi il fenomeno dell’inurbamento. L’autorità politica fascista e le gerarchie ecclesiastiche si trovano alleate nel contrastare l’esodo dalle campagne, considerato una minaccia nei confronti dei valori della tradizione. Il Prevosto di Montebelluna è del parere che per tenere i giovani legati alla terra, basti non favorire gli allettamenti delle città, fra cui il ballo.
1928
Nella sua visita a Montebelluna per le cose del Viganò, il Questore di Treviso mi chiamò in Caserma dei R.R.CC. e credendo forse che io fossi favorevole al fenomeno dell’inurbamento, mi parlò della necessità di persuadere, specialmente i contadini, a stare nei loro campi.
Gli feci osservare che noi abbiamo lavorato sempre in questo senso e gli dissi che se una delle cause per cui i figliuoli abbandonano le case e cercano di farsi operai è la maggiore libertà ed indipendenza di cui possono godere, era necessario che l’autorità di P. Sic. facesse chiudere tutti quei luoghi dove la nostra gioventù va a sciupare le sue migliori energie.
Il Sig. Questore mostrò di apprezzare le mie osservazioni, tanto ch’io credetti che cominciasse col chiudere quel ridotto vergognoso che è l’osteria Sartori detti Torta. Invece - a proposito di coerenza! - ecco aperta un’altra sala da ballo. Bel mezzo davvero per educare la gioventù a quel senso di economia voluto dal Duce!
Ma è così adunque che si interpretano e si applicano le leggi?
La pregherei, Illustrissimo Signor Potestà , anche in omaggio alle disposizioni superiori del Regio Prefetto che proibisce le sottoscrizioni di presentare per via gerarchica al R. Questore e al R. Prefetto i due uniti Ricorsi ch’ io presento a nome dell’ottanta per cento degli abitanti di Montebelluna.
Con profondo ossequio.
(Lettera del Prevosto di Montebelluna Mons. Furlan al Podestà - 9 dicembre 1928)
Fra l’ottanta per cento dei Montebellunesi c’era, ovviamente, l’autore della seguente lettera anonima indirizzata al Prevosto:
Mi rivolgo a lei acciò con la sua autorità possa far cessare i grandi scandali che giorno e notte da vario tempo continuano in via Trevignano in quell’osteria condotta dalle sorelle Lucchese dette Saboine ex cameriere di quel donnaiolo Dott. Libereali, si balla tutti i giorni con l’organo e vi sono ragazze di 14 anni che si corrompono, bevono il sampagna e poi tengono le stanze a disposizione dei giovinotti, un vero cancan vengono i truchi tutte le sere anche dal di fuori tutte le persone oneste si meravigliano che sia concessa tanta libertà bisogna mettere a posto quelle Saboine se no rovineranno tutta la gioventù e portarle via il verticale.
Il fascismo innalza numerosi monumenti, cippi, lapidi in tutti i comuni del Montello.
Si procede così alla rimozione degli aspetti più crudi e feroci della inutile strage.
30 ott 1934
Una delle opere più significative realizzate dalla amministrazione fascista (podestà C. Cenacchi) sono le Scuole elementari. L’ubicazione, di fronte al Duomo, segna una simbolica riconciliazione fra il potere civile e quello religioso che con il trasferimento del mercato si era notevolmente guastato.
A solennizzare l’evento arriva il principe ereditario.
E’ la carta dello sport (1928) a inquadrare rigidamente, dopo avversioni e titubanze delle discipline anglosassoni e dell’olimpismo, la materia agonistica. Lo sport deve assolvere a un compito, educativo e politico nello stesso tempo, trasmettere alle grandi potenze internazionali le immagini e le pulsioni di una Nazione giovane, forte e vincente, che si vuole perfettamente coesa e rappresentata dall’ideologia nazionalistica.
E mentre sul fronte interno il disegno si sviluppa attraverso la creazione di raggruppamenti che, dal protoassociassionismo risorgimentale confluiscono nell’organizzazione parasportiva del fascismo (Opera nazionale dei Balilla, Fasci giovanili di combattimento, Gruppi universitari fascisti, Campi Dux, Ludi Juvaniles, Agonali, Littorali dello Sport), disegno teso a indirizzare il cittadino verso una visione sociale e collettiva della vita, all’esterno si giova degli importanti successi acquisiti nei mondiali di calcio del ‘34 e del ‘38, delle imprese di Binda, Guerra, Girardengo e Bartali, di Carnera Campione del Mondo dei massimi, ecc.
Archiviando l’ostruzionismo moralistico sofferto nel diciannovesimo secolo, complice anche la vigile posizione della Chiesa, arriva finalmente per le donne il placet della pratica agonistica, rivolta essenzialmente a fini eugenetici.
(Fonte: Gigliola Gori, L’atleta e la Nazione, Penozzo Editore, Rimini, 1996)
3 marzo 1937
Il Gran Consiglio del Fascismo decide la costituzione dell’Unione Fascista fra le famiglie numerose che in tale occasione vengono proclamate benemerite della patria.
Montebelluna conta 237 famiglie con sette figli, 165 con otto figli, 76 con nove figli, 35 con dieci figli, 20 con undici figli, 8 con dodici figli, ecc.
Quando nella storica visita a Treviso Mussolini eroga 250.000 lire per le famiglie numerose della provincia, Montebelluna è entusiasta: in pochi giorni 172 famiglie reclamano una fettina di generosità del Duce. Ma i premi per i montebellunesi saranno solo 44 e questo fa scatenare una rissa memorabile perché Treviso, (che vanta 700 famiglie numerose contro le circa 600 di Montebelluna), ottiene ben 251 premi.
Il fascismo non vede con simpatia il movimento migratorio. Ma la povertà e per qualcuno il desiderio di libertà non conoscono ostacoli. Da gennaio a novembre del 1932 emigrano 56 persone, in particolare in Francia, Svizzera, Argentina.
1936
Dartora Giovanni scrive al Sindaco dalla Francia.Poco è cambiato per gli emigranti dall’inizio del secolo.
Comune de Montebeluna / si prego di
dimadasi un / favore dimadami le mie /
fede di nasita che / sono da lospitale /
vala quantolege 14 messi / che sono malato
e mio / dotore mi domanda le fede /
di nasita / e mi farà / un piacere di madami /
la fede di nasita che mi / un favore signor si /
sidico voria sapere / de mia madre se sono /
viva o morta e mio / fratello vala uno ano /
che non vedo notizie/ dala famiglia
trovo senza denaro che signor / sidico
che vorie / sapere dele notizie / dela mia
madre / Dartora Anna / dopo uno ano /
che non vedo notizie / che sono sette
letere / che schivo e non vedo notizie /
Salutazione chede / che vu fat un favore /
di mandami la fede / dinasita bogono
signore Sidico
Dartora Giovanni
Lettera di Dartora Giovanni al Sindaco di Montebelluna (1 luglio 1936)