Innovare!
I modelli si succedono un anno dopo l’altro. All’inizio c’è lo scarpone a scafo alto, che poi viene abbassato per renderlo più agevole; il numero delle leve viene diminuito; dallo scarpone monoblocco si passa a quello con gli snodi, e gli snodi sono spostati in su e in giù; si pensa di eliminare le borchie che saldano il collare allo scafo, sostituendole con incastri che permettono una più razionale articolazione
Fra i
progettisti creativi degli anni ‘70 di distinguono: Francesco Caeran (Caber),
Gino Conte (San Marco), Antonello Marega (Tecnica), Mariano Sartor (Nordica),
Gianfranco Zerbinati (Dolomite).
Il Boom
“Nel 1975, quando ancora si fabbricava nel vecchio stabilimento, uscirono da Coste di Maser 90.000 paia di scarpe; nel 1976, già ad Asolo il volume era salito ad oltre 200.000 paia, destinato ad un altro balzo in su per l’anno corrente. Lo standard giornaliero di 1.200 - 1.300 paia è già stato superato in questo primo squarcio di stagione. Ed è importante rapportare queste cifre con la produzione media giornaliera di tutte le fabbriche di scarponi da sci di questa zona del Veneto, che ascende a circa 11 - 12.000 paia al giorno. (Loris Bittante, 1977)
“Quante paia alla Caber? Dalle seicento alle seicentocinquantamila paia nell’arco di un anno. Un numero da capogiro”. (Giovanni Caberlotto, 1977)
“Dal 1980 la Nordica produce 1.400.000 paia di scarponi all’anno, alla fine degli anni ‘60 ne facevamo 150.000 circa”. (Franco Vaccari, 1986)
“Basta una dato: quattro anni -fa la Diadora produceva giornalmente 500 paia di calzature di tipi vari, oggi è a 2.500”. (F.lli Danieli, Diadora, 1977)
“Dai due stabilimenti di Cornuda, Munari I e Munari II escono oggi 3.000 paia di scarpe al giorno, che impegnano suppergiù 500 tra operai, tecnici e impiegati” (Munari, 1977)
“La sola produzione di scarponi ammonta a 325.000 paia nell’arco di una stagione”(San Marco, 1977)
“Nel 1975, quando ancora si fabbricava nel vecchio stabilimento, uscirono da Coste di Maser 90.000 paia di scarpe; nel 1976, già ad Asolo il volume era salito ad oltre 200.000 paia, destinato ad un altro balzo in su per l’anno corrente. Lo standard giornaliero di 1.200 - 1.300 paia è già stato superato in questo primo squarcio di stagione. Ed è importante rapportare queste cifre con la produzione media giornaliera di tutte le fabbriche di scarponi da sci di questa zona del Veneto, che ascende a circa 11 - 12.000 paia al giorno. (Loris Bittante, 1977)
“Quante paia alla Caber? Dalle seicento alle seicentocinquantamila paia nell’arco di un anno. Un numero da capogiro”. (Giovanni Caberlotto, 1977)
“Dal 1980 la Nordica produce 1.400.000 paia di scarponi all’anno, alla fine degli anni ‘60 ne facevamo 150.000 circa”. (Franco Vaccari, 1986)
“Basta una dato: quattro anni -fa la Diadora produceva giornalmente 500 paia di calzature di tipi vari, oggi è a 2.500”. (F.lli Danieli, Diadora, 1977)
“Dai due stabilimenti di Cornuda, Munari I e Munari II escono oggi 3.000 paia di scarpe al giorno, che impegnano suppergiù 500 tra operai, tecnici e impiegati” (Munari, 1977)
“La sola produzione di scarponi ammonta a 325.000 paia nell’arco di una stagione”(San Marco, 1977)
Il mercato
è il mondo
“Piace al consumatore estero la linea italiana, la perfezione d’esecuzione, la robustezza, il prezzo moderato, la vivacità dei colori, la praticità”.(Domenico Caporicci, Munari, 1977)
“Montebelluna e dintorni si popolano di americani, svedesi, australiani, canadesi, statunitensi, giapponesi: sono gli esperti inviati dai grandi importatori che vengono nella “capitale”, girano di fabbrica in fabbrica, confrontano, soppesano, si fanno spiegare le novità. Ogni anno bisogna offrire qualcosa di nuovo, che caratterizzi i modelli e li faccia distinguere da quelli precedenti, entrano ed escono qua e là, poi fanno le loro ordinazioni, stabiliscono le date di consegna, fissano i prezzi”. (Vasco Cavasin, Sci, 1977)
“Naturalmente la maggior parte della produzione della San Giorgio va all’estero. In Finlandia, Norvegia, Danimarca, Islanda, Inghilterra, Germania Occidentale, Olanda, Belgio, Lussembrugo, Svizzera, Francia, Andorra, Spagna, Austria, Grecia, Libano, Israele, Iran, Canada, Stati Uniti, Cile, Argentina, Giappone, Nuova Zelanda, Australia. E se i mercati europei aumentano di continuo le loro richieste, quelli oltre oceano rappresentano uno sbocco enorme e in continua espansione”. (San Giorgio, 1977)
“La produzione che esce giornalmente dalla fabbrica di Signoressa, il 98.5 % si dirige ai mercati esteri, e solo l’ 1.5 % a quello italiano”. (Giuseppe Vendramini, Sci, 1977)
“In effetti di tutta la produzione Garmont (il 90 % della quale è costituito da scarponi da sci e il rimanente 10 da tutti gli altri tipi di scarpe da montagna) circa l’80 % viene assorbito da mercati esteri”.(Garmont, 1977)
“I Tessaro forniscono le squadre nazionali italiana (fondo), spagnola, svedese, Jugoslava, britannica, polacca, cilena, cecoslovacca, di Andorra, Bulgaria, Romania, URSS, Danimarca, Groenlandia, Islanda, Belgio, Olanda e Australia. Ma la produzione San Marco va in tutto il mondo, e i soli Stati Uniti e il Canada assorbono circa il venticinque per cento degli scarponi fabbricati a Caerano San Marco”.(San Marco, 1977)
“Piace al consumatore estero la linea italiana, la perfezione d’esecuzione, la robustezza, il prezzo moderato, la vivacità dei colori, la praticità”.(Domenico Caporicci, Munari, 1977)
“Montebelluna e dintorni si popolano di americani, svedesi, australiani, canadesi, statunitensi, giapponesi: sono gli esperti inviati dai grandi importatori che vengono nella “capitale”, girano di fabbrica in fabbrica, confrontano, soppesano, si fanno spiegare le novità. Ogni anno bisogna offrire qualcosa di nuovo, che caratterizzi i modelli e li faccia distinguere da quelli precedenti, entrano ed escono qua e là, poi fanno le loro ordinazioni, stabiliscono le date di consegna, fissano i prezzi”. (Vasco Cavasin, Sci, 1977)
“Naturalmente la maggior parte della produzione della San Giorgio va all’estero. In Finlandia, Norvegia, Danimarca, Islanda, Inghilterra, Germania Occidentale, Olanda, Belgio, Lussembrugo, Svizzera, Francia, Andorra, Spagna, Austria, Grecia, Libano, Israele, Iran, Canada, Stati Uniti, Cile, Argentina, Giappone, Nuova Zelanda, Australia. E se i mercati europei aumentano di continuo le loro richieste, quelli oltre oceano rappresentano uno sbocco enorme e in continua espansione”. (San Giorgio, 1977)
“La produzione che esce giornalmente dalla fabbrica di Signoressa, il 98.5 % si dirige ai mercati esteri, e solo l’ 1.5 % a quello italiano”. (Giuseppe Vendramini, Sci, 1977)
“In effetti di tutta la produzione Garmont (il 90 % della quale è costituito da scarponi da sci e il rimanente 10 da tutti gli altri tipi di scarpe da montagna) circa l’80 % viene assorbito da mercati esteri”.(Garmont, 1977)
“I Tessaro forniscono le squadre nazionali italiana (fondo), spagnola, svedese, Jugoslava, britannica, polacca, cilena, cecoslovacca, di Andorra, Bulgaria, Romania, URSS, Danimarca, Groenlandia, Islanda, Belgio, Olanda e Australia. Ma la produzione San Marco va in tutto il mondo, e i soli Stati Uniti e il Canada assorbono circa il venticinque per cento degli scarponi fabbricati a Caerano San Marco”.(San Marco, 1977)