Le ditte
AGIS
Nel 1976 Diana Giaccon e Gianna Agostinetto fondano la Agis.
La loro produzione, che si orienta essenzialmente verso i doposcì e le scarpette interne per scarponi da sci, è rivolta sia al mercato italiano che a quello straniero.
Iniziata l'attività con 2 operai attualmente ne conta 14.
AEQUAM
Fondata nel 1986 da Gino Montagner utilizza per la produzione di accessori per calzature e abbigliamento la tecnica della termoformatura, la tecnica dell'alta frequenza, ultrasuoni e termografie.
L'azienda produce per conto terzi ed esporta in Slovenia ed Austria il 30% della produzione.
AIFOS
Il calzaturificio Aifos, fondato nel 1971 dai fratelli Possamai, opera nel settore della scarpa sportiva e del tempo libero.
Il principale mercato di riferimento è oggi l'Italia dove, soprattutto nel corso degli ultimi anni, ha raggiunto e consolidato posizioni leader.
Determinanti per questo successo sono state la modernità e razionalizzazione della produzione, l’alta qualità delle pelli impiegate, styling, intuizione del gusto e delle preferenze dominanti.
Nel 1976 Diana Giaccon e Gianna Agostinetto fondano la Agis.
La loro produzione, che si orienta essenzialmente verso i doposcì e le scarpette interne per scarponi da sci, è rivolta sia al mercato italiano che a quello straniero.
Iniziata l'attività con 2 operai attualmente ne conta 14.
AEQUAM
Fondata nel 1986 da Gino Montagner utilizza per la produzione di accessori per calzature e abbigliamento la tecnica della termoformatura, la tecnica dell'alta frequenza, ultrasuoni e termografie.
L'azienda produce per conto terzi ed esporta in Slovenia ed Austria il 30% della produzione.
AIFOS
Il calzaturificio Aifos, fondato nel 1971 dai fratelli Possamai, opera nel settore della scarpa sportiva e del tempo libero.
Il principale mercato di riferimento è oggi l'Italia dove, soprattutto nel corso degli ultimi anni, ha raggiunto e consolidato posizioni leader.
Determinanti per questo successo sono state la modernità e razionalizzazione della produzione, l’alta qualità delle pelli impiegate, styling, intuizione del gusto e delle preferenze dominanti.
AKU
La storia di Aku ha inizio negli anni '60 ad opera di Galliano Bordin che festeggia quest'anno i 50 anni di esperienza e di lavoro a continuo contatto con la scarpa e i suoi problemi. L'attività rivolta inizialmente alla produzione di scarpe da fondo con il marchio Dinsport in seguito alla crisi intervenuta alla fine degli anni '80 costringe il titolare a diversificare la produzione: la passione per la montagna e l'intuito gli suggeriscono di tentare la strada delle calzature da trekking : nasce così Aku. Nel 1991 Aku diventa leader nel mercato nazionale senza comunque dimenticare quelli internazionali per i quali crea una propria rete di vendita prima in Giappone poi in Europa e Stati Uniti e, di recente, nei Paesi dell'Est. L'attività di Galliano Bordin continua oggi con la collaborazione dei figli. |
ALPE
La ditta Alpe opera nel settore calzaturiero da più di 20 anni, ed è conosciuta ed apprezzata per la produzione di macchinari per la fabbricazione delle scarpe. Essendo inoltre presente sul mercato con una vasta gamma di accessori termoplastici, l'azienda costituisce un valido punto di riferimento per le ditte che lavorano nel settore calzaturiero. |
ALPINA
Le origini del calzaturificio "L'Alpina" risalgono ai primissimi anni del 1900 quando il giovane Giuseppe Mattiello, figlio di un vecchio calzolaio, idea l'allestimento di una piccola fabbrica per la realizzazione di un prodotto solido, economico e di largo consumo: nasce il sandalo "Alpina".
Il prodotto viene largamente sostenuto con l'introduzione di una tenace propaganda. Così, nonostante alcuni problemi finanziari, il giro di affari va a poco a poco estendendosi: comincia la fabbricazione di altri articoli, si assumono i primi viaggiatori e vengono nominati i primi rappresentanti nelle vicine provincie; il sandalo "Alpina" viene inoltre introdotto in Italia Settentrionale, nei mercati di Milano e di Torino.
Il primo conflitto mondiale blocca in parte questo cammino d’ascesa, in quanto Mattiello rimane al fronte per tutto il periodo della guerra.
E’ la moglie, con l’aiuto di qualche anziano operaio, a mantenere aperta la fabbrica in quegli anni.
Nel periodo successivo alla prima guerra mondiale "Alpina" diviene in breve un prodotto perfetto per leggerezza, solidità ed eleganza e nel periodo tra il 1920 e il 1923 la produzione raggiunge quantitativi rilevanti.
Nel 1930 Mattiello, nello sforzo di rendere sempre più competitiva e stimata la propria azienda va alla ricerca di un nuovo prodotto da lanciare; la scelta, per una speciale affinità della lavorazione del sandalo, cade sulla calzatura da bambino ("Ideale") destinata ad avere un grandissimo successo.
Tale successo viene parzialmente bloccato dall'affacciarsi, sul mercato delle calzature, di una diretta concorrente del sandalo: la calzatura di tela con suola vulcanizzata. La produzione del sandalo scende rapidamente mentre quella della scarpetta "Ideale" per bambini è ancora piuttosto limitata. Nel 1932, perciò, l’azienda si orienta anche verso la realizzazione di scarpe pesanti, da roccia, da sci, da montagna. Questi prodotti vengono lanciati in tutta Italia e si affermano trionfalmente, tanto che, per molti anni, specie durante il periodo della guerra Etiopica, la produzione raggiunge un ritmo vertiginoso. Negli stessi anni viene studiato anche un tipo di sandalo coloniale.
Il 12 aprile 1963 Mattiello presenta in anteprima mondiale la scarpa da sci con fondo vulcanizzato ma nello stesso anno, a causa dell’età avanzata e della mancanza di eredi, è costretto a liquidare l’azienda.
ALPINESTARS
L'azienda nasce agli inizi degli anni '60, ad opera di Sante Mazzarolo, sviluppando una produzione per molti versi analoga a quella di altre ditte del Montebellunese: anfibi pesanti e leggeri e pedule, peraltro abbastanza innovative, fornite di fodera "a sacchetto" in funzione della flessibilità.
Contemporaneamente vengono confezionate anche scarpe da paracadutismo e scarponi da sci il cui modello sicuramente più interessante ed innovativo è quello ad entrata posteriore realizzato nel 1967.
Nella seconda metà degli anni ‘60 la svolta decisiva per la connotazione dell'azienda: viene realizzato il primo stivaletto da moto, simile a quello dei cacciatori: dotato ancora di fibbie tradizionali ma già in possesso di caratteristiche tecniche nella cambratura anteriore e nello snodo posteriore che consentono flessibilità all'articolazione della caviglia.
Il nuovo articolo riscuote fin da subito un enorme successo tanto da portare l’azienda a concentrarsi quasi totalmente sul suo sviluppo, abbandonando tutte le tradizionali produzioni.
L'evoluzione tecnico funzionale dello stivale da motocross, grazie anche al costante e qualificato apporto dei campioni della specialità, riguarda tutte le sue componenti: dall’allacciatura, alle protezioni anteriori, al rinforzo delle parti più soggette ad usura con l’iniezione di materiali plastici, fino ad arrivare al disegno della suola.
Parallelamente alla produzione da fuoristrada si realizzano anche stivali da trials, velocità (il primo stivale per velocità destinato a Giacomo Agostini, si distingue per i rinforzi sulla punta, tallone e parte a contatto con il cambio) e tempo libero.
Attualmente la gamma produttiva comprende oltre agli stivali da moto, anche una linea di calzature da ciclismo e, dal 1990, anche una di mountain bike.
Nel corso degli anni ‘90 il controllo dell’azienda è passato nelle mani del figlio di Mazzarolo, Gabriele, che ha dato grande impulso al suo sviluppo.
Agli inizi del 1996 gran parte degli uffici sono stati trasferiti nella nuova sede di Casella d’Asolo, mantenendo in quella originaria i reparti produttivi.
L’azienda dispone inoltre di una filiale americana, in California, che si occupa della progettazione degli articoli e della loro commercializzazione in quel Paese.
Le origini del calzaturificio "L'Alpina" risalgono ai primissimi anni del 1900 quando il giovane Giuseppe Mattiello, figlio di un vecchio calzolaio, idea l'allestimento di una piccola fabbrica per la realizzazione di un prodotto solido, economico e di largo consumo: nasce il sandalo "Alpina".
Il prodotto viene largamente sostenuto con l'introduzione di una tenace propaganda. Così, nonostante alcuni problemi finanziari, il giro di affari va a poco a poco estendendosi: comincia la fabbricazione di altri articoli, si assumono i primi viaggiatori e vengono nominati i primi rappresentanti nelle vicine provincie; il sandalo "Alpina" viene inoltre introdotto in Italia Settentrionale, nei mercati di Milano e di Torino.
Il primo conflitto mondiale blocca in parte questo cammino d’ascesa, in quanto Mattiello rimane al fronte per tutto il periodo della guerra.
E’ la moglie, con l’aiuto di qualche anziano operaio, a mantenere aperta la fabbrica in quegli anni.
Nel periodo successivo alla prima guerra mondiale "Alpina" diviene in breve un prodotto perfetto per leggerezza, solidità ed eleganza e nel periodo tra il 1920 e il 1923 la produzione raggiunge quantitativi rilevanti.
Nel 1930 Mattiello, nello sforzo di rendere sempre più competitiva e stimata la propria azienda va alla ricerca di un nuovo prodotto da lanciare; la scelta, per una speciale affinità della lavorazione del sandalo, cade sulla calzatura da bambino ("Ideale") destinata ad avere un grandissimo successo.
Tale successo viene parzialmente bloccato dall'affacciarsi, sul mercato delle calzature, di una diretta concorrente del sandalo: la calzatura di tela con suola vulcanizzata. La produzione del sandalo scende rapidamente mentre quella della scarpetta "Ideale" per bambini è ancora piuttosto limitata. Nel 1932, perciò, l’azienda si orienta anche verso la realizzazione di scarpe pesanti, da roccia, da sci, da montagna. Questi prodotti vengono lanciati in tutta Italia e si affermano trionfalmente, tanto che, per molti anni, specie durante il periodo della guerra Etiopica, la produzione raggiunge un ritmo vertiginoso. Negli stessi anni viene studiato anche un tipo di sandalo coloniale.
Il 12 aprile 1963 Mattiello presenta in anteprima mondiale la scarpa da sci con fondo vulcanizzato ma nello stesso anno, a causa dell’età avanzata e della mancanza di eredi, è costretto a liquidare l’azienda.
ALPINESTARS
L'azienda nasce agli inizi degli anni '60, ad opera di Sante Mazzarolo, sviluppando una produzione per molti versi analoga a quella di altre ditte del Montebellunese: anfibi pesanti e leggeri e pedule, peraltro abbastanza innovative, fornite di fodera "a sacchetto" in funzione della flessibilità.
Contemporaneamente vengono confezionate anche scarpe da paracadutismo e scarponi da sci il cui modello sicuramente più interessante ed innovativo è quello ad entrata posteriore realizzato nel 1967.
Nella seconda metà degli anni ‘60 la svolta decisiva per la connotazione dell'azienda: viene realizzato il primo stivaletto da moto, simile a quello dei cacciatori: dotato ancora di fibbie tradizionali ma già in possesso di caratteristiche tecniche nella cambratura anteriore e nello snodo posteriore che consentono flessibilità all'articolazione della caviglia.
Il nuovo articolo riscuote fin da subito un enorme successo tanto da portare l’azienda a concentrarsi quasi totalmente sul suo sviluppo, abbandonando tutte le tradizionali produzioni.
L'evoluzione tecnico funzionale dello stivale da motocross, grazie anche al costante e qualificato apporto dei campioni della specialità, riguarda tutte le sue componenti: dall’allacciatura, alle protezioni anteriori, al rinforzo delle parti più soggette ad usura con l’iniezione di materiali plastici, fino ad arrivare al disegno della suola.
Parallelamente alla produzione da fuoristrada si realizzano anche stivali da trials, velocità (il primo stivale per velocità destinato a Giacomo Agostini, si distingue per i rinforzi sulla punta, tallone e parte a contatto con il cambio) e tempo libero.
Attualmente la gamma produttiva comprende oltre agli stivali da moto, anche una linea di calzature da ciclismo e, dal 1990, anche una di mountain bike.
Nel corso degli anni ‘90 il controllo dell’azienda è passato nelle mani del figlio di Mazzarolo, Gabriele, che ha dato grande impulso al suo sviluppo.
Agli inizi del 1996 gran parte degli uffici sono stati trasferiti nella nuova sede di Casella d’Asolo, mantenendo in quella originaria i reparti produttivi.
L’azienda dispone inoltre di una filiale americana, in California, che si occupa della progettazione degli articoli e della loro commercializzazione in quel Paese.
ANNIEL SPORT
Luigino Zavarise inizia a lavorare nel settore calzaturiero all'età di 15 anni come semplice operaio e fino all'età di 30 anni lavora nelle aziende calzaturiere della zona.
Nel 1976 decide di mettersi in proprio e utilizzando la propria casa come laboratorio inizia a produrre per terzi (il nome del calzaturificio allora è Calzaturificio Simeoni dal cognome della moglie a cui è intestata la ditta). Inizialmente ha una macchina ed un operaio e produce pedule, doposci, fa orlature e cuce tomaie per le grosse aziende dell'epoca: "Caber", "Munari", "San Marco" e "Lotto".
Nel 1979 il titolare inizia a produrre con il proprio nome modelli originali : le scarpette da ginnastica ritmica (dette anche ballerine) sono la sua prima creazione.
Questo modello viene venduto direttamente ai negozi di articoli sportivi solo per la zona della Lombardia viene assunto un rappresentante. Nello stesso anno l’azienda assume l'attuale nome e inizia a partecipare alle prime fiere in Europa (soprattutto Inghilterra e Olanda).
Da cinque anni l'azienda produce per la ginnastica ritmica anche abbigliamento.
La produzione è così suddivisa:
- 5% doposcì;
- 95% scarpette e abbigliamento.
Attualmente l'azienda conta 25 operai. Il fatturato del 1990 ha raggiunto i 5 miliardi, nel 1995 invece è di 3 miliardi.
Luigino Zavarise inizia a lavorare nel settore calzaturiero all'età di 15 anni come semplice operaio e fino all'età di 30 anni lavora nelle aziende calzaturiere della zona.
Nel 1976 decide di mettersi in proprio e utilizzando la propria casa come laboratorio inizia a produrre per terzi (il nome del calzaturificio allora è Calzaturificio Simeoni dal cognome della moglie a cui è intestata la ditta). Inizialmente ha una macchina ed un operaio e produce pedule, doposci, fa orlature e cuce tomaie per le grosse aziende dell'epoca: "Caber", "Munari", "San Marco" e "Lotto".
Nel 1979 il titolare inizia a produrre con il proprio nome modelli originali : le scarpette da ginnastica ritmica (dette anche ballerine) sono la sua prima creazione.
Questo modello viene venduto direttamente ai negozi di articoli sportivi solo per la zona della Lombardia viene assunto un rappresentante. Nello stesso anno l’azienda assume l'attuale nome e inizia a partecipare alle prime fiere in Europa (soprattutto Inghilterra e Olanda).
Da cinque anni l'azienda produce per la ginnastica ritmica anche abbigliamento.
La produzione è così suddivisa:
- 5% doposcì;
- 95% scarpette e abbigliamento.
Attualmente l'azienda conta 25 operai. Il fatturato del 1990 ha raggiunto i 5 miliardi, nel 1995 invece è di 3 miliardi.
ANTIS
Nel 1977 nasce come tomaificio per conto terzi la ditta Antis di Tiziano e Antonio Binotto. La produzione riguardante doposcì e scarpe da ginnastica è soprattutto indirizzata verso l'estero : Germania, Spagna e Francia.
All’interno del distretto fornisce le scarpette per scarponi da sci alla Nordica.
API
(Applicazioni Plastiche Industriali)
Fin dall'inizio degli anni '60 l'API è presente come partner strategico presso tutti i produttori di scarpe sportive. L'API, come produttore di PVC, diventa il maggior fornitore di tutti i produttori di scarpe da sci dopo l'introduzione di tale materiale nella costruzione degli stessi.
L'industrializzazione del processo produttivo con conseguente innovazione di prodotto avviene nel 1967.
Nel corso di una fiera negli Stati Uniti Bob Lange presenta in anteprima mondiale un prototipo di scarpe da discesa prodotto interamente in materiale sintetico.
Aldo Vaccari, allora titolare della Nordica, considera questa presentazione come una sfida ed una opportunità da non perdere. Sergio Brunetti, attuale presidente dell'API Spa viene immediatamente sollecitato a dare il proprio contributo attraverso le idee e l'esperienza maturata nel mondo delle materie plastiche.
Dopo un'intenso lavoro di studio e di prove sui materiali API è in grado di offrire al mercato un Poliuretano termoplastico chiamato Apilon 52 che risponde alle esigenze tecniche della produzione. Nello stesso momento la Società Lorenzin di Padova mette a punto una macchina per lo stampaggio dell'Apilon 52.
La Nordica, nel 1967, acquista dalla Lorenzin il primo prototipo di macchina ed API fornisce le prime otto tonnellate di Apilon 52 per produrre le prime scarpe in plastica.
Tale materiale, perfezionato e modificato nel tempo, rimane ancora oggi, a trent’anni di distanza, il punto di riferimento più importante per tutte le calzature di qualità.
ARKOS
"La Montelliana" ha prodotto esclusivamente per conto terzi scarpe da trekking e da città fino al 1986 anno in cui è entrata a far parte del gruppo Lotto- Gasco. In seguito a tale acquisizione l'azienda ha cambiato non solo organizzazione trasferendo parte delle funzioni produttive all'estero ma anche il nome passando all'attuale: Arkos.
Investimenti pubblicitari, creazione di una rete di vendita in Italia e all'estero e innovazione nel prodotto hanno contribuito al rilancio dell'azienda.
Le due aziende pur avendo in comune gli stessi vertici aziendali, si differenziano per quel che riguarda il livello strategico e gestionale.
Nel 1986 il fatturato dell'azienda era di 2 miliardi e 700 milioni, nel 1990 era di 5 miliardi e 700 milioni, nel 1991 il fatturato ha raggiunto i 7-8 miliardi con 100.000 paia di scarpe prodotte.
Il fatturato può essere così suddiviso :
- 75% scarpe da trekking;
- 25% telemark.
Oggi il 49% della produzione viene venduta all'estero (Norvegia, Svezia, Giappone, America) in esclusiva a grandi gruppi d'acquisto. In Italia, invece, la distribuzione utilizza i negozi di articoli sportivi.
ARMOND
L’azienda è stata fondata nel 1967 dal Sig. Armando Mazzarolo. La produzione riguarda calzature da montagna, trekking e passeggio e viene per circa il 70% esportata.
ASOLO
Giorgio Tanzi entra nel settore calzaturiero lavorando presso l'azienda "Alpina" di Montebelluna, nel 1970 diventa impiegato nel settore esportazioni della "S. Giorgio" e nel 1975 fonda la Asolo.
La ditta nasce come società commerciale con sede a Maser. Nel 1977 viene creata una nuova società accanto a quella già esistente, con sede a Vidor, specializzata nella produzione artigianale di scarpe da montagna. Nel 1979 vengono introdotti i modelli leggeri per l'escursionismo da montagna.
Quest'ultima tipologia costituisce attualmente la produzione tipica della Asolo ed è rivolta al mercato italiano ed estero (Europa, Nord America, Giappone e Australia).
La Asolo possiede 6 laboratori esterni (in Oriente e in Italia) in cui realizza i prodotti di consumo mentre i 70 operai occupati in sede creano prodotti specialistici.
Il punto di forza di quest’azienda è infatti la specializzazione produttiva accanto ad una maggiore internazionalizzazione. L'azienda è stata acquisita nel 1991 dal Gruppo Benetton Sport System.
BAMI
Costituita nel 1977 da Sergio Miotto e Raffaele Barbisan allo scopo di produrre pedule, doposci, articoli sportivi per maestri di sci e per l'esercito francese, produce attualmente pedule, doposci e calzature per lo snowboard, il 40% con marchi propri (BAMI e PERENNE) e il 60% con altri marchi. Nell'azienda che esporta, in Giappone, Europa e Stati Uniti, ben il 95% della propria produzione sono entrati nel 1995 due nuovi soci: Giuseppina Bertelle e Laura De Poi.
Nel 1977 nasce come tomaificio per conto terzi la ditta Antis di Tiziano e Antonio Binotto. La produzione riguardante doposcì e scarpe da ginnastica è soprattutto indirizzata verso l'estero : Germania, Spagna e Francia.
All’interno del distretto fornisce le scarpette per scarponi da sci alla Nordica.
API
(Applicazioni Plastiche Industriali)
Fin dall'inizio degli anni '60 l'API è presente come partner strategico presso tutti i produttori di scarpe sportive. L'API, come produttore di PVC, diventa il maggior fornitore di tutti i produttori di scarpe da sci dopo l'introduzione di tale materiale nella costruzione degli stessi.
L'industrializzazione del processo produttivo con conseguente innovazione di prodotto avviene nel 1967.
Nel corso di una fiera negli Stati Uniti Bob Lange presenta in anteprima mondiale un prototipo di scarpe da discesa prodotto interamente in materiale sintetico.
Aldo Vaccari, allora titolare della Nordica, considera questa presentazione come una sfida ed una opportunità da non perdere. Sergio Brunetti, attuale presidente dell'API Spa viene immediatamente sollecitato a dare il proprio contributo attraverso le idee e l'esperienza maturata nel mondo delle materie plastiche.
Dopo un'intenso lavoro di studio e di prove sui materiali API è in grado di offrire al mercato un Poliuretano termoplastico chiamato Apilon 52 che risponde alle esigenze tecniche della produzione. Nello stesso momento la Società Lorenzin di Padova mette a punto una macchina per lo stampaggio dell'Apilon 52.
La Nordica, nel 1967, acquista dalla Lorenzin il primo prototipo di macchina ed API fornisce le prime otto tonnellate di Apilon 52 per produrre le prime scarpe in plastica.
Tale materiale, perfezionato e modificato nel tempo, rimane ancora oggi, a trent’anni di distanza, il punto di riferimento più importante per tutte le calzature di qualità.
ARKOS
"La Montelliana" ha prodotto esclusivamente per conto terzi scarpe da trekking e da città fino al 1986 anno in cui è entrata a far parte del gruppo Lotto- Gasco. In seguito a tale acquisizione l'azienda ha cambiato non solo organizzazione trasferendo parte delle funzioni produttive all'estero ma anche il nome passando all'attuale: Arkos.
Investimenti pubblicitari, creazione di una rete di vendita in Italia e all'estero e innovazione nel prodotto hanno contribuito al rilancio dell'azienda.
Le due aziende pur avendo in comune gli stessi vertici aziendali, si differenziano per quel che riguarda il livello strategico e gestionale.
Nel 1986 il fatturato dell'azienda era di 2 miliardi e 700 milioni, nel 1990 era di 5 miliardi e 700 milioni, nel 1991 il fatturato ha raggiunto i 7-8 miliardi con 100.000 paia di scarpe prodotte.
Il fatturato può essere così suddiviso :
- 75% scarpe da trekking;
- 25% telemark.
Oggi il 49% della produzione viene venduta all'estero (Norvegia, Svezia, Giappone, America) in esclusiva a grandi gruppi d'acquisto. In Italia, invece, la distribuzione utilizza i negozi di articoli sportivi.
ARMOND
L’azienda è stata fondata nel 1967 dal Sig. Armando Mazzarolo. La produzione riguarda calzature da montagna, trekking e passeggio e viene per circa il 70% esportata.
ASOLO
Giorgio Tanzi entra nel settore calzaturiero lavorando presso l'azienda "Alpina" di Montebelluna, nel 1970 diventa impiegato nel settore esportazioni della "S. Giorgio" e nel 1975 fonda la Asolo.
La ditta nasce come società commerciale con sede a Maser. Nel 1977 viene creata una nuova società accanto a quella già esistente, con sede a Vidor, specializzata nella produzione artigianale di scarpe da montagna. Nel 1979 vengono introdotti i modelli leggeri per l'escursionismo da montagna.
Quest'ultima tipologia costituisce attualmente la produzione tipica della Asolo ed è rivolta al mercato italiano ed estero (Europa, Nord America, Giappone e Australia).
La Asolo possiede 6 laboratori esterni (in Oriente e in Italia) in cui realizza i prodotti di consumo mentre i 70 operai occupati in sede creano prodotti specialistici.
Il punto di forza di quest’azienda è infatti la specializzazione produttiva accanto ad una maggiore internazionalizzazione. L'azienda è stata acquisita nel 1991 dal Gruppo Benetton Sport System.
BAMI
Costituita nel 1977 da Sergio Miotto e Raffaele Barbisan allo scopo di produrre pedule, doposci, articoli sportivi per maestri di sci e per l'esercito francese, produce attualmente pedule, doposci e calzature per lo snowboard, il 40% con marchi propri (BAMI e PERENNE) e il 60% con altri marchi. Nell'azienda che esporta, in Giappone, Europa e Stati Uniti, ben il 95% della propria produzione sono entrati nel 1995 due nuovi soci: Giuseppina Bertelle e Laura De Poi.
BANCA POPOLARE ASOLO E MONTEBELLUNA
La storia della Banca Popolare Asolo e Montebelluna ha radici lontane.
Nel 1877 nasceva la Popolare di Montebelluna e nel 1946 veniva fondata la Popolare del mandamento di Asolo: due Istituti che rappresentavano precise realtà storiche della tradizione economica trevigiana.
Il 16 luglio 1966 le due banche si unirono dando origine ad un’azienda di credito dinamica e intraprendente che si connotò ben presto come la maggiore banca cooperativa della provincia di Treviso.
La sede della Banca Popolare agli inizi del secolo
In effetti il processo di fusione rappresentava per quei tempi una novità.
Scegliere questa strada denotava dunque un forte spirito imprenditoriale.
Fu una decisione strategica: la clientela aumentò rapidamente, il bilancio fu centuplicato, in un costante e vivace crescendo di consistenza patrimoniale, base azionaria e mezzi amministrati.
Questo impulso venne colto abilmente sposando la lunga esperienza creditizia e la conoscenza del territorio con un moderno spirito imprenditoriale. E la banca poté farsi soggetto protagonista dello sviluppo dell’economia locale, proiettandosi nel panorama competitivo degli anni a venire.
Nell’attuale scenario economico-sociale il carattere della Banca Popolare Asolo e Montebelluna è emerso in tutta la sua forza.
E’ degno di nota l’incremento della consistenza patrimoniale negli ultimi anni.
Questa crescita registrata in un momento di grande difficoltà per l’economia mondiale.
La storia della Banca Popolare Asolo e Montebelluna ha radici lontane.
Nel 1877 nasceva la Popolare di Montebelluna e nel 1946 veniva fondata la Popolare del mandamento di Asolo: due Istituti che rappresentavano precise realtà storiche della tradizione economica trevigiana.
Il 16 luglio 1966 le due banche si unirono dando origine ad un’azienda di credito dinamica e intraprendente che si connotò ben presto come la maggiore banca cooperativa della provincia di Treviso.
La sede della Banca Popolare agli inizi del secolo
In effetti il processo di fusione rappresentava per quei tempi una novità.
Scegliere questa strada denotava dunque un forte spirito imprenditoriale.
Fu una decisione strategica: la clientela aumentò rapidamente, il bilancio fu centuplicato, in un costante e vivace crescendo di consistenza patrimoniale, base azionaria e mezzi amministrati.
Questo impulso venne colto abilmente sposando la lunga esperienza creditizia e la conoscenza del territorio con un moderno spirito imprenditoriale. E la banca poté farsi soggetto protagonista dello sviluppo dell’economia locale, proiettandosi nel panorama competitivo degli anni a venire.
Nell’attuale scenario economico-sociale il carattere della Banca Popolare Asolo e Montebelluna è emerso in tutta la sua forza.
E’ degno di nota l’incremento della consistenza patrimoniale negli ultimi anni.
Questa crescita registrata in un momento di grande difficoltà per l’economia mondiale.
BELLONA
Bellona srl nasce alla fine degli anni '70 ad opera dei titolari Marcolin e Maggion che con la loro lunga esperienza nel settore indirizzano fin dall'inizio l’attività alla produzione e commercializzazione di calzature sportive tecniche.
Partita con pochi macchinari ed una decina di persone, la Bellona conta oggi su una struttura tecnica di parecchie centinaia di milioni e su una cinquantina di dipendenti selezionati.
Bellona effettua lavorazioni ad ago con cuciture blake e ideal, applicazioni di suole in microporosa ed in particolare è specializzata nella produzione di calzature per free climbing per le quali ha firmato contratti di esclusiva con leader mondiali del settore.
BONIS
I fratelli Augusto e Amelio Bonetto iniziano la loro attività con la produzione artigianale di calzature nella cucina di casa.
Nel 1971 cominciano ad avere i primi clienti e nasce così la Bonis sempre con sede all'interno dell'abitazione.
La prima produzione è allora costituita da doposcì scamosciati, con pelo di vero agnello e fodera sintetica, caldi d'inverno e leggeri d'estate.
Nel 1972 l'azienda si trasferisce in un piccolo capannone ad Asolo e nel 1973 inizia a partecipare alle fiere di settore attraverso le quali si fa conoscere all'estero. Il doposcì è la tipologia che ha più successo in quel periodo con il lancio dei "Moon Boot" e anche i fratelli Bonetto producono doposcì per il mercato estero in particolare per quello tedesco (3.000 paia di scarpe), mentre il mercato italiano viene tralasciato.
Nel 1980 in seguito al successo riscontrato all'estero, viene inaugurata la nuova sede della Bonis ad Asolo. I modelli sono ideati direttamente da Amelio Bonetto al quale si affianca più tardi come modellista il fratello.
La produzione della Bonis si divide in :
- 55% doposcì e prodotti invernali;
- 45% scarpe da trekking.
Il prodotto proposto dalla Bonis è di qualità medio-bassa, con uso di materiali poveri e viene realizzato in laboratori esterni che si trovano in Italia (circa 6) e soprattutto in Romania, dove il costo del lavoro è nettamente inferiore.
CABER
La Caber è stata fondata nell’aprile del 1963 a Montebelluna da Giovanni Caberlotto.
Succedeva all’azienda fondata dalla famiglia Caberlotto agli inizi del secolo, specializzata nella produzione di scarpe da montagna e da lavoro.
Caber impiega, al momento della sua costituzione, 15 dipendenti in uno stabilimento di 5.000 mq. coperti.
Caberlotto la dota di una sua struttura commerciale, punta molto, precorrendo i tempi, sulle sponsorizzazioni e sulla collaborazione con gli atleti per lo sviluppo dei prodotti. Tutto ciò fa si che l’azienda raggiunga dei risultati importanti nel giro di breve tempo.
Una grande svolta all’attività della famiglia Caberlotto si ha con il passaggio dal cuoio alla plastica. Il cambio segna, non solo lo sviluppo dell’azienda dal punto di vista delle paia prodotte e del fatturato, ma favorisce la trasformazione, rapida e senza traumi, da una conduzione a livello familiare, con poco capitale fisso e costi di gestione bassissimi, ad una vera e propria industria.
E’ il 1968: Caber si getta nell’avventura della plastica cercando di realizzare lo scarpone da sci servendosi della tecnologia per pressatura e non di quella per colata come aveva fatto l’americano Bob Lange poco tempo prima. I primi tentativi non furono dei più felici poiché il prodotto che ne usciva era
troppo costoso. La Caber però non si perse d’animo, l’anno successivo realizzò lo scarpone mediante iniezione e, così facendo spiazzò tutti gli altri produttori, americani compresi.
Seguirono anni di crescita tumultuosa che portarono però a problemi per il controllo della società. Venne così deciso, nel 1974, da parte della famiglia Caberlotto di risolvere la questione societaria vendendo Caber, la cui fama varcava oramai di gran lunga i confini nazionali, alla multinazionale americana Spalding facente parte del gruppo Questor.
Giovanni Caberlotto rimane comunque alla guida dell’azienda fino al 1979, trasformandosi da imprenditore a manager.
Il gruppo Warrington, che nel 1982 succede a Questor, dota Caber di una rete mondiale di vendita per continuare ad accrescere il suo sviluppo. Per ragioni di strategia interna nel 1986 il gruppo Warrington si ritira dal mondo degli sports invernali e Caber viene acquisita dalla Lange.
Nel 1989 il gruppo francese Rossignol acquista l’intero pacchetto azionario di Lange e, di conseguenza, indirettamente anche il marchio Caber.
Attualmente il marchio Caber non è più presente sul mercato mentre la sua struttura produttiva è utilizzata per la produzione di scarponi a marchio Rossignol e Lange.
CANSTAR ITALIA ora BAUER ITALIA
Negli anni ‘60, Icaro Olivieri, originario di Lecco, poco più che ventenne, si trasferisce a Montebelluna, centro industriale dello scarpone da sci, dove fonda una sua azienda: la Icaro Olivieri s.n.c., produttrice di attrezzatura sportiva.
La nuova attività ha fin da subito uno sviluppo notevole, grazie anche alle idee e al know-how tecnico del suo fondatore che partecipa con successo al processo di cambiamento che lo scarpone da sci stava attraversando in quegli anni.
Determinanti sono le iniziative di Olivieri per lo sviluppo dell’attività industriale sia nell’ambito della tecnologia di processo (macchine e stampi per lo stampaggio del materiale plastico) che in quello della componentistica (meccanismi di chiusura degli scarponi da sci).
Nel 1973 la società adegua i mezzi finanziari e l’area industriale alla sua rapida crescita, prende possesso della nuova sede industriale in Via Feltrina Sud, 172 e trasforma la sua ragione sociale da s.n.c. a Icaro Olivieri & C. S.p.A.
Nel 1976, per meglio assicurare le necessarie condizioni organizzative e finanziarie allo sviluppo del prodotto viene costituita anche una nuova società, la Oima S.p.A. produttrice di “presse ad iniezione” con sede negli stessi locali della Icaro Olivieri.
Alla fine degli anni settanta l’azienda, sempre attenta alla evoluzione dei mercati dell’articolo sportivo, introduce due nuove linee di prodotto: lame per pattini da hockey e pattini regolabili a rotelle. Per la competitività tecnologica e la qualità di prodotto acquisisce in breve tempo quote rilevanti di mercato anche in questi due comparti.
Nel 1988 si verifica un fatto importante: l’acquisizione da parte della Icaro Olivieri di Canstar, una società canadese leader nella produzione di equipaggiamento da hockey, che in quel periodo stava attraversando un momento piuttosto difficile dal punto di vista finanziario.
Questa operazione favorisce l’introduzione nel mercato dell’articolo sportivo di tre nuove linee di prodotto, congeniali dal lato della tecnologia applicata:
- attacchi per tavole da neve,
- pattini da ghiaccio,
- pattini in-linea.
Nel gennaio 1992 avviene un nuovo cambio nella denominazione sociale: Canstar Italia S.p.A.
Nel febbraio 1995 Canstar Italia viene acquistata dal colosso americano Nike.
Oggi Canstar Italia rappresenta una realtà economica importante per Montebelluna e una società affermata a livello mondiale nel settore dell’articolo sportivo.
CARELL
La Carell è nata a Caerano S. Marco nel 1973 e si è trasferita a Caselle d'Altivole nel 1977. L’azienda si è trasformata da artigiana ad industriale nel 1983 anche se la conduzione continua ad essere prevalentemente familiare.
Specializzatasi nella produzione di calzature da fondo la Carell si è trasformata, in seguito alla crisi che ha colpito tale tipologia (che richiedeva l'accoppiata attacco-suola e investimenti che non era in grado di sostenere) in azienda produttrice di scarpe da trekking. Attualmente accanto a quest’ultime si sono affiancate le linee per l'escursionismo ad alta quota, per il tempo libero e le passeggiate fuori porta.
Le fasi produttive avvengono ancora oggi con lavorazioni prettamente artigianali e laboratoriale volendo privilegiare e garantire la qualità del prodotto rispetto alla quantità.
L'azienda esporta principalmente in Europa, America e Giappone.
Bellona srl nasce alla fine degli anni '70 ad opera dei titolari Marcolin e Maggion che con la loro lunga esperienza nel settore indirizzano fin dall'inizio l’attività alla produzione e commercializzazione di calzature sportive tecniche.
Partita con pochi macchinari ed una decina di persone, la Bellona conta oggi su una struttura tecnica di parecchie centinaia di milioni e su una cinquantina di dipendenti selezionati.
Bellona effettua lavorazioni ad ago con cuciture blake e ideal, applicazioni di suole in microporosa ed in particolare è specializzata nella produzione di calzature per free climbing per le quali ha firmato contratti di esclusiva con leader mondiali del settore.
BONIS
I fratelli Augusto e Amelio Bonetto iniziano la loro attività con la produzione artigianale di calzature nella cucina di casa.
Nel 1971 cominciano ad avere i primi clienti e nasce così la Bonis sempre con sede all'interno dell'abitazione.
La prima produzione è allora costituita da doposcì scamosciati, con pelo di vero agnello e fodera sintetica, caldi d'inverno e leggeri d'estate.
Nel 1972 l'azienda si trasferisce in un piccolo capannone ad Asolo e nel 1973 inizia a partecipare alle fiere di settore attraverso le quali si fa conoscere all'estero. Il doposcì è la tipologia che ha più successo in quel periodo con il lancio dei "Moon Boot" e anche i fratelli Bonetto producono doposcì per il mercato estero in particolare per quello tedesco (3.000 paia di scarpe), mentre il mercato italiano viene tralasciato.
Nel 1980 in seguito al successo riscontrato all'estero, viene inaugurata la nuova sede della Bonis ad Asolo. I modelli sono ideati direttamente da Amelio Bonetto al quale si affianca più tardi come modellista il fratello.
La produzione della Bonis si divide in :
- 55% doposcì e prodotti invernali;
- 45% scarpe da trekking.
Il prodotto proposto dalla Bonis è di qualità medio-bassa, con uso di materiali poveri e viene realizzato in laboratori esterni che si trovano in Italia (circa 6) e soprattutto in Romania, dove il costo del lavoro è nettamente inferiore.
CABER
La Caber è stata fondata nell’aprile del 1963 a Montebelluna da Giovanni Caberlotto.
Succedeva all’azienda fondata dalla famiglia Caberlotto agli inizi del secolo, specializzata nella produzione di scarpe da montagna e da lavoro.
Caber impiega, al momento della sua costituzione, 15 dipendenti in uno stabilimento di 5.000 mq. coperti.
Caberlotto la dota di una sua struttura commerciale, punta molto, precorrendo i tempi, sulle sponsorizzazioni e sulla collaborazione con gli atleti per lo sviluppo dei prodotti. Tutto ciò fa si che l’azienda raggiunga dei risultati importanti nel giro di breve tempo.
Una grande svolta all’attività della famiglia Caberlotto si ha con il passaggio dal cuoio alla plastica. Il cambio segna, non solo lo sviluppo dell’azienda dal punto di vista delle paia prodotte e del fatturato, ma favorisce la trasformazione, rapida e senza traumi, da una conduzione a livello familiare, con poco capitale fisso e costi di gestione bassissimi, ad una vera e propria industria.
E’ il 1968: Caber si getta nell’avventura della plastica cercando di realizzare lo scarpone da sci servendosi della tecnologia per pressatura e non di quella per colata come aveva fatto l’americano Bob Lange poco tempo prima. I primi tentativi non furono dei più felici poiché il prodotto che ne usciva era
troppo costoso. La Caber però non si perse d’animo, l’anno successivo realizzò lo scarpone mediante iniezione e, così facendo spiazzò tutti gli altri produttori, americani compresi.
Seguirono anni di crescita tumultuosa che portarono però a problemi per il controllo della società. Venne così deciso, nel 1974, da parte della famiglia Caberlotto di risolvere la questione societaria vendendo Caber, la cui fama varcava oramai di gran lunga i confini nazionali, alla multinazionale americana Spalding facente parte del gruppo Questor.
Giovanni Caberlotto rimane comunque alla guida dell’azienda fino al 1979, trasformandosi da imprenditore a manager.
Il gruppo Warrington, che nel 1982 succede a Questor, dota Caber di una rete mondiale di vendita per continuare ad accrescere il suo sviluppo. Per ragioni di strategia interna nel 1986 il gruppo Warrington si ritira dal mondo degli sports invernali e Caber viene acquisita dalla Lange.
Nel 1989 il gruppo francese Rossignol acquista l’intero pacchetto azionario di Lange e, di conseguenza, indirettamente anche il marchio Caber.
Attualmente il marchio Caber non è più presente sul mercato mentre la sua struttura produttiva è utilizzata per la produzione di scarponi a marchio Rossignol e Lange.
CANSTAR ITALIA ora BAUER ITALIA
Negli anni ‘60, Icaro Olivieri, originario di Lecco, poco più che ventenne, si trasferisce a Montebelluna, centro industriale dello scarpone da sci, dove fonda una sua azienda: la Icaro Olivieri s.n.c., produttrice di attrezzatura sportiva.
La nuova attività ha fin da subito uno sviluppo notevole, grazie anche alle idee e al know-how tecnico del suo fondatore che partecipa con successo al processo di cambiamento che lo scarpone da sci stava attraversando in quegli anni.
Determinanti sono le iniziative di Olivieri per lo sviluppo dell’attività industriale sia nell’ambito della tecnologia di processo (macchine e stampi per lo stampaggio del materiale plastico) che in quello della componentistica (meccanismi di chiusura degli scarponi da sci).
Nel 1973 la società adegua i mezzi finanziari e l’area industriale alla sua rapida crescita, prende possesso della nuova sede industriale in Via Feltrina Sud, 172 e trasforma la sua ragione sociale da s.n.c. a Icaro Olivieri & C. S.p.A.
Nel 1976, per meglio assicurare le necessarie condizioni organizzative e finanziarie allo sviluppo del prodotto viene costituita anche una nuova società, la Oima S.p.A. produttrice di “presse ad iniezione” con sede negli stessi locali della Icaro Olivieri.
Alla fine degli anni settanta l’azienda, sempre attenta alla evoluzione dei mercati dell’articolo sportivo, introduce due nuove linee di prodotto: lame per pattini da hockey e pattini regolabili a rotelle. Per la competitività tecnologica e la qualità di prodotto acquisisce in breve tempo quote rilevanti di mercato anche in questi due comparti.
Nel 1988 si verifica un fatto importante: l’acquisizione da parte della Icaro Olivieri di Canstar, una società canadese leader nella produzione di equipaggiamento da hockey, che in quel periodo stava attraversando un momento piuttosto difficile dal punto di vista finanziario.
Questa operazione favorisce l’introduzione nel mercato dell’articolo sportivo di tre nuove linee di prodotto, congeniali dal lato della tecnologia applicata:
- attacchi per tavole da neve,
- pattini da ghiaccio,
- pattini in-linea.
Nel gennaio 1992 avviene un nuovo cambio nella denominazione sociale: Canstar Italia S.p.A.
Nel febbraio 1995 Canstar Italia viene acquistata dal colosso americano Nike.
Oggi Canstar Italia rappresenta una realtà economica importante per Montebelluna e una società affermata a livello mondiale nel settore dell’articolo sportivo.
CARELL
La Carell è nata a Caerano S. Marco nel 1973 e si è trasferita a Caselle d'Altivole nel 1977. L’azienda si è trasformata da artigiana ad industriale nel 1983 anche se la conduzione continua ad essere prevalentemente familiare.
Specializzatasi nella produzione di calzature da fondo la Carell si è trasformata, in seguito alla crisi che ha colpito tale tipologia (che richiedeva l'accoppiata attacco-suola e investimenti che non era in grado di sostenere) in azienda produttrice di scarpe da trekking. Attualmente accanto a quest’ultime si sono affiancate le linee per l'escursionismo ad alta quota, per il tempo libero e le passeggiate fuori porta.
Le fasi produttive avvengono ancora oggi con lavorazioni prettamente artigianali e laboratoriale volendo privilegiare e garantire la qualità del prodotto rispetto alla quantità.
L'azienda esporta principalmente in Europa, America e Giappone.
CRISPI SPORT
Nel 1975, dopo anni di esperienza acquisita nella zona di Montebelluna Alessandro Marcolin e Giovannina De Bortoli fondano la Crispi Sport.
Ricca di questo bagaglio culturale la ditta affronta decisamente il mercato con ciò che si può tranquillamente definire la più classica delle calzature sportive del momento : il mocassino. Una scarpa tutta in pelle, cucita a mano e rifinita secondo le migliori tradizioni artigiane. In pochi anni, stimolata dall’evoluzione del mercato, la Crispi sviluppa tutta una gamma di modelli dedicati al trekking e all’escursionismo. Inserti speciali per ammortizzare gli urti ed alleggerire il peso prendono il posto di quelle tradizionali. L’acquisizione, poi, di nuove tecnologie consente l’avvio di una produzione di tipo “industriale” conservando tuttavia la cura del particolare e della qualità che sono tipici della produzione artigianale. Caratteristiche che accompagnano la produzione Crispi anche degli anni seguenti. Intorno alla metà degli anni ‘80 si assiste ad una nuova evoluzione sociale e di conseguenza il mercato assume nuove connotazioni: sports tipici della cultura di pochi paesi, acquistano una dimensione nuova e diventano di interesse mondiale.
La notevole conoscenza in campo tecnico-produttivo e la continua ricerca sui singoli materiali permette alla Crispi di assumere nuove specializzazioni e dedicarsi con successo alla produzione di scarponi da Telemark ponendosi in posizione leader proprio nel paese madre di questa disciplina : la Norvegia.
La produzione, quindi, si rivolge a tradizionali calzature basse, trekking, escursionismo, Telemark e una nuova linea per il parapendio. Alle quali si affianca successivamente una linea innovativa da montagna : la “Natur form” che abbina materiali tradizionali come la pelle e prodotti naturali quali il sughero e il cocco ad una forma nuova che non costringe il piede in posizioni forzate.
Le zone di distribuzione sono : Europa, Giappone, Canada, Sud Africa, clienti singoli si trovano anche in Nuova Zelanda, Turchia, Stati Uniti, Hong Kong e Korea.
La ditta dispone di tre magazzini nei paesi di maggiore diffusione per l’assistenza ai clienti e attualmente colloca nel mercato circa 150.000 paia di scarpe per un fatturato di 12 miliardi nel 1995.
Nel 1975, dopo anni di esperienza acquisita nella zona di Montebelluna Alessandro Marcolin e Giovannina De Bortoli fondano la Crispi Sport.
Ricca di questo bagaglio culturale la ditta affronta decisamente il mercato con ciò che si può tranquillamente definire la più classica delle calzature sportive del momento : il mocassino. Una scarpa tutta in pelle, cucita a mano e rifinita secondo le migliori tradizioni artigiane. In pochi anni, stimolata dall’evoluzione del mercato, la Crispi sviluppa tutta una gamma di modelli dedicati al trekking e all’escursionismo. Inserti speciali per ammortizzare gli urti ed alleggerire il peso prendono il posto di quelle tradizionali. L’acquisizione, poi, di nuove tecnologie consente l’avvio di una produzione di tipo “industriale” conservando tuttavia la cura del particolare e della qualità che sono tipici della produzione artigianale. Caratteristiche che accompagnano la produzione Crispi anche degli anni seguenti. Intorno alla metà degli anni ‘80 si assiste ad una nuova evoluzione sociale e di conseguenza il mercato assume nuove connotazioni: sports tipici della cultura di pochi paesi, acquistano una dimensione nuova e diventano di interesse mondiale.
La notevole conoscenza in campo tecnico-produttivo e la continua ricerca sui singoli materiali permette alla Crispi di assumere nuove specializzazioni e dedicarsi con successo alla produzione di scarponi da Telemark ponendosi in posizione leader proprio nel paese madre di questa disciplina : la Norvegia.
La produzione, quindi, si rivolge a tradizionali calzature basse, trekking, escursionismo, Telemark e una nuova linea per il parapendio. Alle quali si affianca successivamente una linea innovativa da montagna : la “Natur form” che abbina materiali tradizionali come la pelle e prodotti naturali quali il sughero e il cocco ad una forma nuova che non costringe il piede in posizioni forzate.
Le zone di distribuzione sono : Europa, Giappone, Canada, Sud Africa, clienti singoli si trovano anche in Nuova Zelanda, Turchia, Stati Uniti, Hong Kong e Korea.
La ditta dispone di tre magazzini nei paesi di maggiore diffusione per l’assistenza ai clienti e attualmente colloca nel mercato circa 150.000 paia di scarpe per un fatturato di 12 miliardi nel 1995.
DAL BELLO
Il Calzaturificio Dal Bello nasce negli anni ’70 ad opera di coniugi Alessandro e Giovanna Dal Bello, ma la sua storia ha inizio nel 1958, quando Alessandro assunto alla Henke di Stain Am Rain (Svizzera), a quel tempo il più grande produttore di scarpe da sci del mondo, inizia a muovere i primi passi nel settore calzaturiero.
Al ritorno in Italia, nel ‘62, ha inizio l’attività in proprio come terzista, tagliando e cucendo tomaie per scarpe da Hockey su ghiaccio. Il ‘66 segna il primo passo verso lo sviluppo : nasce la ditta Dal Bello Alessandro che opera inizialmente solo come tomaificio.
Nel 1974 nasce il Calzaturificio Dal Bello srl . I lunghi anni di gavetta nel settore e la collaborazione con altri marchi leader servono allo sviluppo interno della ditta, che iniziando a produrre pochi ski-boots con marchio proprio arriverà poi a produrne l’80% e ad imporre sul mercato la propria immagine.
Il passaggio all’internazionalizzazione è datato 1990 con la creazione di filiali negli Stati Uniti (con le due sedi in Connecticut e California), in Germania (sede di Halblech), in Austria (sede di St. Johann) e con particolare attenzione al Giappone.
Nell’ambito della diversificazione mercati emergenti come quello dello snowboard vengono presi in considerazione: nasce così la gamma di scarpe rigide con marchio Blax.
Con lo Snowrunner, poi, altro prodotto brevettato Dal Bello, si introduce un concetto completamente nuovo nel settore della neve: lo snowskate (che letteralmente significa il pattinaggio sulla neve) sport che riscontra un buon successo negli Stati Uniti primo mercato nel quale è stato introdotto (proprio a Lillehammer ai Giochi Olimpici ‘94 il comitato olimpico per il suo carattere innovativo ha deciso di inserirlo nel programma di apertura).
Oggi il marchio Dal Bello è considerato dagli esperti del settore uno dei cinque marchi “emergenti”.
DAMER SPORT
Damer Sport viene fondata nel 1973 da Dante Merotto. Attualmente viene gestita dal figlio Diego e produce calzature da montagna e da città.
Il Calzaturificio Dal Bello nasce negli anni ’70 ad opera di coniugi Alessandro e Giovanna Dal Bello, ma la sua storia ha inizio nel 1958, quando Alessandro assunto alla Henke di Stain Am Rain (Svizzera), a quel tempo il più grande produttore di scarpe da sci del mondo, inizia a muovere i primi passi nel settore calzaturiero.
Al ritorno in Italia, nel ‘62, ha inizio l’attività in proprio come terzista, tagliando e cucendo tomaie per scarpe da Hockey su ghiaccio. Il ‘66 segna il primo passo verso lo sviluppo : nasce la ditta Dal Bello Alessandro che opera inizialmente solo come tomaificio.
Nel 1974 nasce il Calzaturificio Dal Bello srl . I lunghi anni di gavetta nel settore e la collaborazione con altri marchi leader servono allo sviluppo interno della ditta, che iniziando a produrre pochi ski-boots con marchio proprio arriverà poi a produrne l’80% e ad imporre sul mercato la propria immagine.
Il passaggio all’internazionalizzazione è datato 1990 con la creazione di filiali negli Stati Uniti (con le due sedi in Connecticut e California), in Germania (sede di Halblech), in Austria (sede di St. Johann) e con particolare attenzione al Giappone.
Nell’ambito della diversificazione mercati emergenti come quello dello snowboard vengono presi in considerazione: nasce così la gamma di scarpe rigide con marchio Blax.
Con lo Snowrunner, poi, altro prodotto brevettato Dal Bello, si introduce un concetto completamente nuovo nel settore della neve: lo snowskate (che letteralmente significa il pattinaggio sulla neve) sport che riscontra un buon successo negli Stati Uniti primo mercato nel quale è stato introdotto (proprio a Lillehammer ai Giochi Olimpici ‘94 il comitato olimpico per il suo carattere innovativo ha deciso di inserirlo nel programma di apertura).
Oggi il marchio Dal Bello è considerato dagli esperti del settore uno dei cinque marchi “emergenti”.
DAMER SPORT
Damer Sport viene fondata nel 1973 da Dante Merotto. Attualmente viene gestita dal figlio Diego e produce calzature da montagna e da città.
DAVOS
La Davos viene fondata nel 1955 da Gustavo Rondini come indotto dell’industria calzaturiera locale e subito si specializza nella produzione di suole in gomma per calzature da sci, da montagna e pedule.
Dopo la scomparsa del fondatore, nel 1970, l’attività viene proseguita da un suo collaboratore Lino Piccolo che la trasforma in Spa e ne assume la gestione come Amministratore unico.
Attualmente la Davos offre non solo l’esempio di una totale autonomia aziendale ma anche di un allargamento della sua attività al di fuori del polo calzaturiero trevigiano sino a diventare uno dei più importanti produttori di componenti per calzature a livello internazionale.
Oltre alla produzione di suole stampate, ha assunto notevole importanza il mercato delle lastre in gomma per suole (marchi internazionali registrati “Mirage” e “Thunit” affermati in tutto il mondo), tacchi e intersuole con caratteristiche da articolo tecnico e lavorazioni
in grande serie.
La presenza sul mercato della Davos nel caso delle suole stampate, oltre ai modelli di uso generale, si traduce anche in una serie di stretti rapporti di collaborazione tecnica con i singoli calzaturifici realizzando modelli in “esclusiva” con disegno, marchio e colore propri del cliente.
Più recentemente alla tradizionale produzione di suole da montagna, militari e antinfortunistiche di sicurezza, si è affiancata una qualificata e moderna produzione di suole da calcio e calcetto, da trekking, roccia e motocross che attualmente sono identificate e commercializzate con il marchio “Smeraldo”.
Dall’area dei componenti specifici per calzature la Davos si è inserita infine in quella degli articoli tecnici per elettrodomestici.
La presenza della Davos, oltre al mercato italiano, si focalizza su quello straniero (oltre 40 paesi) attraverso anche la partecipazione alle più importanti fiere internazionali e nazionali del settore dei componenti per calzature. La commercializzazione e le vendite di tutta la produzione avviene attraverso la presenza di agenti di vendita con deposito e distributori in esclusiva su tutto il territorio nazionale e nei paesi di esportazione.
L’attività si svolge negli stabilimenti di Crocetta del Montello e di Cornuda che si estendono su un’area di circa 28.000 mq di cui 17.000 mq coperti.
Il fatturato ha superato i 32 miliardi di lire, l’organico è di circa 200 unità e attualmente la capacità produttiva raggiunge le 40 tonnellate al giorno di mescole di gomma lavorata dalle quali vengono ricavate suole, tacchi e lastre di gomma pari complessivamente a oltre 200.000 paia/giorno.
La Davos viene fondata nel 1955 da Gustavo Rondini come indotto dell’industria calzaturiera locale e subito si specializza nella produzione di suole in gomma per calzature da sci, da montagna e pedule.
Dopo la scomparsa del fondatore, nel 1970, l’attività viene proseguita da un suo collaboratore Lino Piccolo che la trasforma in Spa e ne assume la gestione come Amministratore unico.
Attualmente la Davos offre non solo l’esempio di una totale autonomia aziendale ma anche di un allargamento della sua attività al di fuori del polo calzaturiero trevigiano sino a diventare uno dei più importanti produttori di componenti per calzature a livello internazionale.
Oltre alla produzione di suole stampate, ha assunto notevole importanza il mercato delle lastre in gomma per suole (marchi internazionali registrati “Mirage” e “Thunit” affermati in tutto il mondo), tacchi e intersuole con caratteristiche da articolo tecnico e lavorazioni
in grande serie.
La presenza sul mercato della Davos nel caso delle suole stampate, oltre ai modelli di uso generale, si traduce anche in una serie di stretti rapporti di collaborazione tecnica con i singoli calzaturifici realizzando modelli in “esclusiva” con disegno, marchio e colore propri del cliente.
Più recentemente alla tradizionale produzione di suole da montagna, militari e antinfortunistiche di sicurezza, si è affiancata una qualificata e moderna produzione di suole da calcio e calcetto, da trekking, roccia e motocross che attualmente sono identificate e commercializzate con il marchio “Smeraldo”.
Dall’area dei componenti specifici per calzature la Davos si è inserita infine in quella degli articoli tecnici per elettrodomestici.
La presenza della Davos, oltre al mercato italiano, si focalizza su quello straniero (oltre 40 paesi) attraverso anche la partecipazione alle più importanti fiere internazionali e nazionali del settore dei componenti per calzature. La commercializzazione e le vendite di tutta la produzione avviene attraverso la presenza di agenti di vendita con deposito e distributori in esclusiva su tutto il territorio nazionale e nei paesi di esportazione.
L’attività si svolge negli stabilimenti di Crocetta del Montello e di Cornuda che si estendono su un’area di circa 28.000 mq di cui 17.000 mq coperti.
Il fatturato ha superato i 32 miliardi di lire, l’organico è di circa 200 unità e attualmente la capacità produttiva raggiunge le 40 tonnellate al giorno di mescole di gomma lavorata dalle quali vengono ricavate suole, tacchi e lastre di gomma pari complessivamente a oltre 200.000 paia/giorno.
DE BORTOLI
Fondata nel 1950 come casa di spedizioni nazionale, dal 1973 si consolida ccollegandosi con i principali corrispondenti esteri in tutto il mondo.
Fondata nel 1950 come casa di spedizioni nazionale, dal 1973 si consolida ccollegandosi con i principali corrispondenti esteri in tutto il mondo.
DEMON
Romolo Deon, attuale proprietario della ditta Demon, iniz ia a lavorare nel settore calzaturiero nel 1944 all'età di 12 anni.
Nel 1961 in seguito alla crisi che ha colpito il settore calzaturiero, Deon decide di intraprendere il lavoro di grossista vendendo scarpe da montagne prodotte da terzi. Solo più tardi e con l'aiuto di alcuni modellisti inizia a produrne in proprio.
La fiera del settore di Firenze, del 1972, gli permette di far conoscere i modelli della ditta ai compratori di tutto il mondo: proprio qui trova i primi clienti americani.
Attualmente la Demon produce 120.000 paia di scarpe da trekking all'anno ed ha iniziato la produzione di scarpe da golf di livello medio-alto.
I suoi mercati di riferimento sono l'Europa (Inghilterra, Francia, Irlanda, Islanda, Israele, ecc.), gli Stati Uniti e il Giappone.
L’azienda conta circa 50 dipendenti.
La strategia adottata per il futuro è quella di puntare sulla qualità del prodotto, trovare una buona rete di distribuzione in Europa e realizzare una produzione diversificata (che sta già avvenendo con la produzione di scarpe da golf) rimanendo comunque legati alla tradizione della propria zona.
Romolo Deon, attuale proprietario della ditta Demon, iniz ia a lavorare nel settore calzaturiero nel 1944 all'età di 12 anni.
Nel 1961 in seguito alla crisi che ha colpito il settore calzaturiero, Deon decide di intraprendere il lavoro di grossista vendendo scarpe da montagne prodotte da terzi. Solo più tardi e con l'aiuto di alcuni modellisti inizia a produrne in proprio.
La fiera del settore di Firenze, del 1972, gli permette di far conoscere i modelli della ditta ai compratori di tutto il mondo: proprio qui trova i primi clienti americani.
Attualmente la Demon produce 120.000 paia di scarpe da trekking all'anno ed ha iniziato la produzione di scarpe da golf di livello medio-alto.
I suoi mercati di riferimento sono l'Europa (Inghilterra, Francia, Irlanda, Islanda, Israele, ecc.), gli Stati Uniti e il Giappone.
L’azienda conta circa 50 dipendenti.
La strategia adottata per il futuro è quella di puntare sulla qualità del prodotto, trovare una buona rete di distribuzione in Europa e realizzare una produzione diversificata (che sta già avvenendo con la produzione di scarpe da golf) rimanendo comunque legati alla tradizione della propria zona.
DIADORA
La Diadora viene fondata nel 1948 a Caerano S. Marco, nel cuore della Marca trevigiana, da Marcello Danieli per mettere a frutto l’esperienza calzaturiera maturata in diversi anni di lavoro nelle aziende del comprensorio Montebellunese.
Il nome Diadora deriva dal dalmata “de Iadera”, che significa “in regalo”, “per regalo”.
Le prime produzioni riguardano i prodotti classici della zona, scarpe da lavoro o da boscaiolo. Negli anni ‘50 la scarpa da boscaiolo diventa scarpa da roccia, l’azienda di Danieli da artigianale diventa piccola industria ed il nome Diadora inizia ad essere conosciuto ben oltre il territorio veneto.
Negli anni ‘60 il boom dello sci (sull’onda delle imprese sportive di Zeno Colò) spinge Marcello Danieli a costruire i primi scarponi e stivali da doposcì seguendo le tre caratteristiche principali che ogni modello Diadora, secondo lui deve avere: eleganza, comodità e robustezza.
Con l’avvento della plastica nell’industria dello scarpone da sci, l’impronta artigianale perde la sua importanza e i tre figli del fondatore (Pierluigi, l’attuale amministratore delegato, Roberto, il Presidente e Diego, l’Amministratore), nel frattempo subentrati alla guida dell’azienda, con una scelta strategica coraggiosa, ma coerente alla volontà di offrire modelli “fatti a mano”, abbandonano la produzione di scarponi per specializzarsi nei doposcì e nelle pedule da montagna.
Gli anni ‘70 rappresentano un periodo di grande importanza per Diadora: i tre fratelli Danieli sono i primi (1973), nel distretto di Montebelluna noto per la produzione esclusiva di scarpe da montagna, ad intraprendere la strada della fabbricazione di calzature per lo sport estivo (tennis, running e tempo libero) che permettono di colmare i vuoti di produzione che l’esclusività stagionale del doposcì e dello scarpone comporta. Nel 1977 inizia anche la produzione di scarpe da volley e da basket. Nello stesso anno si costruisce la prima forma di scarpa da calcio, in collaborazione con Roberto Bettega, l’avvio della produzione avverrà subito dopo i mondiali di calcio di Argentina del 1978.
Verso la metà dello stesso decennio prende il via un approccio al mercato che determinerà la fama mondiale delle scarpe Diadora: la sponsorizzazione. Le scelte dei personaggi , primo fra tutti il tennista Borg, contribuiscono in modo determinante alla affermazione del marchio. I nuovi prodotti vengono via via affinati con l’apporto di specialisti e di campioni sportivi che contribuiscono alla messa a punto e al collaudo di calzature d’avanguardia per le diverse discipline sportive.
Proprio per la necessità di essere all’altezza delle esigenze dei grandi campioni dello sport, dal 1981 è stato creato, all’interno dell’azienda, il Centro Ricerca Diadora (CRD), con lo scopo di individuare le innovazioni tecnologiche necessarie per essere all’avanguardia, di sperimentarle, di applicarle alla calzatura dell’atleta, del campione e, trasportarle poi in quella prodotta in serie. Si tratta di un lavoro di ampio respiro che coinvolge atleti, sportivi comuni, allenatori, ingegneri, ortopedici, medici, tecnici calzaturieri etc. e che comporta un investimento gravoso e prolungato nel tempo.
Attualmente Diadora ha in Italia due stabilimenti, uno a Caerano S. Marco (TV) e uno a Fonzaso (BL) per un totale di circa 600 addetti. Fino al 1975 la produzione avveniva completamente all’interno di essi, poi, gradualmente sono state deverticalizzate alcune fasi produttive: dal 1980 al 1985 gran parte del decentramento riguardava il semilavorato ed era concentrato in ambito locale, vicino alla capogruppo; nel 1986/88 parte della produzione avveniva anche nel Centro-Sud Italia, al fine di ottenere un mix prezzo-qualità competitivo rispetto alle produzioni delle multinazionali commerciali presenti in questo business. Già nel 1976 ha inizio qualche esperienza di decentramento del prodotto finito con la collaborazione di trading in Corea del Sud e Taiwan. Oggi Diadora come diverse altre aziende del distretto concentra la deverticalizzazione in due aree produttive: il Far East e l’Est Europa.
DIVAL
La ditta Dival viene fondata nel 1969 da Alfredo Bonora.
Produce doposcì in materiale sintetico e cuoio, scarpe da fondo e calzature sportive sia per il mercato interno che per l'estero.
DI VARESE
Nasce a Varese nel 1870 grazie allo spirito imprenditoriale di Santino Trolli, la prima società italiana per la produzione meccanica delle calzature. Allora si chiamava “Premiata Ditta Tomaie Giunte“.
Trolli rivoluzionò i tradizionali canoni di produzione delle calzature fino ad allora seguiti in tutto il mondo, sostituendo alla consueta lavorazione artigianale la produzione meccanica. Preoccupato dalle difficoltà incontrate a causa della diffidenza dei negozianti nei confronti della fabbrica, Luigi Trolli decide di integrare produzione e commercio all’interno della stessa azienda. Il primo negozio di vendita viene inaugurato nel pieno centro di Milano nel 1901. Nel 1910 nasce finalmente il “Calzaturificio di Varese” e la nuova generazione si sostituisce definitivamente all’antica. Settore industriale e settore commerciale si fondono e Varese diventa il centro della produzione e della distribuzione. Nei primi anni ‘30 la struttura del Calzaturificio Di Varese è ormai definita e i negozi sono già 50. Nonostante le difficoltà incontrate nel secondo conflitto mondiale, Di Varese apre nel primo dopoguerra 30 nuove filiali e avvia una capillare rete di concessionari. Nel 1974 i negozi Di Varese raggiungono quota 100 mentre i rivenditori autorizzati sono oltre 1.000. Nello stesso anno, la società viene ammessa alla quotazione della Borsa Valori di Milano.
Il 1982 è un anno storico per Di Varese. Il gruppo Benetton decide, infatti, di lanciarsi anche nel settore delle calzature. Il Calzaturificio Di Varese entra a far parte del colosso trevigiano e nasce il marchio “Divarese”, che identificherà le linee di prodotto classiche dell’azienda e la catena di negozi. L’ingresso nel Gruppo Benetton segna un profondo mutamento nel tradizionale approccio del Di Varese al mercato. A fianco dei prodotti classici di alta qualità come Zenith, la classica scarpa italiana da uomo, che da sempre caratterizza la produzione dell’Azienda, vengono inseriti i marchi della Capogruppo, che si rivolgono soprattutto ad un target giovane, quali United Colors of Benetton, Sisley e 012, ma anche ad un pubblico dai gusti un po’ ricercati, quali Giuliana Benetton e George Hogg.
Nel corso del ‘95, per quanto riguarda il mercato interno, è stata ulteriormente ampliata la rete di negozi Di Varese (attualmente 76), mentre sul fronte dei mercati esteri molte sono state le iniziative intraprese con successo: é stata aperta una sede commerciale e di sourcing a Hong Kong, la Di Varese International H.K., con il compito sia di distribuire sul mercato asiatico le collezioni sviluppate da Di Varese, sia di produrre un ingente quantitativo di calzature Sisley e United Colors of Benetton (oltre 1.000.000 di paia di scarpe) destinate al mercato europeo. Sul fronte statunitense, é stata inaugurata la Di Varese International U.S.A., che ha il compito di organizzare la distribuzione del prodotto Di Varese, per le linee Benetton e Sisley, in tutti gli Stati Uniti.
La Diadora viene fondata nel 1948 a Caerano S. Marco, nel cuore della Marca trevigiana, da Marcello Danieli per mettere a frutto l’esperienza calzaturiera maturata in diversi anni di lavoro nelle aziende del comprensorio Montebellunese.
Il nome Diadora deriva dal dalmata “de Iadera”, che significa “in regalo”, “per regalo”.
Le prime produzioni riguardano i prodotti classici della zona, scarpe da lavoro o da boscaiolo. Negli anni ‘50 la scarpa da boscaiolo diventa scarpa da roccia, l’azienda di Danieli da artigianale diventa piccola industria ed il nome Diadora inizia ad essere conosciuto ben oltre il territorio veneto.
Negli anni ‘60 il boom dello sci (sull’onda delle imprese sportive di Zeno Colò) spinge Marcello Danieli a costruire i primi scarponi e stivali da doposcì seguendo le tre caratteristiche principali che ogni modello Diadora, secondo lui deve avere: eleganza, comodità e robustezza.
Con l’avvento della plastica nell’industria dello scarpone da sci, l’impronta artigianale perde la sua importanza e i tre figli del fondatore (Pierluigi, l’attuale amministratore delegato, Roberto, il Presidente e Diego, l’Amministratore), nel frattempo subentrati alla guida dell’azienda, con una scelta strategica coraggiosa, ma coerente alla volontà di offrire modelli “fatti a mano”, abbandonano la produzione di scarponi per specializzarsi nei doposcì e nelle pedule da montagna.
Gli anni ‘70 rappresentano un periodo di grande importanza per Diadora: i tre fratelli Danieli sono i primi (1973), nel distretto di Montebelluna noto per la produzione esclusiva di scarpe da montagna, ad intraprendere la strada della fabbricazione di calzature per lo sport estivo (tennis, running e tempo libero) che permettono di colmare i vuoti di produzione che l’esclusività stagionale del doposcì e dello scarpone comporta. Nel 1977 inizia anche la produzione di scarpe da volley e da basket. Nello stesso anno si costruisce la prima forma di scarpa da calcio, in collaborazione con Roberto Bettega, l’avvio della produzione avverrà subito dopo i mondiali di calcio di Argentina del 1978.
Verso la metà dello stesso decennio prende il via un approccio al mercato che determinerà la fama mondiale delle scarpe Diadora: la sponsorizzazione. Le scelte dei personaggi , primo fra tutti il tennista Borg, contribuiscono in modo determinante alla affermazione del marchio. I nuovi prodotti vengono via via affinati con l’apporto di specialisti e di campioni sportivi che contribuiscono alla messa a punto e al collaudo di calzature d’avanguardia per le diverse discipline sportive.
Proprio per la necessità di essere all’altezza delle esigenze dei grandi campioni dello sport, dal 1981 è stato creato, all’interno dell’azienda, il Centro Ricerca Diadora (CRD), con lo scopo di individuare le innovazioni tecnologiche necessarie per essere all’avanguardia, di sperimentarle, di applicarle alla calzatura dell’atleta, del campione e, trasportarle poi in quella prodotta in serie. Si tratta di un lavoro di ampio respiro che coinvolge atleti, sportivi comuni, allenatori, ingegneri, ortopedici, medici, tecnici calzaturieri etc. e che comporta un investimento gravoso e prolungato nel tempo.
Attualmente Diadora ha in Italia due stabilimenti, uno a Caerano S. Marco (TV) e uno a Fonzaso (BL) per un totale di circa 600 addetti. Fino al 1975 la produzione avveniva completamente all’interno di essi, poi, gradualmente sono state deverticalizzate alcune fasi produttive: dal 1980 al 1985 gran parte del decentramento riguardava il semilavorato ed era concentrato in ambito locale, vicino alla capogruppo; nel 1986/88 parte della produzione avveniva anche nel Centro-Sud Italia, al fine di ottenere un mix prezzo-qualità competitivo rispetto alle produzioni delle multinazionali commerciali presenti in questo business. Già nel 1976 ha inizio qualche esperienza di decentramento del prodotto finito con la collaborazione di trading in Corea del Sud e Taiwan. Oggi Diadora come diverse altre aziende del distretto concentra la deverticalizzazione in due aree produttive: il Far East e l’Est Europa.
DIVAL
La ditta Dival viene fondata nel 1969 da Alfredo Bonora.
Produce doposcì in materiale sintetico e cuoio, scarpe da fondo e calzature sportive sia per il mercato interno che per l'estero.
DI VARESE
Nasce a Varese nel 1870 grazie allo spirito imprenditoriale di Santino Trolli, la prima società italiana per la produzione meccanica delle calzature. Allora si chiamava “Premiata Ditta Tomaie Giunte“.
Trolli rivoluzionò i tradizionali canoni di produzione delle calzature fino ad allora seguiti in tutto il mondo, sostituendo alla consueta lavorazione artigianale la produzione meccanica. Preoccupato dalle difficoltà incontrate a causa della diffidenza dei negozianti nei confronti della fabbrica, Luigi Trolli decide di integrare produzione e commercio all’interno della stessa azienda. Il primo negozio di vendita viene inaugurato nel pieno centro di Milano nel 1901. Nel 1910 nasce finalmente il “Calzaturificio di Varese” e la nuova generazione si sostituisce definitivamente all’antica. Settore industriale e settore commerciale si fondono e Varese diventa il centro della produzione e della distribuzione. Nei primi anni ‘30 la struttura del Calzaturificio Di Varese è ormai definita e i negozi sono già 50. Nonostante le difficoltà incontrate nel secondo conflitto mondiale, Di Varese apre nel primo dopoguerra 30 nuove filiali e avvia una capillare rete di concessionari. Nel 1974 i negozi Di Varese raggiungono quota 100 mentre i rivenditori autorizzati sono oltre 1.000. Nello stesso anno, la società viene ammessa alla quotazione della Borsa Valori di Milano.
Il 1982 è un anno storico per Di Varese. Il gruppo Benetton decide, infatti, di lanciarsi anche nel settore delle calzature. Il Calzaturificio Di Varese entra a far parte del colosso trevigiano e nasce il marchio “Divarese”, che identificherà le linee di prodotto classiche dell’azienda e la catena di negozi. L’ingresso nel Gruppo Benetton segna un profondo mutamento nel tradizionale approccio del Di Varese al mercato. A fianco dei prodotti classici di alta qualità come Zenith, la classica scarpa italiana da uomo, che da sempre caratterizza la produzione dell’Azienda, vengono inseriti i marchi della Capogruppo, che si rivolgono soprattutto ad un target giovane, quali United Colors of Benetton, Sisley e 012, ma anche ad un pubblico dai gusti un po’ ricercati, quali Giuliana Benetton e George Hogg.
Nel corso del ‘95, per quanto riguarda il mercato interno, è stata ulteriormente ampliata la rete di negozi Di Varese (attualmente 76), mentre sul fronte dei mercati esteri molte sono state le iniziative intraprese con successo: é stata aperta una sede commerciale e di sourcing a Hong Kong, la Di Varese International H.K., con il compito sia di distribuire sul mercato asiatico le collezioni sviluppate da Di Varese, sia di produrre un ingente quantitativo di calzature Sisley e United Colors of Benetton (oltre 1.000.000 di paia di scarpe) destinate al mercato europeo. Sul fronte statunitense, é stata inaugurata la Di Varese International U.S.A., che ha il compito di organizzare la distribuzione del prodotto Di Varese, per le linee Benetton e Sisley, in tutti gli Stati Uniti.
DOLOMITE
La storia della Dolomite prende avvio nel 1897, allorché viene fondata con il nome di "Calzoleria del Montello". Successivamente, trasformata in "Giuseppe Garbuio" prima (dal nome del fondatore) e in
"Dolomite", poi, l'azienda inizia un'intensa attività che le consentirà di diventare, nel giro di pochi decenni, leader nella produzione di scarpe da sci e da montagna.
Situata nel comune di Volpago del Montello, in una zona boscosa, che vede tra le principali attività proprio quella del taglio della legna, la "Dolomite", fin da subito attenta alle esigenze del mercato, comincia col produrre scarpe per boscaioli, cioè scarpe che, data la funzione cui erano destinate, dovevano avere particolari caratteristiche di robustezza e di morbidezza. Vengono prodotte anche scarpe per contadini e “da passeggio”.
Durante il primo conflitto la “Calzoleria del Montello” fornisce scarpe pesanti alle truppe.
Dopo la crisi degli anni 1929-33, con l’avvio dell’attività sciistica a livello di sport, la ditta, prima fra tutte in Italia, comincia la produzione di scarponi. Il nuovo tipo di calzatura nasce dalla trasformazione della precedente scarpa pesante a punta rotonda e suola liscia. Essa verrà realizzata sempre in cuoio, ma con punta quadrata e con un particolare canale sul tacco per l’alloggiamento dei primi rudimentali attacchi. In questo stesso periodo l’azienda inizia la sua collaborazione con i primi atleti.
Nel 1937 venne finalmente sostituita la tradizionale suola in cuoio con un nuovo materiale, il Vibram, nel 1939 l’intera squadra “Azzurri delle Fiamme Gialle” scia con scarponi “Dolomite”.
Durante la 2° Guerra mondiale, la fabbrica fornisce scarpe chiodate per le truppe alpine e, in virtù di ciò, lo stabilimento gode di particolare protezione tedesca.
Dal 1943 Garbuio ha al suo fianco il giovane genero, Gianni Munari e con lui - alla fine del conflitto - riesce a dare a Dolomite l’immagine della grande industria e conquistare prestigio sui mercati esteri.
Quando viene il momento delle grandi spedizioni sulle più alte vette del mondo, alla Dolomite si studiano e si confezionano le scarpe per i favolosi dominatori delle cime: nel 1954 Compagnoni e Lacedelli, assieme a tutti i loro compagni, calzano scarponi Dolomite; e così - nel 1958 - i vincitori del Gasherbrum IV; nel 1960 i membri della spedizione svizzera sull’Himalaya - Dhaulagiri; nel 1963/65 quelli delle spedizioni americana e indiana sull’Everest; nel 1968 quelli dell’Antartide; nel 1973 quelli della spedizione Monzino. . . Dall’anno della fondazione ben 66 spedizioni internazionali usano scarponi Dolomite. La Dolomite vince due volte, nel 1957 e nel 1967, il premio “Compasso d’oro”; nel 1970 la prima “Grolla d’oro” con gli scarponi “Sintesi”; un anno dopo ancora la Grolla per le calzature doposcì, un “Oscar della calzatura”, infine un diploma al merito fra le aziende benemerite nell’attività di esportazione. La ditta è anche membro ufficiale “A Resource” della Macy’s di New York. E’ tra i fornitori ufficiali della squadra azzurra e delle squadre di sci e alpinismo di Cecoslovacchia, Romania, Finlandia, Svezia, Norvegia, Spagna.
Al passo con i tempi, la Dolomite è stata una delle protagoniste dell’evoluzione della scarpa da sci dal “tutto cuoio” agli attuali modelli in plastica: dalle suole in plastica, alle tomaie di cuoio rivestito in plastica, o in gomma, e via via fino ai modelli odierni.
Dal 1992 entra in Dolomite Franco Vaccari, prima come azionista di maggioranza e nel 1995 come unico proprietario.
L’attuale produzione riguarda :
- scarponi da sci; doposcì; scarpe da trekking; accessori (guanti, berretti, borse); abbigliamento (da sci, outdoor inverno/estate, da tempo libero).
Nel novembre 1996 rileva il pacchetto di maggioranza della “Nitro Snowboard”, azienda svizzera leader nel mercato dello snowboard di fascia alta.
La storia della Dolomite prende avvio nel 1897, allorché viene fondata con il nome di "Calzoleria del Montello". Successivamente, trasformata in "Giuseppe Garbuio" prima (dal nome del fondatore) e in
"Dolomite", poi, l'azienda inizia un'intensa attività che le consentirà di diventare, nel giro di pochi decenni, leader nella produzione di scarpe da sci e da montagna.
Situata nel comune di Volpago del Montello, in una zona boscosa, che vede tra le principali attività proprio quella del taglio della legna, la "Dolomite", fin da subito attenta alle esigenze del mercato, comincia col produrre scarpe per boscaioli, cioè scarpe che, data la funzione cui erano destinate, dovevano avere particolari caratteristiche di robustezza e di morbidezza. Vengono prodotte anche scarpe per contadini e “da passeggio”.
Durante il primo conflitto la “Calzoleria del Montello” fornisce scarpe pesanti alle truppe.
Dopo la crisi degli anni 1929-33, con l’avvio dell’attività sciistica a livello di sport, la ditta, prima fra tutte in Italia, comincia la produzione di scarponi. Il nuovo tipo di calzatura nasce dalla trasformazione della precedente scarpa pesante a punta rotonda e suola liscia. Essa verrà realizzata sempre in cuoio, ma con punta quadrata e con un particolare canale sul tacco per l’alloggiamento dei primi rudimentali attacchi. In questo stesso periodo l’azienda inizia la sua collaborazione con i primi atleti.
Nel 1937 venne finalmente sostituita la tradizionale suola in cuoio con un nuovo materiale, il Vibram, nel 1939 l’intera squadra “Azzurri delle Fiamme Gialle” scia con scarponi “Dolomite”.
Durante la 2° Guerra mondiale, la fabbrica fornisce scarpe chiodate per le truppe alpine e, in virtù di ciò, lo stabilimento gode di particolare protezione tedesca.
Dal 1943 Garbuio ha al suo fianco il giovane genero, Gianni Munari e con lui - alla fine del conflitto - riesce a dare a Dolomite l’immagine della grande industria e conquistare prestigio sui mercati esteri.
Quando viene il momento delle grandi spedizioni sulle più alte vette del mondo, alla Dolomite si studiano e si confezionano le scarpe per i favolosi dominatori delle cime: nel 1954 Compagnoni e Lacedelli, assieme a tutti i loro compagni, calzano scarponi Dolomite; e così - nel 1958 - i vincitori del Gasherbrum IV; nel 1960 i membri della spedizione svizzera sull’Himalaya - Dhaulagiri; nel 1963/65 quelli delle spedizioni americana e indiana sull’Everest; nel 1968 quelli dell’Antartide; nel 1973 quelli della spedizione Monzino. . . Dall’anno della fondazione ben 66 spedizioni internazionali usano scarponi Dolomite. La Dolomite vince due volte, nel 1957 e nel 1967, il premio “Compasso d’oro”; nel 1970 la prima “Grolla d’oro” con gli scarponi “Sintesi”; un anno dopo ancora la Grolla per le calzature doposcì, un “Oscar della calzatura”, infine un diploma al merito fra le aziende benemerite nell’attività di esportazione. La ditta è anche membro ufficiale “A Resource” della Macy’s di New York. E’ tra i fornitori ufficiali della squadra azzurra e delle squadre di sci e alpinismo di Cecoslovacchia, Romania, Finlandia, Svezia, Norvegia, Spagna.
Al passo con i tempi, la Dolomite è stata una delle protagoniste dell’evoluzione della scarpa da sci dal “tutto cuoio” agli attuali modelli in plastica: dalle suole in plastica, alle tomaie di cuoio rivestito in plastica, o in gomma, e via via fino ai modelli odierni.
Dal 1992 entra in Dolomite Franco Vaccari, prima come azionista di maggioranza e nel 1995 come unico proprietario.
L’attuale produzione riguarda :
- scarponi da sci; doposcì; scarpe da trekking; accessori (guanti, berretti, borse); abbigliamento (da sci, outdoor inverno/estate, da tempo libero).
Nel novembre 1996 rileva il pacchetto di maggioranza della “Nitro Snowboard”, azienda svizzera leader nel mercato dello snowboard di fascia alta.
EFFETRE
Fondata nel 1980 da Giuseppe Frassetto è oggi gestita come Srl dai due soci Giancarlo e Francesca Frassetto. La produzione, relativa a doposcì, sandali da donna e calzature eleganti da donna, è rivolta per l’85% al mercato dell’Europa Occidentale .
EMMEVI
Il Calzaturificio Emmevi Srl è nato, nel 1972, come laboratorio artigiano per la produzione di tomaie in conto lavorazione.
La successiva trasformazione in azienda di prodotto finito e marchio proprio è avvenuta rapidamente grazie al dinamismo e alla intraprendenza dei titolari. Da circa 7-8 anni si è aggiunta alla gamma di doposcì, la scarpa da trekking grazie alla quale la Emmevi è riuscita ad entrare in nuovi importanti mercati.
Il fatturato nel 1995 ha superato i 7 miliardi di lire suddivisi fra Italia, Europa, America e Giappone.
ENNESPORT & STYLE
La Ennesport & Style, presente da 10 anni nel settore della calzatura sportiva ha, anno dopo anno migliorato e diversificato la produzione invernale, puntando sempre sulla qualità.
Attualmente vanta una qualificata linea di calzature per usi automobilistici, karting, rally, formule diverse ed una linea casual- sportiva.
Il fatturato del 1995 ha raggiunto i 2 miliardi di lire.
FABBRICA FORME MONTEBELLUNA ora FORMIFICIO ROMAGNOLO
Nel 1954 Antonio Gazziero fonda la ditta Gazziero rivolta alla produzione di forme in legno per calzature e zoccoli in legno. Attualmente l'azienda gestita da Francesco Gazziero produce forme in plastica per calzature, lacci per calzature e cordoncini per abbigliamento che vengono commercializzate per il 25% all'estero (Germania, Austria, Svizzera, Spagna e Francia).
Fondata nel 1980 da Giuseppe Frassetto è oggi gestita come Srl dai due soci Giancarlo e Francesca Frassetto. La produzione, relativa a doposcì, sandali da donna e calzature eleganti da donna, è rivolta per l’85% al mercato dell’Europa Occidentale .
EMMEVI
Il Calzaturificio Emmevi Srl è nato, nel 1972, come laboratorio artigiano per la produzione di tomaie in conto lavorazione.
La successiva trasformazione in azienda di prodotto finito e marchio proprio è avvenuta rapidamente grazie al dinamismo e alla intraprendenza dei titolari. Da circa 7-8 anni si è aggiunta alla gamma di doposcì, la scarpa da trekking grazie alla quale la Emmevi è riuscita ad entrare in nuovi importanti mercati.
Il fatturato nel 1995 ha superato i 7 miliardi di lire suddivisi fra Italia, Europa, America e Giappone.
ENNESPORT & STYLE
La Ennesport & Style, presente da 10 anni nel settore della calzatura sportiva ha, anno dopo anno migliorato e diversificato la produzione invernale, puntando sempre sulla qualità.
Attualmente vanta una qualificata linea di calzature per usi automobilistici, karting, rally, formule diverse ed una linea casual- sportiva.
Il fatturato del 1995 ha raggiunto i 2 miliardi di lire.
FABBRICA FORME MONTEBELLUNA ora FORMIFICIO ROMAGNOLO
Nel 1954 Antonio Gazziero fonda la ditta Gazziero rivolta alla produzione di forme in legno per calzature e zoccoli in legno. Attualmente l'azienda gestita da Francesco Gazziero produce forme in plastica per calzature, lacci per calzature e cordoncini per abbigliamento che vengono commercializzate per il 25% all'estero (Germania, Austria, Svizzera, Spagna e Francia).
GAERNE
Nel 1964 Ernesto Gazzola, attuale proprietario di Gaerne, apre una piccola unità produttiva per la realizzazione di calzature da montagna.
L’azienda ha fin dal suo inizio una crescita progressiva e, nel corso degli anni ‘70 riesce a diversificare la sua gamma produttiva sviluppando nuove linee di calzature sportive destinate al motociclismo e al ciclismo.
Grazie al know-how acquisito e al trasferimento dei processi lavorativi impiegati nelle calzature da montagna, Gaerne diventa rapidamente un marchio leader nel mercato delle due ruote, motorizzate e non, rivolgendo gran parte della propria forza produttiva verso questi settori.
Per la progettazione e lo sviluppo di questi prodotti, Gaerne si avvale dell’ausilio di grandi campioni, coniugando le esperienze acquisite con tecnologie e materiali d’avanguardia con l’abilità e la tradizione di esperti artigiani;
Nel frattempo non abbandona comunque il mercato del tempo libero e crea una serie di prodotti di nicchia altamente specializzati, dalle caratteristiche qualitative superiori che trovano la propria sintesi nella linea “Natural Life”.
Le calzature attualmente presenti nella collezione Gaerne spaziano dalle scarpe pesanti da città a quelle per il trekking leggero, da quelle destinate al lavoro all’aria aperta, a quelle per l’alta montagna.
Nel 1964 Ernesto Gazzola, attuale proprietario di Gaerne, apre una piccola unità produttiva per la realizzazione di calzature da montagna.
L’azienda ha fin dal suo inizio una crescita progressiva e, nel corso degli anni ‘70 riesce a diversificare la sua gamma produttiva sviluppando nuove linee di calzature sportive destinate al motociclismo e al ciclismo.
Grazie al know-how acquisito e al trasferimento dei processi lavorativi impiegati nelle calzature da montagna, Gaerne diventa rapidamente un marchio leader nel mercato delle due ruote, motorizzate e non, rivolgendo gran parte della propria forza produttiva verso questi settori.
Per la progettazione e lo sviluppo di questi prodotti, Gaerne si avvale dell’ausilio di grandi campioni, coniugando le esperienze acquisite con tecnologie e materiali d’avanguardia con l’abilità e la tradizione di esperti artigiani;
Nel frattempo non abbandona comunque il mercato del tempo libero e crea una serie di prodotti di nicchia altamente specializzati, dalle caratteristiche qualitative superiori che trovano la propria sintesi nella linea “Natural Life”.
Le calzature attualmente presenti nella collezione Gaerne spaziano dalle scarpe pesanti da città a quelle per il trekking leggero, da quelle destinate al lavoro all’aria aperta, a quelle per l’alta montagna.
GARDEN SPORT
La Garden Sport nasce nel 1963 su iniziativa di Odorico Deon. Validamente aiutato all’inizio solo dalla moglie Bianca viene in seguito coinvolto nella conduzione aziendale anche il figlio Giuliano.
La produzione, relativa a doposcì da montagna e città, stivali, calzature da trekking e tempo libero, è per il 70% oggetto di
esportazione. L’accento è posto sull’accurata scelta dei pellami naturali abbinati a materiali di nuova concezione e sulla lavorazione artigianale che il titolare segue costantemente nelle sue diverse fasi.
La Garden Sport nasce nel 1963 su iniziativa di Odorico Deon. Validamente aiutato all’inizio solo dalla moglie Bianca viene in seguito coinvolto nella conduzione aziendale anche il figlio Giuliano.
La produzione, relativa a doposcì da montagna e città, stivali, calzature da trekking e tempo libero, è per il 70% oggetto di
esportazione. L’accento è posto sull’accurata scelta dei pellami naturali abbinati a materiali di nuova concezione e sulla lavorazione artigianale che il titolare segue costantemente nelle sue diverse fasi.
GARMONT ora CALZATURIFICIO MORLIN
Nel 1964, forte delle sue esperienze, Nando Garbuio dà vita ad un’azienda moderna, all’avanguardia nel suo settore e che tuttavia affonda le sue radici nella solida tradizione locale. In poco tempo la Garmont si afferma in campo mondiale come una fra le ditte leader nella produzione di scarponi da sci. Quando nella conduzione della azienda a Nando Garbuio succede il figlio Carlo, l’espansione continua. Negli ultimi dieci anni la produzione aumenta in modo notevole fino a quintuplicarsi.
Tra i brevetti più importanti ottenuti dalla ditta si ricordano: le fasce avvolgenti del “Mach 3”, tre bande in acciaio speciale che fasciano il piede in tutta la sua circonferenza, in punta, nella parte mediana e sul collo, esercitando un’azione ottimale di chiusura; gli incastri antitorsione; l’Airflex, una scarpetta a imbottitura automodellante con il plantare a regolazione anatomica e così via.
Di tutta la produzione Garmont (il 90% della quale è costituito da scarponi da sci e il rimanente 10% da tutti gli altri tipi di scarpe da montagna) circa l’80% viene assorbito da mercati esteri.
Studi, ricerche, collaudi impietosi, scelta dei materiali, qualità design accurato secondo le tradizioni della “linea italiana” sono alla base di ogni nuova iniziativa della Garmont. Il tutto integrato da una rete
di distribuzione e di vendita che copre capillarmente oltre una ventina di nazioni diverse, dagli Stati Uniti al Giappone, al Cile, a tutta l’Europa occidentale. Per la Garmont anche Marocco, Libano, Australia e Nuova Zelanda sono mercati di vendita, magari i più “singolari” mercati per scarponi da sci, per scarpe speciali da roccia, da fondo, per doposcì. Per tutta quella produzione insomma, che quotidianamente esce dalle linee di montagna del calzaturificio di Volpago del Montello.
L’informazione ha un posto di rilievo, tanto che la Garmont si avvale di un centro elettronico modernissimo che coadiuva l’azienda sia nel settore amministrativo che in quello produttivo, fornendo registrazioni, statistiche, previsioni, calcoli.
Dove si ritiene necessario il ricorso all’esperienza altrui, la Garmont non esita a rivolgersi a chi questa esperienza la può fornire con certezza. E’ il caso, ad esempio, degli studi in corso da tempo in collaborazione con la Pininfarina, indiscussa leader del design industriale italiano; e così, la Garmont è riuscita anche ad assicurarsi la collaborazione di Oreste Peccedi, considerato uno dei massimi tecnici dello sci mondiale per aver allenato durante molti anni i campioni dello sci azzurro, da Gustavo Thoeni in poi.
Nel 1964, forte delle sue esperienze, Nando Garbuio dà vita ad un’azienda moderna, all’avanguardia nel suo settore e che tuttavia affonda le sue radici nella solida tradizione locale. In poco tempo la Garmont si afferma in campo mondiale come una fra le ditte leader nella produzione di scarponi da sci. Quando nella conduzione della azienda a Nando Garbuio succede il figlio Carlo, l’espansione continua. Negli ultimi dieci anni la produzione aumenta in modo notevole fino a quintuplicarsi.
Tra i brevetti più importanti ottenuti dalla ditta si ricordano: le fasce avvolgenti del “Mach 3”, tre bande in acciaio speciale che fasciano il piede in tutta la sua circonferenza, in punta, nella parte mediana e sul collo, esercitando un’azione ottimale di chiusura; gli incastri antitorsione; l’Airflex, una scarpetta a imbottitura automodellante con il plantare a regolazione anatomica e così via.
Di tutta la produzione Garmont (il 90% della quale è costituito da scarponi da sci e il rimanente 10% da tutti gli altri tipi di scarpe da montagna) circa l’80% viene assorbito da mercati esteri.
Studi, ricerche, collaudi impietosi, scelta dei materiali, qualità design accurato secondo le tradizioni della “linea italiana” sono alla base di ogni nuova iniziativa della Garmont. Il tutto integrato da una rete
di distribuzione e di vendita che copre capillarmente oltre una ventina di nazioni diverse, dagli Stati Uniti al Giappone, al Cile, a tutta l’Europa occidentale. Per la Garmont anche Marocco, Libano, Australia e Nuova Zelanda sono mercati di vendita, magari i più “singolari” mercati per scarponi da sci, per scarpe speciali da roccia, da fondo, per doposcì. Per tutta quella produzione insomma, che quotidianamente esce dalle linee di montagna del calzaturificio di Volpago del Montello.
L’informazione ha un posto di rilievo, tanto che la Garmont si avvale di un centro elettronico modernissimo che coadiuva l’azienda sia nel settore amministrativo che in quello produttivo, fornendo registrazioni, statistiche, previsioni, calcoli.
Dove si ritiene necessario il ricorso all’esperienza altrui, la Garmont non esita a rivolgersi a chi questa esperienza la può fornire con certezza. E’ il caso, ad esempio, degli studi in corso da tempo in collaborazione con la Pininfarina, indiscussa leader del design industriale italiano; e così, la Garmont è riuscita anche ad assicurarsi la collaborazione di Oreste Peccedi, considerato uno dei massimi tecnici dello sci mondiale per aver allenato durante molti anni i campioni dello sci azzurro, da Gustavo Thoeni in poi.
G&G
Fondata nel 1976 da Gino Montagner come solettificio, diventa ben presto produttrice per conto terzi di accessori per calzature e per abbigliamento. Le esportazioni rivolte a Francia, Slovenia, Germania, Austria, Israele, Argentina e USA raggiungono il 30% del fatturato
GRISPORT
La Grisport nasce nel 1977 come continuazione della ditta individuale di Graziano Grigolato con la collaborazione del fratello Mario. Si sviluppa come ditta artigianale, puntando fin dall’inizio sulla buona qualità della scarpa e sulla comodità della calzata sia per quanto riguarda la linea trekking che quella per il tempo libero.
Nel 1980, l’avvio di una rete commerciale che copre tutta l’Europa consente di raggiungere anche sul mercato europeo il successo ottenuto in quello italiano. Fino al 1990 la ditta si consolida come fatturato e come produzione per puntare poi al mercato extraeuropeo, in particolare in Giappone, Stati Uniti, Canada, Paesi africani.
Attualmente segue una nutrita clientela in varie parti del mondo esportando circa il 75% del proprio fatturato che si aggira per il 1995 a 60 miliardi di lire.
HTM
Il gruppo HTM è il quinto produttore mondiale di scarponi da sci. Esso si è costituito tramite una serie di acquisizioni:
- nel 1982 Brixia, azienda produttrice di scarponi, situata nella provincia di Brescia, entra in possesso del marchio e dei brevetti Munari;
- nel 1989 Brixia acquista la San Marco International.
Sia Munari che San Marco sono due aziende situate nel distretto, con una lunga tradizione nella produzione di scarponi da montagna e da sci che, nel corso degli anni, hanno accumulato un valido know-how tecnologico, ma non hanno avuto le risorse finanziarie sufficienti per superare la crisi che nei primi anni ‘80 ha coinvolto il comparto.
Brixia produce e commercializza i propri prodotti con i marchi San Marco e Munari, sfruttando la loro immagine di scarponi a basso prezzo, per inserirsi in questa fascia di mercato.
Ben presto, però, l’internazionalizzazione dei mercati e la successiva commercializzazione dei prodotti in tutto il mondo fa sentire a Brixia la necessità di modificare la sua struttura organizzativa e distributiva, nonché di riposizionare sul mercato i propri prodotti. Un intervento di questo tipo richiede ingenti investimenti: per questo, nel 1990, Brixia decide di entrare a far parte del Gruppo internazionale HTM. Tale gruppo, già operante nei comparti dello sci (Head), degli attacchi (Tyrolia), del tennis (Head) e delle attrezzature subacquee (Mares), con l’acquisizione di Brixia arriva a completare il pacchetto di offerta di attrezzi per gli sports invernali.
Alla fine del 1993 il controllo di HTM passa da un variegato gruppo di investitori internazionali nelle mani di Austria Tabak, il monopolio austriaco dei tabacchi. Questo dura però solo due anni; le notevoli perdite accumulate dalle società austriache del gruppo Head e Tyrolia, fanno si che nella seconda metà del 1995 Austria Tabak ceda la quasi totalità delle quote del gruppo alla finanziaria Bellevue di proprietà dello svedese Johan Eliasch.
JOLLY SCARPE
Dopo aver lavorato per cinque anni alla “Nordica”, per tre anni in Svizzera sempre nel settore calzaturiero, e infine per tre anni alla “Siberia”, Giuliano Zanatta decide di fare il rappresentante sempre nel settore calzaturiero. Dopo aver preparato un campionario per la fiera, (dove vende 80.000 paia), nel 1980 si iscrive alla Camera del Commercio e comincia la sua attività con la produzione di "Moon Boots".
Tale produzione è facilissima da realizzare e il prodotto è molto richiesto dal mercato. Così, con l’aiuto di tre o quattro orlatrici e di una decina di ragazze appena uscite dalla scuola media, fonda il calzaturificio "Istrana" a Istrana (Treviso).
Nel 1980 la fabbrica produce circa 90.000 paia di scarpe, nel 1981 150.000, nel 1982 250.000.
Dopo tre anni di attività intensa si vede già all'orizzonte la crisi del "Moon Boot": il prodotto, infatti, esiste già da 12 - 13 anni, il mercato è abbastanza saturo e cominciano a mancare le condizioni atmosferiche necessarie per continuare ancora a lungo quella produzione.
Volendo realizzare qualcosa di nuovo lancia per primo il "City boot", una specie di "Moon Boot", ma non più di forma goffa con una grossa suola cucita: ha la suola incollata, che non dipende più necessariamente dal freddo e dalla neve; inoltre è adatto ai clienti del Nord Europa, come la Germania, la Svizzera, la Scandinavia, ecc.
Nel 1983 viene venduta la ditta a Istrana e nasce la "Jolly", con sede a Montebelluna.
Quell'anno vengono prodotti 100.000 paia di "City Boot".
I materiali usati sono gli stessi impiegati per il "Moon Boot", cioè tessuti e suole in gomma.
Nel 1986 (l'apice) l'azienda conta 180 operai che lavorano all' interno, un fatturato di 10 miliardi annui e 800.000 paia di scarpe prodotte.
La crisi inizia proprio con il 1986: quando la ditta è costretta a vendere il capannone costruito con molti sacrifici e a tornare in affitto con una struttura ridotta al 50%.
Nel 1987 si producono 250.000 paia di scarpe in meno, l'anno dopo si registra un ulteriore calo del 50%, nel 1989 si arriva a 40.000 paia.
Il '91 porta una leggera ripresa e l’azienda viene ‘salvata' da quei prodotti come le scarpe da ciclismo e da trekking creati ancor prima della crisi.
La Jolly è orientata a vendere al grosso dettaglio o al grossista.
In percentuale la sua produzione è così divisa:
- 95% scarpe da trekking
- 5% scarpe da ciclismo
Fondata nel 1976 da Gino Montagner come solettificio, diventa ben presto produttrice per conto terzi di accessori per calzature e per abbigliamento. Le esportazioni rivolte a Francia, Slovenia, Germania, Austria, Israele, Argentina e USA raggiungono il 30% del fatturato
GRISPORT
La Grisport nasce nel 1977 come continuazione della ditta individuale di Graziano Grigolato con la collaborazione del fratello Mario. Si sviluppa come ditta artigianale, puntando fin dall’inizio sulla buona qualità della scarpa e sulla comodità della calzata sia per quanto riguarda la linea trekking che quella per il tempo libero.
Nel 1980, l’avvio di una rete commerciale che copre tutta l’Europa consente di raggiungere anche sul mercato europeo il successo ottenuto in quello italiano. Fino al 1990 la ditta si consolida come fatturato e come produzione per puntare poi al mercato extraeuropeo, in particolare in Giappone, Stati Uniti, Canada, Paesi africani.
Attualmente segue una nutrita clientela in varie parti del mondo esportando circa il 75% del proprio fatturato che si aggira per il 1995 a 60 miliardi di lire.
HTM
Il gruppo HTM è il quinto produttore mondiale di scarponi da sci. Esso si è costituito tramite una serie di acquisizioni:
- nel 1982 Brixia, azienda produttrice di scarponi, situata nella provincia di Brescia, entra in possesso del marchio e dei brevetti Munari;
- nel 1989 Brixia acquista la San Marco International.
Sia Munari che San Marco sono due aziende situate nel distretto, con una lunga tradizione nella produzione di scarponi da montagna e da sci che, nel corso degli anni, hanno accumulato un valido know-how tecnologico, ma non hanno avuto le risorse finanziarie sufficienti per superare la crisi che nei primi anni ‘80 ha coinvolto il comparto.
Brixia produce e commercializza i propri prodotti con i marchi San Marco e Munari, sfruttando la loro immagine di scarponi a basso prezzo, per inserirsi in questa fascia di mercato.
Ben presto, però, l’internazionalizzazione dei mercati e la successiva commercializzazione dei prodotti in tutto il mondo fa sentire a Brixia la necessità di modificare la sua struttura organizzativa e distributiva, nonché di riposizionare sul mercato i propri prodotti. Un intervento di questo tipo richiede ingenti investimenti: per questo, nel 1990, Brixia decide di entrare a far parte del Gruppo internazionale HTM. Tale gruppo, già operante nei comparti dello sci (Head), degli attacchi (Tyrolia), del tennis (Head) e delle attrezzature subacquee (Mares), con l’acquisizione di Brixia arriva a completare il pacchetto di offerta di attrezzi per gli sports invernali.
Alla fine del 1993 il controllo di HTM passa da un variegato gruppo di investitori internazionali nelle mani di Austria Tabak, il monopolio austriaco dei tabacchi. Questo dura però solo due anni; le notevoli perdite accumulate dalle società austriache del gruppo Head e Tyrolia, fanno si che nella seconda metà del 1995 Austria Tabak ceda la quasi totalità delle quote del gruppo alla finanziaria Bellevue di proprietà dello svedese Johan Eliasch.
JOLLY SCARPE
Dopo aver lavorato per cinque anni alla “Nordica”, per tre anni in Svizzera sempre nel settore calzaturiero, e infine per tre anni alla “Siberia”, Giuliano Zanatta decide di fare il rappresentante sempre nel settore calzaturiero. Dopo aver preparato un campionario per la fiera, (dove vende 80.000 paia), nel 1980 si iscrive alla Camera del Commercio e comincia la sua attività con la produzione di "Moon Boots".
Tale produzione è facilissima da realizzare e il prodotto è molto richiesto dal mercato. Così, con l’aiuto di tre o quattro orlatrici e di una decina di ragazze appena uscite dalla scuola media, fonda il calzaturificio "Istrana" a Istrana (Treviso).
Nel 1980 la fabbrica produce circa 90.000 paia di scarpe, nel 1981 150.000, nel 1982 250.000.
Dopo tre anni di attività intensa si vede già all'orizzonte la crisi del "Moon Boot": il prodotto, infatti, esiste già da 12 - 13 anni, il mercato è abbastanza saturo e cominciano a mancare le condizioni atmosferiche necessarie per continuare ancora a lungo quella produzione.
Volendo realizzare qualcosa di nuovo lancia per primo il "City boot", una specie di "Moon Boot", ma non più di forma goffa con una grossa suola cucita: ha la suola incollata, che non dipende più necessariamente dal freddo e dalla neve; inoltre è adatto ai clienti del Nord Europa, come la Germania, la Svizzera, la Scandinavia, ecc.
Nel 1983 viene venduta la ditta a Istrana e nasce la "Jolly", con sede a Montebelluna.
Quell'anno vengono prodotti 100.000 paia di "City Boot".
I materiali usati sono gli stessi impiegati per il "Moon Boot", cioè tessuti e suole in gomma.
Nel 1986 (l'apice) l'azienda conta 180 operai che lavorano all' interno, un fatturato di 10 miliardi annui e 800.000 paia di scarpe prodotte.
La crisi inizia proprio con il 1986: quando la ditta è costretta a vendere il capannone costruito con molti sacrifici e a tornare in affitto con una struttura ridotta al 50%.
Nel 1987 si producono 250.000 paia di scarpe in meno, l'anno dopo si registra un ulteriore calo del 50%, nel 1989 si arriva a 40.000 paia.
Il '91 porta una leggera ripresa e l’azienda viene ‘salvata' da quei prodotti come le scarpe da ciclismo e da trekking creati ancor prima della crisi.
La Jolly è orientata a vendere al grosso dettaglio o al grossista.
In percentuale la sua produzione è così divisa:
- 95% scarpe da trekking
- 5% scarpe da ciclismo
KAMPUS
La Kampus è nata con il boom calzaturiero degli anni ‘70 quando, alle vecchie, consolidate e storiche aziende, si sono aggiunte nuove realtà con prodotti di costo medio indirizzati alla città e non solo alla montagna, da sempre patrimonio del Montebellunese.
Nel 1976 quando il titolare, Eros Tonini, dopo aver maturato significative esperienze professionali nel settore, decide di lavorare in proprio, fonda la Kampus.
L’azienda è rimasta volutamente di piccole dimensioni al fine di mantenere interne tutte le fasi dallo studio alla realizzazione del prodotto.
Produce con marchio proprio doposcì, stivali interni multiuso e mini trekking molto specialistico che vengono distribuiti in Italia ed in 15 paesi stranieri a conferma di un ottimo rapporto qualità prezzo conseguito.
La Kampus è nata con il boom calzaturiero degli anni ‘70 quando, alle vecchie, consolidate e storiche aziende, si sono aggiunte nuove realtà con prodotti di costo medio indirizzati alla città e non solo alla montagna, da sempre patrimonio del Montebellunese.
Nel 1976 quando il titolare, Eros Tonini, dopo aver maturato significative esperienze professionali nel settore, decide di lavorare in proprio, fonda la Kampus.
L’azienda è rimasta volutamente di piccole dimensioni al fine di mantenere interne tutte le fasi dallo studio alla realizzazione del prodotto.
Produce con marchio proprio doposcì, stivali interni multiuso e mini trekking molto specialistico che vengono distribuiti in Italia ed in 15 paesi stranieri a conferma di un ottimo rapporto qualità prezzo conseguito.
LA CAMPEGINA
Dopo un’esperienza pluriennale in un calzaturificio di Maser che produceva calzature militari cucite a mano, Claudio Fruscalzo decide, nel 1974, di mettersi in proprio fondando la Campegina.
L’azienda ha sede inizialmente in un vecchio edificio di Cornuda e produce calzature sportive (escursionismo da montagna, caccia, roccia) e doposcì che rimangono ancora oggi le tipologie di riferimento.
Inizialmente vende al dettaglio e a qualche grossista, soprattutto in Italia
Nel 1976-77 partecipa alle prime fiere del settore (MIAS, ISPO, ecc.).
La creazione dei modelli avviene ad opera di modellisti presenti in azienda fin dall’inizio e di modellisti esterni.
La produzione punta sulla qualità, collocandosi nella fascia medio-alta di prezzo.
All’interno dell’azienda si producono scarpe specialistiche che richiedono quindi una lavorazione complessa, mentre all’esterno si produce, per esempio il “buttero” tradizionale, avvalendosi di operai a domicilio (per i quali a loro volta lavorano 4-5 persone).
In percentuale si producono :
- il 60% di scarpe invernali;
- il 40% di scarpe estive.
L’azienda esporta in prevalenza nei paesi dell’Unione Economica, in Canada ed in Giappone.
Dopo un’esperienza pluriennale in un calzaturificio di Maser che produceva calzature militari cucite a mano, Claudio Fruscalzo decide, nel 1974, di mettersi in proprio fondando la Campegina.
L’azienda ha sede inizialmente in un vecchio edificio di Cornuda e produce calzature sportive (escursionismo da montagna, caccia, roccia) e doposcì che rimangono ancora oggi le tipologie di riferimento.
Inizialmente vende al dettaglio e a qualche grossista, soprattutto in Italia
Nel 1976-77 partecipa alle prime fiere del settore (MIAS, ISPO, ecc.).
La creazione dei modelli avviene ad opera di modellisti presenti in azienda fin dall’inizio e di modellisti esterni.
La produzione punta sulla qualità, collocandosi nella fascia medio-alta di prezzo.
All’interno dell’azienda si producono scarpe specialistiche che richiedono quindi una lavorazione complessa, mentre all’esterno si produce, per esempio il “buttero” tradizionale, avvalendosi di operai a domicilio (per i quali a loro volta lavorano 4-5 persone).
In percentuale si producono :
- il 60% di scarpe invernali;
- il 40% di scarpe estive.
L’azienda esporta in prevalenza nei paesi dell’Unione Economica, in Canada ed in Giappone.
LA MONDIALE
Nel 1946 Silvio Rizzotto fonda la ditta “La Mondiale”. La produzione, che riguarda scarpe da trekking, pedule e stivali in pelle è essenzialmente rivolta al mercato straniero (Stati Uniti, Canada, Francia, Svizzera, Danimarca, Austria, Norvegia, Finlandia) con particolare riferimento a quello tedesco. Attualmente l’attività è continuata dai figli del titolare: i fratelli Rizzotto.
Nel 1946 Silvio Rizzotto fonda la ditta “La Mondiale”. La produzione, che riguarda scarpe da trekking, pedule e stivali in pelle è essenzialmente rivolta al mercato straniero (Stati Uniti, Canada, Francia, Svizzera, Danimarca, Austria, Norvegia, Finlandia) con particolare riferimento a quello tedesco. Attualmente l’attività è continuata dai figli del titolare: i fratelli Rizzotto.
LANGE
Nel 1966 Giustina Demetz, componente della squadra azzurra di sci, vede per la prima volta atleti americani presentarsi alle competizioni con strani scarponi in plastica. Per la verità tutti i concorrenti europei rimangono colpiti da quegli scafi di forma e concezione nuovissime, che due anni dopo, a Grenoble, danno a tutti la sensazione che, a loro insaputa, una rivoluzione sia avvenuta in qualche parte del mondo.
Proprio in quegli anni, infatti, Bob Lange, chimico e sciatore provetto, era riuscito a mettere a punto un suo progetto per fabbricare gli scarponi non più con il classico cuoio, ma in una nuova sostanza plastica, l’Adiprene, che viene colata in apposite forme. All’interno dello scafo un’altra novità - una scarpetta dotata di un automodellante, il Flo, grazie al quale l’alveo che deve accogliere il piede ne assume in pochi istanti perfettamente la forma. Non solo era stata inventata una scarpa nuova, ma veniva avviato da quel momento un processo nuovo di tecnica sciistica.
Nel 1969 la Lange americana, società satellite della Garcia Co. del Connecticut, decide di aprire in Italia una succursale; dà vita ad una fabbrica modello a Mollaro, in Val di Non, a pochi chilometri da Trento, e ne affida la direzione al dott. Collini. Successivamente entrano nello staff un chimico tedesco, il dott. Mayer, e Giustina Demetz per la parte commerciale.
Gli scafi vengono costruiti negli Stati Uniti, e a Mollaro la scarpa viene confezionata e completata. Questo fino al 1976, quando anche la Lange italiana si attrezza per fabbricare tutto, dagli scafi in adiprene o poliuretano iniettato, al resto.
Il risultato, la casa madre, negli Stati Uniti, ora copre il fabbisogno del mercato americano, mentre la produzione italiana risponde alle richieste di quello europeo e in parte di quello giapponese.
Lange, nel 1986, rileva dal gruppo Warrington la Caber, azienda del distretto Montebellunese, che supporta con la propria rete di vendita.
Nel 1989 Lange, già di proprietà di Monsieur Boix-Vives, presidente del gruppo francese Rossignol, entra a far parte del gruppo stesso. Resta comunque un marchio separato rispetto a Rossignol, e persegue una politica di nicchia cercando di mantenere la leadership nello scarpone a 4 ganci, dotato di elevata tecnicità. I suoi prodotti si collocano nella fascia alta di mercato ed hanno come target di consumatori gli sciatori agonisti e molto esperti.
Attualmente nell’ex stabilimento Caber di Montebelluna vengono effettuate le operazioni di progettazione dello scarpone, di produzione dello scafo, di assemblaggio, di logistica e di distribuzione. A Mollaro, si continua a produrre la scarpetta interna.
Nel 1966 Giustina Demetz, componente della squadra azzurra di sci, vede per la prima volta atleti americani presentarsi alle competizioni con strani scarponi in plastica. Per la verità tutti i concorrenti europei rimangono colpiti da quegli scafi di forma e concezione nuovissime, che due anni dopo, a Grenoble, danno a tutti la sensazione che, a loro insaputa, una rivoluzione sia avvenuta in qualche parte del mondo.
Proprio in quegli anni, infatti, Bob Lange, chimico e sciatore provetto, era riuscito a mettere a punto un suo progetto per fabbricare gli scarponi non più con il classico cuoio, ma in una nuova sostanza plastica, l’Adiprene, che viene colata in apposite forme. All’interno dello scafo un’altra novità - una scarpetta dotata di un automodellante, il Flo, grazie al quale l’alveo che deve accogliere il piede ne assume in pochi istanti perfettamente la forma. Non solo era stata inventata una scarpa nuova, ma veniva avviato da quel momento un processo nuovo di tecnica sciistica.
Nel 1969 la Lange americana, società satellite della Garcia Co. del Connecticut, decide di aprire in Italia una succursale; dà vita ad una fabbrica modello a Mollaro, in Val di Non, a pochi chilometri da Trento, e ne affida la direzione al dott. Collini. Successivamente entrano nello staff un chimico tedesco, il dott. Mayer, e Giustina Demetz per la parte commerciale.
Gli scafi vengono costruiti negli Stati Uniti, e a Mollaro la scarpa viene confezionata e completata. Questo fino al 1976, quando anche la Lange italiana si attrezza per fabbricare tutto, dagli scafi in adiprene o poliuretano iniettato, al resto.
Il risultato, la casa madre, negli Stati Uniti, ora copre il fabbisogno del mercato americano, mentre la produzione italiana risponde alle richieste di quello europeo e in parte di quello giapponese.
Lange, nel 1986, rileva dal gruppo Warrington la Caber, azienda del distretto Montebellunese, che supporta con la propria rete di vendita.
Nel 1989 Lange, già di proprietà di Monsieur Boix-Vives, presidente del gruppo francese Rossignol, entra a far parte del gruppo stesso. Resta comunque un marchio separato rispetto a Rossignol, e persegue una politica di nicchia cercando di mantenere la leadership nello scarpone a 4 ganci, dotato di elevata tecnicità. I suoi prodotti si collocano nella fascia alta di mercato ed hanno come target di consumatori gli sciatori agonisti e molto esperti.
Attualmente nell’ex stabilimento Caber di Montebelluna vengono effettuate le operazioni di progettazione dello scarpone, di produzione dello scafo, di assemblaggio, di logistica e di distribuzione. A Mollaro, si continua a produrre la scarpetta interna.
LA REGINETTA
La Reginetta è stata fondata nel 1980 ad opera di Pietro Bastasin che nel corso degli anni ha modificato ragione sociale, nel 1987 in S.a.s. e nel 1995 nell’attuale S.r.l..
La produzione che riguarda prevalentemente pedule e calzature da trekking è per il 90% esportata nei paesi europei (soprattutto in Inghilterra, Benelux e Svizzera) con un fatturato complessivo, nel 1995, di circa 8 miliardi di lire. L’azienda è di medie dimensioni e si caratterizza per gli elevati standard qualitativi raggiunti, frutto di una filosofia aziendale tesa a continui miglioramenti tecnici.
La Reginetta è stata fondata nel 1980 ad opera di Pietro Bastasin che nel corso degli anni ha modificato ragione sociale, nel 1987 in S.a.s. e nel 1995 nell’attuale S.r.l..
La produzione che riguarda prevalentemente pedule e calzature da trekking è per il 90% esportata nei paesi europei (soprattutto in Inghilterra, Benelux e Svizzera) con un fatturato complessivo, nel 1995, di circa 8 miliardi di lire. L’azienda è di medie dimensioni e si caratterizza per gli elevati standard qualitativi raggiunti, frutto di una filosofia aziendale tesa a continui miglioramenti tecnici.
LA STELLINA
Fondata nel 1963 da Luigi Colbertaldo, il Calzaturificio La Stellina è attualmente gestita dai figli Patrizia, Giorgio ed Ernesto. La produzione, che inizialmente riguardava scarpe sportive da passeggio e doposcì, in seguito alle cambiate esigenze di mercato interessa attualmente scarponi da roccia e trekking ed ha come sbocco commerciale l’Italia ove ha un fatturato, nel 1995, 500 milioni di lire.
Fondata nel 1963 da Luigi Colbertaldo, il Calzaturificio La Stellina è attualmente gestita dai figli Patrizia, Giorgio ed Ernesto. La produzione, che inizialmente riguardava scarpe sportive da passeggio e doposcì, in seguito alle cambiate esigenze di mercato interessa attualmente scarponi da roccia e trekking ed ha come sbocco commerciale l’Italia ove ha un fatturato, nel 1995, 500 milioni di lire.
LOMER
La Lomer sorta nel 1975 ad opera di Giancarlo e Sergio Merlo produce calzature per il trekking e scarpe sportive da passeggio esportando, con marchio proprio, circa il 90% in Europa (principalmente in Olanda, Svizzera, Germania), Canada, Stati Uniti.
La produzione giornaliera è di circa 1000 paia ed il fatturato del 1995 è di circa 11 miliardi di lire.
La Lomer sorta nel 1975 ad opera di Giancarlo e Sergio Merlo produce calzature per il trekking e scarpe sportive da passeggio esportando, con marchio proprio, circa il 90% in Europa (principalmente in Olanda, Svizzera, Germania), Canada, Stati Uniti.
La produzione giornaliera è di circa 1000 paia ed il fatturato del 1995 è di circa 11 miliardi di lire.
LOTTO
L’attività calzaturiera della famiglia Caberlotto inizia nei primi anni del 1900. Il 1963 rappresenta un anno cruciale in quanto segna il definitivo passaggio dall’iniziale configurazione artigianale a quella industriale: nasce la Caber, come marchio di produzione di scarpe da montagna. A partire dal 1969, lo scarpone da sci realizzato completamente in plastica diventa il punto di forza dell’azienda.
Nel 1973, però, problemi familiari per il controllo della società portano a vendere l’azienda alla multinazionale Spalding. Giovanni Caberlotto ed i fratelli Alberto e Sergio, con i ricavi di cessione della Caber, fondano la Lotto S.r.l.. Tra le clausole del contratto di vendita della Caber era però stato inserito un “patto di non concorrenza” per cui la produzione della Lotto si orienta verso la scarpa da ginnastica e per sport estivi.
La produzione inizia nel 1974 con circa una ventina di dipendenti. Sono anni di vera e propria esplosione della richiesta per questi tipi di calzature, cosicchè lo sviluppo è immediato ed enorme. Fino al 1979 - periodo in cui l’azienda è governata dai soli Alberto e Sergio - viene privilegiato il mercato nazionale rispetto a quello estero. La produzione avviene esclusivamente a Montebelluna.
Nel 1980 si ha l’entrata effettiva in azienda anche di Giovanni che, forte dell’esperienza acquisita come Presidente della Spalding/Caber, dà un nuovo slancio all’attività.
Lotto comincia a rivolgersi all’estero, non solo cercando mercati in cui vendere la produzione ma anche sotto un'ottica diversa: quella di mercati dove poter acquisire manodopera esportando tecnologia.
Sono anni abbastanza critici in Italia. Ci sono rivendicazioni salariali e il costo della manodopera è piuttosto alto; d’altra parte la concorrenza impone prezzi relativamente bassi. Così si costruiscono impianti prima a Taiwan poi in Corea del Sud dove, con manodopera del luogo si producono scarpe con tecnologia Lotto.
Significative sono altre strategie di sviluppo proprie dei primi anni ‘80: la vendita di know-how e l’attività di licensing (vendita del marchio), dietro acquisizione di royalties.
A partire dal 1986, Lotto ha posto come obiettivo principale quello di consolidare la presenza del proprio marchio all’estero attraverso la crescita del numero delle società consociate. In questa fase la quota di prodotti finiti importati dall’Estremo Oriente sale all’80%. Sono rimaste in Italia le produzioni delle linee calcio, tennis e tempo libero di qualità elevata. Lotto ricorre all’estero non più solo per la produzione di prodotti finiti, ma anche per le fasi di taglio e orlatura, esternalizzando il lavoro ad imprese create e controllate in Jugoslavia, Turchia, Egitto e Tunisia. Per quanto riguarda i laboratori italiani e locali dove l’azienda deverticalizzava il taglio e l’orlatura, tra il 1987 ed il 1988, sono stati quasi completamente eliminati, per l’introduzione nello stabilimento di Montebelluna di macchine più sofisticate.
Sempre a partire dal 1986 è iniziata la produzione di una linea Casual solo per l’Italia, distribuita nei negozi di calzature classiche e considerata separatamente dalle linee di calzature sportive.
Negli ultimi anni, la presenza sempre più forte dell’azienda nei mercati internazionali e soprattutto in quello americano, ha comportato una maggiore considerazione dei concorrenti esteri a livello di competizione globale. Per raggiungere un certo grado di capacità competitiva nei confronti dei grandi colossi, si é reso necessario per Lotto concentrarsi su singoli segmenti di mercato, quali il tennis ed il calcio.
Grossi investimenti sono stati fatti in quest’ultimo periodo, soprattutto nel settore calcio, con la realizzazione di una linea semirobotizzata per il montaggio di questo tipo di calzature, da poco trasferita nella nuova unità produttiva di Signoressa di Trevignano.
Nel 1991 la famiglia Caberlotto, ha deciso di aprire il capitale ad una merchant bank del Mediocredito Centrale, la Sofipa, che ha rilevato un pacchetto del 15%. Un 3,1% è nel portafogli di Casato, una società che fa capo ai managers dell’azienda mentre, del restante 81,9%, ben il 56,1% è stato trasferito alla Gasco, la finanziaria di famiglia, lasciando quindi un 25,8% direttamente ai Caberlotto. Tutto questo rientra nell’ambito di operazioni mirate e studiate nei minimi dettagli, per fare un ulteriore passo avanti verso la quotazione prevista per il 1997 nelle borse italiane ed estere.
LOREN
Fondato nel 1974 ad opera di Loris D'Ambroso e del socio Dott. Renato Maltan, derivando la ragione sociale dalle iniziali dei loro nomi, il calzaturificio Loren ha iniziato l'attività con una produzione specializzata di calzature ortopediche correttive per bambini.
Dal 1983, dopo la scomparsa del socio, sono entrati in azienda la moglie e i due figli del titolate, che con compiti diversi collaborano alla conduzione dell'impresa. Nel 1995 la società sorta come S.a.s si trasforma in S.r.l. e alla produzione di calzature da bambino, si affianca la produzione di calzature da donna "moda comoda" con plantare anatomico che attualmente rappresenta il 70% delle vendite. L'esportazione, che rappresenta circa il 10% del fatturato, è diretta soprattutto in Belgio, Austria, Principato di Andorra e Giappone per il 10%. Il 95% della produzione viene commercializzata con il marchio Loren.
MATESS
La Matess opera dal 1965 anno in cui è stata fondata da Mario Tessaro nel settore degli stampi per iniezione di materie plastiche e di stampaggio sia per aziende italiane che straniere.
L’attività calzaturiera della famiglia Caberlotto inizia nei primi anni del 1900. Il 1963 rappresenta un anno cruciale in quanto segna il definitivo passaggio dall’iniziale configurazione artigianale a quella industriale: nasce la Caber, come marchio di produzione di scarpe da montagna. A partire dal 1969, lo scarpone da sci realizzato completamente in plastica diventa il punto di forza dell’azienda.
Nel 1973, però, problemi familiari per il controllo della società portano a vendere l’azienda alla multinazionale Spalding. Giovanni Caberlotto ed i fratelli Alberto e Sergio, con i ricavi di cessione della Caber, fondano la Lotto S.r.l.. Tra le clausole del contratto di vendita della Caber era però stato inserito un “patto di non concorrenza” per cui la produzione della Lotto si orienta verso la scarpa da ginnastica e per sport estivi.
La produzione inizia nel 1974 con circa una ventina di dipendenti. Sono anni di vera e propria esplosione della richiesta per questi tipi di calzature, cosicchè lo sviluppo è immediato ed enorme. Fino al 1979 - periodo in cui l’azienda è governata dai soli Alberto e Sergio - viene privilegiato il mercato nazionale rispetto a quello estero. La produzione avviene esclusivamente a Montebelluna.
Nel 1980 si ha l’entrata effettiva in azienda anche di Giovanni che, forte dell’esperienza acquisita come Presidente della Spalding/Caber, dà un nuovo slancio all’attività.
Lotto comincia a rivolgersi all’estero, non solo cercando mercati in cui vendere la produzione ma anche sotto un'ottica diversa: quella di mercati dove poter acquisire manodopera esportando tecnologia.
Sono anni abbastanza critici in Italia. Ci sono rivendicazioni salariali e il costo della manodopera è piuttosto alto; d’altra parte la concorrenza impone prezzi relativamente bassi. Così si costruiscono impianti prima a Taiwan poi in Corea del Sud dove, con manodopera del luogo si producono scarpe con tecnologia Lotto.
Significative sono altre strategie di sviluppo proprie dei primi anni ‘80: la vendita di know-how e l’attività di licensing (vendita del marchio), dietro acquisizione di royalties.
A partire dal 1986, Lotto ha posto come obiettivo principale quello di consolidare la presenza del proprio marchio all’estero attraverso la crescita del numero delle società consociate. In questa fase la quota di prodotti finiti importati dall’Estremo Oriente sale all’80%. Sono rimaste in Italia le produzioni delle linee calcio, tennis e tempo libero di qualità elevata. Lotto ricorre all’estero non più solo per la produzione di prodotti finiti, ma anche per le fasi di taglio e orlatura, esternalizzando il lavoro ad imprese create e controllate in Jugoslavia, Turchia, Egitto e Tunisia. Per quanto riguarda i laboratori italiani e locali dove l’azienda deverticalizzava il taglio e l’orlatura, tra il 1987 ed il 1988, sono stati quasi completamente eliminati, per l’introduzione nello stabilimento di Montebelluna di macchine più sofisticate.
Sempre a partire dal 1986 è iniziata la produzione di una linea Casual solo per l’Italia, distribuita nei negozi di calzature classiche e considerata separatamente dalle linee di calzature sportive.
Negli ultimi anni, la presenza sempre più forte dell’azienda nei mercati internazionali e soprattutto in quello americano, ha comportato una maggiore considerazione dei concorrenti esteri a livello di competizione globale. Per raggiungere un certo grado di capacità competitiva nei confronti dei grandi colossi, si é reso necessario per Lotto concentrarsi su singoli segmenti di mercato, quali il tennis ed il calcio.
Grossi investimenti sono stati fatti in quest’ultimo periodo, soprattutto nel settore calcio, con la realizzazione di una linea semirobotizzata per il montaggio di questo tipo di calzature, da poco trasferita nella nuova unità produttiva di Signoressa di Trevignano.
Nel 1991 la famiglia Caberlotto, ha deciso di aprire il capitale ad una merchant bank del Mediocredito Centrale, la Sofipa, che ha rilevato un pacchetto del 15%. Un 3,1% è nel portafogli di Casato, una società che fa capo ai managers dell’azienda mentre, del restante 81,9%, ben il 56,1% è stato trasferito alla Gasco, la finanziaria di famiglia, lasciando quindi un 25,8% direttamente ai Caberlotto. Tutto questo rientra nell’ambito di operazioni mirate e studiate nei minimi dettagli, per fare un ulteriore passo avanti verso la quotazione prevista per il 1997 nelle borse italiane ed estere.
LOREN
Fondato nel 1974 ad opera di Loris D'Ambroso e del socio Dott. Renato Maltan, derivando la ragione sociale dalle iniziali dei loro nomi, il calzaturificio Loren ha iniziato l'attività con una produzione specializzata di calzature ortopediche correttive per bambini.
Dal 1983, dopo la scomparsa del socio, sono entrati in azienda la moglie e i due figli del titolate, che con compiti diversi collaborano alla conduzione dell'impresa. Nel 1995 la società sorta come S.a.s si trasforma in S.r.l. e alla produzione di calzature da bambino, si affianca la produzione di calzature da donna "moda comoda" con plantare anatomico che attualmente rappresenta il 70% delle vendite. L'esportazione, che rappresenta circa il 10% del fatturato, è diretta soprattutto in Belgio, Austria, Principato di Andorra e Giappone per il 10%. Il 95% della produzione viene commercializzata con il marchio Loren.
MATESS
La Matess opera dal 1965 anno in cui è stata fondata da Mario Tessaro nel settore degli stampi per iniezione di materie plastiche e di stampaggio sia per aziende italiane che straniere.
MECCANICA STM
La Meccanica STM opera nel campo degli stampi per materie plastiche dal 1977. Attualmente dispone di un apparato tecnico d’avanguardia capace di adeguarsi prontamente e con flessibilità alle esigenze richieste da ogni tipo di produzione (scarponi - pattini - occhiali) e di porre l’azienda ai vertici del proprio settore, in Italia e all’estero.
MERALPI
Nel 1968 Rinaldo Menegon fonda la ditta Meralpi. L’azienda cessa la sua attività dopo la scomparsa del titolare fino al 1990 anno in cui le figlie Rosalia e Germana iniziano con lo stesso nome la produzione di scarpe da trekking e scarponi in pelle.
L’azienda occupa attualmente 11 persone e lavora essenzialmente per c/terzi.
MGM
Antonio Gazzola prima di entrare alla Caber come modellista matura una vasta esperienza aiutando il padre ciabattino.
Nel 1981 lascia la Caber per lavorare nel settore calzaturiero con i fratelli. Dopo aver lavorato come modellista in Australia torna in Italia e convinto da un suo socio decide di mettersi in proprio.
Inizialmente produce per “Ellesse”, diventando un terzista d’alta qualità e negli anni ‘80 anche per “Sergio Tacchini” (produzione che oggi rappresenta l’8% del totale) e per “Fila” (3% della produzione).
Antonio Gazzola segue tutte le fasi della lavorazione: sceglie i materiali e con la collaborazione di tre modellisti crea nuovi modelli.
Oggi produce 160.000 paia di scarpe all’anno tra cui scarpe da tennis (50%), da basket, da jogging, da calcio (produce anche scarpe su misura per gli atleti).
Dal 1989 ha introdotto una linea per la produzione di ruote per pattini a rotelle.
La Meccanica STM opera nel campo degli stampi per materie plastiche dal 1977. Attualmente dispone di un apparato tecnico d’avanguardia capace di adeguarsi prontamente e con flessibilità alle esigenze richieste da ogni tipo di produzione (scarponi - pattini - occhiali) e di porre l’azienda ai vertici del proprio settore, in Italia e all’estero.
MERALPI
Nel 1968 Rinaldo Menegon fonda la ditta Meralpi. L’azienda cessa la sua attività dopo la scomparsa del titolare fino al 1990 anno in cui le figlie Rosalia e Germana iniziano con lo stesso nome la produzione di scarpe da trekking e scarponi in pelle.
L’azienda occupa attualmente 11 persone e lavora essenzialmente per c/terzi.
MGM
Antonio Gazzola prima di entrare alla Caber come modellista matura una vasta esperienza aiutando il padre ciabattino.
Nel 1981 lascia la Caber per lavorare nel settore calzaturiero con i fratelli. Dopo aver lavorato come modellista in Australia torna in Italia e convinto da un suo socio decide di mettersi in proprio.
Inizialmente produce per “Ellesse”, diventando un terzista d’alta qualità e negli anni ‘80 anche per “Sergio Tacchini” (produzione che oggi rappresenta l’8% del totale) e per “Fila” (3% della produzione).
Antonio Gazzola segue tutte le fasi della lavorazione: sceglie i materiali e con la collaborazione di tre modellisti crea nuovi modelli.
Oggi produce 160.000 paia di scarpe all’anno tra cui scarpe da tennis (50%), da basket, da jogging, da calcio (produce anche scarpe su misura per gli atleti).
Dal 1989 ha introdotto una linea per la produzione di ruote per pattini a rotelle.
MODES
Nata nel 1985 ha inizialmente operato per un anno come terzista di alcuni grandi suolifici. E’ poi stata in grado di lanciare sul mercato un proprio marchio attraverso un’autonoma rete di distribuzione. E’ specializzata nella produzione di scafi di calzature, sia per il lavoro che per lo sport (snowboard).
MONTEBELLO
Nel 1958 Rino Sartor fonda la Montebello. La produzione riguarda calzature da donna da passeggio di tipo medio fine.
Nel 1969 lancia sul mercato gli stivali, creando una moda che ha invaso tutto il mondo per più di 10 anni.
Tale azienda ha una sua particolarità: è l’unica nell’area montebellunese, caratterizzata dalla produzione di calzature sportive, a produrre calzature da donna; Questo comporta una certa difficoltà nel reperire manodopera specializzata. La produzione viene perciò effettuata nella zona del marchigiano con marchio proprio e commercializzata, poi, attraverso 5 negozi propri e agenti in esclusiva.
L’attività viene oggi continuata da Giuseppe Sartor, figlio del fondatore Rino, tuttora presente in azienda.
MONTESPORT
L’azienda viene fondata nel 1985 dalla Signora Tessariol Agnese. Gli attuali proprietari sono i Sigg. Pincin Santino e Torresan Giovanni. La produzione riguarda calzature da montagna e da antinfotunistica e viene esportata per circa l’80%.
MUNARI
La Munari nasce a Cornuda all’inizio del secolo come azienda conciaria, si trasforma poi in calzaturificio, raggiungendo in breve una solida fama non solo in Italia e in Europa, ma nel mondo.
Quando la proprietà dell’azienda passa alla famiglia De Faveri Tron, negli anni ‘40 è già industria, ma la qualità del lavoro resta sempre artigianale. Le scarpe a quel tempo costano molto: la famosa Master, nel 1952 costa 47.000 lire. Ogni scarpa è composta da ben 375 elementi diversi. Con queste calzature si cimentano i grandi campioni, e Toni Sailer vince con essa l’Olimpiade di Cortina nel 1956.
Vengono gli anni ‘60, nel mondo compaiono le prime scarpe in plastica e la Munari che non se la sente di abbandonare pelle e cuoio si avvia verso una fase di lento declino.
Nel 1974 la ditta viene acquisita da Domenico Caporicci, un italiano che oramai da diversi anni si era trasferito in Canada, dove aveva anche un’altra attività. Egli applica all’azienda le sue idee avveniristiche, legate ai materiali utilizzati nella produzione dello scarpone. Così facendo, nel giro di soli due anni, il marchio Munari ritorna agli antichi splendori e passa dagli 800 milioni a quasi 11 miliardi di fatturato creando con le materie plastiche, scarpe leader come la Panther, due volte vincitrice del record mondiale di velocità.
Nel 1982 L’azienda viene acquisita dalla Brixia, che sostituisce il marchio dei suoi scarponi con quello Munari.
Nata nel 1985 ha inizialmente operato per un anno come terzista di alcuni grandi suolifici. E’ poi stata in grado di lanciare sul mercato un proprio marchio attraverso un’autonoma rete di distribuzione. E’ specializzata nella produzione di scafi di calzature, sia per il lavoro che per lo sport (snowboard).
MONTEBELLO
Nel 1958 Rino Sartor fonda la Montebello. La produzione riguarda calzature da donna da passeggio di tipo medio fine.
Nel 1969 lancia sul mercato gli stivali, creando una moda che ha invaso tutto il mondo per più di 10 anni.
Tale azienda ha una sua particolarità: è l’unica nell’area montebellunese, caratterizzata dalla produzione di calzature sportive, a produrre calzature da donna; Questo comporta una certa difficoltà nel reperire manodopera specializzata. La produzione viene perciò effettuata nella zona del marchigiano con marchio proprio e commercializzata, poi, attraverso 5 negozi propri e agenti in esclusiva.
L’attività viene oggi continuata da Giuseppe Sartor, figlio del fondatore Rino, tuttora presente in azienda.
MONTESPORT
L’azienda viene fondata nel 1985 dalla Signora Tessariol Agnese. Gli attuali proprietari sono i Sigg. Pincin Santino e Torresan Giovanni. La produzione riguarda calzature da montagna e da antinfotunistica e viene esportata per circa l’80%.
MUNARI
La Munari nasce a Cornuda all’inizio del secolo come azienda conciaria, si trasforma poi in calzaturificio, raggiungendo in breve una solida fama non solo in Italia e in Europa, ma nel mondo.
Quando la proprietà dell’azienda passa alla famiglia De Faveri Tron, negli anni ‘40 è già industria, ma la qualità del lavoro resta sempre artigianale. Le scarpe a quel tempo costano molto: la famosa Master, nel 1952 costa 47.000 lire. Ogni scarpa è composta da ben 375 elementi diversi. Con queste calzature si cimentano i grandi campioni, e Toni Sailer vince con essa l’Olimpiade di Cortina nel 1956.
Vengono gli anni ‘60, nel mondo compaiono le prime scarpe in plastica e la Munari che non se la sente di abbandonare pelle e cuoio si avvia verso una fase di lento declino.
Nel 1974 la ditta viene acquisita da Domenico Caporicci, un italiano che oramai da diversi anni si era trasferito in Canada, dove aveva anche un’altra attività. Egli applica all’azienda le sue idee avveniristiche, legate ai materiali utilizzati nella produzione dello scarpone. Così facendo, nel giro di soli due anni, il marchio Munari ritorna agli antichi splendori e passa dagli 800 milioni a quasi 11 miliardi di fatturato creando con le materie plastiche, scarpe leader come la Panther, due volte vincitrice del record mondiale di velocità.
Nel 1982 L’azienda viene acquisita dalla Brixia, che sostituisce il marchio dei suoi scarponi con quello Munari.
NORDICA
Nel 1928 i fratelli Adriano ed Oddone Vaccari provenienti da Ferrara, dove possedevano un'attività commerciale di pellami, si trasferiscono a Montebelluna dove, dieci anni più tardi fondano la "Nordica", fabbrica di calzature che si inserisce nel locale tessuto imprenditoriale del settore, all'epoca già sviluppato per il concorrere di molteplici ragioni storico-geografiche.
Nata come azienda con una produzione generica di calzature per il tempo libero, dopo una riconversione finalizzata a forniture militari nel periodo bellico Nordica, nel dopoguerra, si specializza negli scarponi da sci, pur continuando a fornire al mercato anche scarpe da fondo e da roccia.
L'evoluzione fin verso la metà degli anni '50 è piuttosto lenta, domina, all'interno della fabbrica, la figura del modellista che segue completamente il ciclo di produzione consistente in circa una decina di paia di scarpe al giorno. Il lavoro è stagionale e le attrezzature di tipo manuale costruite all'interno dell'azienda prevalgono su quelle meccaniche (macchine da cucire).
Gli anni ‘60 sono anni di grosse trasformazioni: il 1963 segna la data di nascita del gancio, sistema di chiusura ideato in Austria ed applicato per la prima volta in Italia da Nordica.
Il 1968 è un anno cruciale per le scelte tecniche aziendali che si ripercuoteranno sulle fortune e sulle dimensioni future di Nordica: nei modelli tradizionali la tomaia, ancora in cuoio, viene plastificata esternamente con l'utilizzazione di poliuretano o pvc; Il gambaletto comincia ad alzarsi: forma, questa, determinata sia dal materiale più rigido sia dall'evoluzione della tecnica sciistica. La grande innovazione di quell’anno è comunque lo scarpone realizzato interamente in materiale plastico: il poliuretano. Aldo Vaccari e la Ditta Lorenzin di Padova mettono a punto stampi (uno per lo scarpone destro e uno per il sinistro) e presse ad iniezione portando avanti contemporaneamente lo studio dell'anatomia del piede e della gamba.
Il grande successo del nuovo prodotto fa si che l’azienda in breve tempo riesca a coprire una quota di circa il 30% della produzione mondiale e venga seguita, in questa strada, da altre ditte locali.
Verso la metà degli anni ‘70 Nordica decide di costituire delle filiali all’estero con lo scopo di controllare direttamente la fase distributiva. La prima filiale, costituita negli Stati Uniti, è il risultato di un accordo tra Nordica e Rossignol che possiedono rispettivamente il 36 ed il 64%. Negli stessi anni viene costituita anche la Norvinca Inc. per la commercializzazione degli scarponi da sci in Canada e poco dopo vengono aperte altre filiali in Austria, Giappone, in Svizzera, in Francia ed in Germania.
Per diversi anni, in varie filiali, vengono commercializzati anche altri prodotti invernali: i distributori Nordica cominciano ad avvertire l’esigenza di offrire al dettagliante un pacchetto completo di articoli sportivi. La scelta di diversificazione produttiva sarà fatta, però, solo dopo l’acquisizione dell’azienda, avvenuta nel 1989, da parte del gruppo Benetton. In seguito a ciò Nordica inizia una nuova fase di sviluppo. Nel 1990 lancia sul mercato una linea di abbigliamento sportivo invernale ed estivo. Questo business viene sviluppato all’interno dell’azienda dando vita, inizialmente, alla Divisione Abbigliamento ed in seguito creando una società apposita: la Benetton Sportsystem Active che ha inglobato la Divisione stessa. Nel corso degli anni accanto alla linea Nordica Skiwear, sono state lanciate le linee di abbigliamento Killer Loop, Prince e Nature Project che hanno consentito uno straordinario incremento del fatturato, attualmente superiore ai mille miliardi.
Sempre negli anni ‘90 inizia l’acquisizione di aziende appartenenti a particolari segmenti di mercato:
- nel 1990 acquista la società statunitense Prince Holding, leader nella produzione di racchette da tennis in fibra di carbonio e proprietaria dei marchi Grafalloy (mazze da golf) ed Ekleton (particolari racchette da tennis);
- nel 1991 acquista Asolo, azienda produttrice di calzature da montagna situata nel distretto e leader in alcune nicchie di mercato;
- nello stesso anno acquista la società austriaca Kastle ed il 50% della società americana Rollerblade, leader nella produzione di pattini a rotelle in linea;
- nel 1995 acquisisce il controllo completo di Rollerblade.
Nel 1928 i fratelli Adriano ed Oddone Vaccari provenienti da Ferrara, dove possedevano un'attività commerciale di pellami, si trasferiscono a Montebelluna dove, dieci anni più tardi fondano la "Nordica", fabbrica di calzature che si inserisce nel locale tessuto imprenditoriale del settore, all'epoca già sviluppato per il concorrere di molteplici ragioni storico-geografiche.
Nata come azienda con una produzione generica di calzature per il tempo libero, dopo una riconversione finalizzata a forniture militari nel periodo bellico Nordica, nel dopoguerra, si specializza negli scarponi da sci, pur continuando a fornire al mercato anche scarpe da fondo e da roccia.
L'evoluzione fin verso la metà degli anni '50 è piuttosto lenta, domina, all'interno della fabbrica, la figura del modellista che segue completamente il ciclo di produzione consistente in circa una decina di paia di scarpe al giorno. Il lavoro è stagionale e le attrezzature di tipo manuale costruite all'interno dell'azienda prevalgono su quelle meccaniche (macchine da cucire).
Gli anni ‘60 sono anni di grosse trasformazioni: il 1963 segna la data di nascita del gancio, sistema di chiusura ideato in Austria ed applicato per la prima volta in Italia da Nordica.
Il 1968 è un anno cruciale per le scelte tecniche aziendali che si ripercuoteranno sulle fortune e sulle dimensioni future di Nordica: nei modelli tradizionali la tomaia, ancora in cuoio, viene plastificata esternamente con l'utilizzazione di poliuretano o pvc; Il gambaletto comincia ad alzarsi: forma, questa, determinata sia dal materiale più rigido sia dall'evoluzione della tecnica sciistica. La grande innovazione di quell’anno è comunque lo scarpone realizzato interamente in materiale plastico: il poliuretano. Aldo Vaccari e la Ditta Lorenzin di Padova mettono a punto stampi (uno per lo scarpone destro e uno per il sinistro) e presse ad iniezione portando avanti contemporaneamente lo studio dell'anatomia del piede e della gamba.
Il grande successo del nuovo prodotto fa si che l’azienda in breve tempo riesca a coprire una quota di circa il 30% della produzione mondiale e venga seguita, in questa strada, da altre ditte locali.
Verso la metà degli anni ‘70 Nordica decide di costituire delle filiali all’estero con lo scopo di controllare direttamente la fase distributiva. La prima filiale, costituita negli Stati Uniti, è il risultato di un accordo tra Nordica e Rossignol che possiedono rispettivamente il 36 ed il 64%. Negli stessi anni viene costituita anche la Norvinca Inc. per la commercializzazione degli scarponi da sci in Canada e poco dopo vengono aperte altre filiali in Austria, Giappone, in Svizzera, in Francia ed in Germania.
Per diversi anni, in varie filiali, vengono commercializzati anche altri prodotti invernali: i distributori Nordica cominciano ad avvertire l’esigenza di offrire al dettagliante un pacchetto completo di articoli sportivi. La scelta di diversificazione produttiva sarà fatta, però, solo dopo l’acquisizione dell’azienda, avvenuta nel 1989, da parte del gruppo Benetton. In seguito a ciò Nordica inizia una nuova fase di sviluppo. Nel 1990 lancia sul mercato una linea di abbigliamento sportivo invernale ed estivo. Questo business viene sviluppato all’interno dell’azienda dando vita, inizialmente, alla Divisione Abbigliamento ed in seguito creando una società apposita: la Benetton Sportsystem Active che ha inglobato la Divisione stessa. Nel corso degli anni accanto alla linea Nordica Skiwear, sono state lanciate le linee di abbigliamento Killer Loop, Prince e Nature Project che hanno consentito uno straordinario incremento del fatturato, attualmente superiore ai mille miliardi.
Sempre negli anni ‘90 inizia l’acquisizione di aziende appartenenti a particolari segmenti di mercato:
- nel 1990 acquista la società statunitense Prince Holding, leader nella produzione di racchette da tennis in fibra di carbonio e proprietaria dei marchi Grafalloy (mazze da golf) ed Ekleton (particolari racchette da tennis);
- nel 1991 acquista Asolo, azienda produttrice di calzature da montagna situata nel distretto e leader in alcune nicchie di mercato;
- nello stesso anno acquista la società austriaca Kastle ed il 50% della società americana Rollerblade, leader nella produzione di pattini a rotelle in linea;
- nel 1995 acquisisce il controllo completo di Rollerblade.
NORT
La Nort viene fondata nel 1946 con il nome di Vettasport; nel 1966 il nome viene cambiato in Novasport e nel 1980 la ditta assume l’attuale denominazione Nort srl. Il titolare dell’azienda che ha sede a Montebelluna è Luigi Mazzocato.
La troduzione, di scarpe da sci, doposcì, alpinismo, scarpe da golf e da caccia, viene esportata in Svezia, Norvegia, Germania e Francia.
OFFICINE EVEREST
Nel 1967 Stefano Vecchiato esperto insegnante della Scuola Professionale e modellista della Dolomite inizia a produrre artigianalmente scarponi da sci in cuoio. L'attività viene rilevata, nello stesso anno, dalla Everest che sfrutta la nicchia di mercato relativa ai ganci per scarponi prodotti nel distretto solamente da un'altra azienda: la Icaro Olivieri.
Inizialmente i ganci vengono prodotti in lamiera deformata, negli anni 1968/70 in alluminio deformato e negli anni '70 in plastica e metallo. Negli anni '80 vi è l'avvento dei ganci in plastica e attualmente vengono fabbricati ganci in alluminio per maggiori garanzie di carattere tecnico.
La Everest si occupa anche di leve per scarpe da ciclismo (famosa è la GINIUS della SIDI), leve per stivali da motocross, chiusure per pattini a rotelle e da ghiaccio (a questo proposito è utile ricordare la collaborazione con le aziende Rollerblade e Roces) e lame per pattini da ghiaccio.
OIMA
L'azienda è stata costituita nel 1976 da Renzo Dal Pio, Gino Soncini e Icaro Olivieri. L'attività produttiva effettuata con marchio OIMA di presse ad iniezione e stampi per materie plastiche è, per il 40/50% rivolta all'esportazione in Inghilterra, Spagna, Usa e Sud America.
La Nort viene fondata nel 1946 con il nome di Vettasport; nel 1966 il nome viene cambiato in Novasport e nel 1980 la ditta assume l’attuale denominazione Nort srl. Il titolare dell’azienda che ha sede a Montebelluna è Luigi Mazzocato.
La troduzione, di scarpe da sci, doposcì, alpinismo, scarpe da golf e da caccia, viene esportata in Svezia, Norvegia, Germania e Francia.
OFFICINE EVEREST
Nel 1967 Stefano Vecchiato esperto insegnante della Scuola Professionale e modellista della Dolomite inizia a produrre artigianalmente scarponi da sci in cuoio. L'attività viene rilevata, nello stesso anno, dalla Everest che sfrutta la nicchia di mercato relativa ai ganci per scarponi prodotti nel distretto solamente da un'altra azienda: la Icaro Olivieri.
Inizialmente i ganci vengono prodotti in lamiera deformata, negli anni 1968/70 in alluminio deformato e negli anni '70 in plastica e metallo. Negli anni '80 vi è l'avvento dei ganci in plastica e attualmente vengono fabbricati ganci in alluminio per maggiori garanzie di carattere tecnico.
La Everest si occupa anche di leve per scarpe da ciclismo (famosa è la GINIUS della SIDI), leve per stivali da motocross, chiusure per pattini a rotelle e da ghiaccio (a questo proposito è utile ricordare la collaborazione con le aziende Rollerblade e Roces) e lame per pattini da ghiaccio.
OIMA
L'azienda è stata costituita nel 1976 da Renzo Dal Pio, Gino Soncini e Icaro Olivieri. L'attività produttiva effettuata con marchio OIMA di presse ad iniezione e stampi per materie plastiche è, per il 40/50% rivolta all'esportazione in Inghilterra, Spagna, Usa e Sud America.
ORIZO/CONSULT LINE
Nello Marcon fonda nel 1984 la Consult Line società produttrice con marchio Orizo di scarpe da trekking e da calcio. Il prodotto è esportato per il 40% in Danimarca, Olanda, Belgio, Francia, Usa ed Inghilterra.
Nello Marcon fonda nel 1984 la Consult Line società produttrice con marchio Orizo di scarpe da trekking e da calcio. Il prodotto è esportato per il 40% in Danimarca, Olanda, Belgio, Francia, Usa ed Inghilterra.
PANAMONT
Nel 1976 viene fondato il Tomaificio Pellizzari ad opera di Ido Pellizzari, nel 1979 diviene Calzaturificio Pellizzari e solo nel 1983 assume la forma di Srl con l’attuale denominazione. Inizialmente la produzione riguarda i doposcì attualmente invece la tipologia di riferimento è quella delle calzature da trekking e sportive. Il mercato cui è rivolta l’attività produttiva è l’estero: Europa (principalmente Francia, Germania e Olanda), Stati Uniti e Giappone in minor misura.
PIVA/NORTHWAVE
L’azienda viene fondata nel 1970 da Gianni Piva e la moglie Barbisan Daniela, tuttora proprietari della stessa. Nei primi anni l’attività riguardava la produzione per conto proprio e per conto terzi di doposci e trekking. Da qualche anno l’azienda ha avuto un notevole sviluppo e si è concentrata su prodotti quali scarponi da snowboard, tempo libero (da pagliaccio), scarpe da mountain bike e da ciclismo.
PIVETTA-FORTYNINER
Nel 1849 la ditta “Pivetta” inizia ad operare con il permesso del sovraintendente delle arti e mestieri del Regno Austro-Ungarico nel campo calzaturiero diventando quella che oggi è la fabbrica più vecchia di Montebelluna. L’attività di Luigi Pivetta, nell’azienda a conduzione familiare, inizia con la produzione di scarpe da lavoro ed in particolare di zoccoli. Nel 1945 i figli di Beniamino, che nel 1926 si era impiegato presso il Calzaturificio “Munari”, decidono di ridare vita al marchio “Pivetta”: Luigi modellista, Teodoro capo reparto della stessa “Munari” e Giuseppe, con l’ausilio di macchinari di loro invenzione, iniziano la produzione di scarponi da montagna e tentano di realizzare un prototipo completamente in gomma che non ebbe però successo. Le Olimpiadi del 1956 per il marchio Pivetta per scarpe da roccia e da montagna costituiscono un ottimo trampolino di lancio.Nel 1953 i fratelli Pivetta decidono di ampliare l’attività aziendale affiancando alla tradizionale produzione, dapprima quella delle scarpe da passeggio per la donna anziana ed in seguito anche quella per l’uomo.Agli inizi degli anni ‘80 quando la crisi andava travolgendo il settore calzaturiero di Montebelluna, Giuseppe Pivetta decide di interrompere la produzione e mantenere il marchio solamente come attività commerciale. Nel 1984 il figlio Beniamino riprende la produzione con la collaborazione del fratello e l’esperta consulenza del padre immettendo sul mercato modelli in Gore-Tex. Nel 1991, l’azienda è stata acquistata dalla famiglia Zanatta e a tutt’oggi la Pivetta-Fortyniner fa parte del gruppo Tecnica.
PLAY SPORT
L’azienda fondata nel 1985 dagli attuali soci Alcide Giacometti e Marino Tenan produce calzature da trekking, snow-joggers e doposci ad iniezione che esporta in Europa, Usa e Giappone.
PLASTIDUE
Fondata nel 1978 da Angelo Bolzonello e Giovanni Da Riva per lo stampaggio e la lavorazione di materie plastiche esporta attualmente il 5% della produzione in Austria, Germania e Svizzera.
PLANAI
Il calzaturificio Planai fondato da A. Sartor nel 1984 produce doposcì e scarpe da trekking per circa 90.000 paia all’anno di cui il 90% viene esportato in Europa.
Nel 1976 viene fondato il Tomaificio Pellizzari ad opera di Ido Pellizzari, nel 1979 diviene Calzaturificio Pellizzari e solo nel 1983 assume la forma di Srl con l’attuale denominazione. Inizialmente la produzione riguarda i doposcì attualmente invece la tipologia di riferimento è quella delle calzature da trekking e sportive. Il mercato cui è rivolta l’attività produttiva è l’estero: Europa (principalmente Francia, Germania e Olanda), Stati Uniti e Giappone in minor misura.
PIVA/NORTHWAVE
L’azienda viene fondata nel 1970 da Gianni Piva e la moglie Barbisan Daniela, tuttora proprietari della stessa. Nei primi anni l’attività riguardava la produzione per conto proprio e per conto terzi di doposci e trekking. Da qualche anno l’azienda ha avuto un notevole sviluppo e si è concentrata su prodotti quali scarponi da snowboard, tempo libero (da pagliaccio), scarpe da mountain bike e da ciclismo.
PIVETTA-FORTYNINER
Nel 1849 la ditta “Pivetta” inizia ad operare con il permesso del sovraintendente delle arti e mestieri del Regno Austro-Ungarico nel campo calzaturiero diventando quella che oggi è la fabbrica più vecchia di Montebelluna. L’attività di Luigi Pivetta, nell’azienda a conduzione familiare, inizia con la produzione di scarpe da lavoro ed in particolare di zoccoli. Nel 1945 i figli di Beniamino, che nel 1926 si era impiegato presso il Calzaturificio “Munari”, decidono di ridare vita al marchio “Pivetta”: Luigi modellista, Teodoro capo reparto della stessa “Munari” e Giuseppe, con l’ausilio di macchinari di loro invenzione, iniziano la produzione di scarponi da montagna e tentano di realizzare un prototipo completamente in gomma che non ebbe però successo. Le Olimpiadi del 1956 per il marchio Pivetta per scarpe da roccia e da montagna costituiscono un ottimo trampolino di lancio.Nel 1953 i fratelli Pivetta decidono di ampliare l’attività aziendale affiancando alla tradizionale produzione, dapprima quella delle scarpe da passeggio per la donna anziana ed in seguito anche quella per l’uomo.Agli inizi degli anni ‘80 quando la crisi andava travolgendo il settore calzaturiero di Montebelluna, Giuseppe Pivetta decide di interrompere la produzione e mantenere il marchio solamente come attività commerciale. Nel 1984 il figlio Beniamino riprende la produzione con la collaborazione del fratello e l’esperta consulenza del padre immettendo sul mercato modelli in Gore-Tex. Nel 1991, l’azienda è stata acquistata dalla famiglia Zanatta e a tutt’oggi la Pivetta-Fortyniner fa parte del gruppo Tecnica.
PLAY SPORT
L’azienda fondata nel 1985 dagli attuali soci Alcide Giacometti e Marino Tenan produce calzature da trekking, snow-joggers e doposci ad iniezione che esporta in Europa, Usa e Giappone.
PLASTIDUE
Fondata nel 1978 da Angelo Bolzonello e Giovanni Da Riva per lo stampaggio e la lavorazione di materie plastiche esporta attualmente il 5% della produzione in Austria, Germania e Svizzera.
PLANAI
Il calzaturificio Planai fondato da A. Sartor nel 1984 produce doposcì e scarpe da trekking per circa 90.000 paia all’anno di cui il 90% viene esportato in Europa.
POL-GEOX
Il calzaturificio Pol-Geox è stato fondato nel 1971 dalla famiglia Moretti Polegato ed è controllato dal gruppo finanziario Iniziative Padane Holding della stessa famiglia fondatrice che controlla anche altre aziende operanti in settori diversificati con un fatturato annuo consolidato di 50 miliardi. L’obiettivo iniziale della famiglia Moretti Polegato era quello di diversificare gli interessi imprenditoriali del Gruppo producendo scarponi da sci, specializzandosi in breve tempo anche nella produzione di scarpe specialistiche per lo sport. L’azienda acquisì e consolidò in breve termine la propria posizione sui mercati soprattutto esteri, esportando oltre il 70% delle 500 mila paia di scarpe prodotte.Il vero successo del Calzaturificio Pol è però venuto dopo la presentazione delle calzature Geox. Nel 1993, anno di introduzione nel mercato delle Geox, ha registrato un fatturato di 10 miliardi, nel ‘94 ha raggiunto i 25 miliardi, per il ‘95 è di circa 40 miliardi solo sul mercato italiano. A questo risultato si deve aggiungere il giro di affari di circa 75 miliardi ottenuto all’estero attraverso licenziatari. Proprio questi due aspetti, innovazione Geox e strategia di commercializzazione adottato da Mario Moretti Polegato, hanno fruttato all’azienda il Premio italiano della creatività conferito dall’Associazione Industriali in collaborazione con “Il Sole 24 Ore”.
Il calzaturificio Pol-Geox è stato fondato nel 1971 dalla famiglia Moretti Polegato ed è controllato dal gruppo finanziario Iniziative Padane Holding della stessa famiglia fondatrice che controlla anche altre aziende operanti in settori diversificati con un fatturato annuo consolidato di 50 miliardi. L’obiettivo iniziale della famiglia Moretti Polegato era quello di diversificare gli interessi imprenditoriali del Gruppo producendo scarponi da sci, specializzandosi in breve tempo anche nella produzione di scarpe specialistiche per lo sport. L’azienda acquisì e consolidò in breve termine la propria posizione sui mercati soprattutto esteri, esportando oltre il 70% delle 500 mila paia di scarpe prodotte.Il vero successo del Calzaturificio Pol è però venuto dopo la presentazione delle calzature Geox. Nel 1993, anno di introduzione nel mercato delle Geox, ha registrato un fatturato di 10 miliardi, nel ‘94 ha raggiunto i 25 miliardi, per il ‘95 è di circa 40 miliardi solo sul mercato italiano. A questo risultato si deve aggiungere il giro di affari di circa 75 miliardi ottenuto all’estero attraverso licenziatari. Proprio questi due aspetti, innovazione Geox e strategia di commercializzazione adottato da Mario Moretti Polegato, hanno fruttato all’azienda il Premio italiano della creatività conferito dall’Associazione Industriali in collaborazione con “Il Sole 24 Ore”.
PREXPORT
Alfio Precoma fonda la Prexport nel 1972 come ditta individuale per la produzione di stivali da moto che sono oggi prevalentemente esportati in Europa e negli Stati Uniti d’America.
REM'S
La REM’S nasce nel 1977 come piccola azienda per la produzione di doposci montati in pelle. Ben presto, grazie anche alla collaborazione pluriennale con Nordica, essa diventa un vero e proprio punto di riferimento per questo specifico tipo di prodotto. Con la stessa puntigliosa ricerca della qualità, si cimenta, allora, nella realizzazione di scarpe da montagna altamente tecniche, ottenendo risultati lusinghieri sia producendo per Asolo Sport, sia distribuendo con il proprio marchio.
Le collaborazioni a questo punto assumono dimensioni internazionali e la Rem’s diviene il referente italiano di maggior fiducia per la Salomon francese nella produzione di calzature per lo sci da fondo.
Nel 1984 una svolta importante per un progetto ambizioso: affermarsi in un settore, quale quello delle scarpe da calcio e da rugby che, pur avendo un’enorme richiesta, ristagna per qualità ed idee. Nasce così un nuovo marchio: Kinner.
La scommessa è vinta e le soddisfazioni non tardano a venire, e in poco la Kinner si ritaglia un onorevole posto fra i produttori di “scarpe bullonate”.
A sentenziarne il successo sono i Campionati del Mondo di Rugby del 1987, che la vedono Fornitrice ufficiale della Nazionale azzurra. Ma pure altre squadre di club - per tutte la Benetton - indossano modelli Kinner, ancor oggi ritenuti fra i più tecnici in assoluto. Sui campi di calcio, campioni del calibro di Pietro Vierchowod e Filippo Galli sono i testimonial della qualità Kinner, nonché preziosi collaboratori e consiglieri della scelta delle soluzioni tecniche.
Verso la fine degli anni Ottanta, l’azienda subisce un’ulteriore metamorfosi, questa volta dettata da necessità contingenti, quale il bisogno di passare da piccole produzioni a produzioni su scala industriale, ma pur sempre ispirata alla ricerca di nuovi stimoli e traguardi.
RIKO SPORT
L’azienda viene fondata nel 1978 dall’Ing. Renzo Castellani che ancor oggi la guida. La produzione inizialmente ha riguardato le calzature da tennis, da golf e da training e oggi ricomprende anche scarpe da trekking e boots invernali. L’esportazione è nell’ordine del 65% e interessa Germania, Austria, Svizzera, Inghilterra, Canada, Stati Uniti e Giappone.
Riko Sport è il più grande dei terzisti del distretto e certamente uno dei primi pionieri del decentramento produttivo nei paesi dell’est europeo.
RISPORT
Armando Rizzo, titolare della Risport di Crocetta del Montello, a dodici anni comincia ad affacciarsi nel complesso mondo della calzatura, come modellista. Nel 1963 ha già messo in piedi un’azienda sua, la Rizzarm, per fabbricare doposci in pelle, cuciti in parte a mano e in parte a macchina. Poi viene il momento dei doposci col pelo esterno, foca, cavallino. Arrivavano a date fisse i grossisti italiani e stranieri e Rizzo produce in parte col proprio marchio e in parte per terzi.
Passano tre o quattro anni e Rizzo avverte nell’aria grandi novità: negli scarponi da sci sta declinando il cuoio, che lascia il posto alle materie sintetiche.
Rizzo parte per la Francia e torna col camion colmo di una nuova materia prima. Lo scarpone fatto a stampo, a iniezione di gomma termo plastica o di poliuretano s’impone in quel periodo come soluzione di un tipo di crisi immanente che investe la produzione del cuoio: il costo di produzione di quel tipo di
calzatura per l’enorme incidenza della mano d’opera, continua ad aumentare. Ma c’é qualcosa ancora: le giovani generazioni non sembrano più disposte a sedere davanti al deschetto e a “tirare lo spago”, quindi gli specialisti si fanno più radi, e più costosi.
Il cognato di Rizzo intanto si specializza nell’ambito commerciale, e nelle pubbliche relazioni: il laboratorio diventa fabbrichetta, poi fabbrica. Rizzo intuisce che non vale più la pena di disperdere le energie in una gamma di prodotti vasta e dissimile e abbandona il doposci, concentrandosi sullo scarpone di massa e di competizione, sulle scarpe per pattinaggio su ghiaccio e per Hockey, per il fondo e per la montagna. Lui, nato modellista, continua a modellare: inventa il doppio snodo del gambetto, che in Italia viene accolto con favore, ma addirittura entusiasma i tedeschi e i giapponesi; inventa l’hell-lock per regolare la chiusura del tallone. La Risport è oggi specializzata nella produzione di scarponi, scarpe da fondo, montagna e pattinaggio. Per prima in Italia si è specializzato nelle "skating - boot". Studia, progetta, realizza calzature in pelle o ad iniezione prime nel mondo, curate con perfezione artigianale d'altri tempi. Conosce profondamente entrambi gli sport (ghiaccio e rotelle).
L’80% di questa produzione è destinata all’estero, raggiungendo mercati quali il Cile, la Nuova Zelanda, l’Australia, gli Stati Uniti, il Canada, l’Iran e tutta l’Europa.
Nel novembre 1995 l’azienda viene rilevata dal gruppo Rossignol/Lange che, così facendo entra nel business dell’”in line skate”.
RI. VE. MAC
Roberto Osellame costituisce la Ri. Ve. Mac nel 1978 con l'obiettivo di produrre e riparare macchine per calzaturifici. L'azienda esporta i suoi prodotti anche nei paesi dell'Est.
ROBEL
Nasce nel 1959 in Via Trevignano ad opera di Danilo Trippi. Nel 1962 si trasforma in società con Enrico Conti e nel 1964 si trasferisce in Via Bassanese (nella sede dell’attuale PAVO) per la produzione di scarpe fini e pedule per villeggianti.
Nel 1967 lo stabile viene ceduto alla Pavo e nel 1968, sempre grazie allo spirito imprenditoriale di Danilo Trippi, nasce la Ronny a Signoressa. L’attività cessa nello stesso anno a causa di un incendio che ne ha distrutto lo stabile.
Alfio Precoma fonda la Prexport nel 1972 come ditta individuale per la produzione di stivali da moto che sono oggi prevalentemente esportati in Europa e negli Stati Uniti d’America.
REM'S
La REM’S nasce nel 1977 come piccola azienda per la produzione di doposci montati in pelle. Ben presto, grazie anche alla collaborazione pluriennale con Nordica, essa diventa un vero e proprio punto di riferimento per questo specifico tipo di prodotto. Con la stessa puntigliosa ricerca della qualità, si cimenta, allora, nella realizzazione di scarpe da montagna altamente tecniche, ottenendo risultati lusinghieri sia producendo per Asolo Sport, sia distribuendo con il proprio marchio.
Le collaborazioni a questo punto assumono dimensioni internazionali e la Rem’s diviene il referente italiano di maggior fiducia per la Salomon francese nella produzione di calzature per lo sci da fondo.
Nel 1984 una svolta importante per un progetto ambizioso: affermarsi in un settore, quale quello delle scarpe da calcio e da rugby che, pur avendo un’enorme richiesta, ristagna per qualità ed idee. Nasce così un nuovo marchio: Kinner.
La scommessa è vinta e le soddisfazioni non tardano a venire, e in poco la Kinner si ritaglia un onorevole posto fra i produttori di “scarpe bullonate”.
A sentenziarne il successo sono i Campionati del Mondo di Rugby del 1987, che la vedono Fornitrice ufficiale della Nazionale azzurra. Ma pure altre squadre di club - per tutte la Benetton - indossano modelli Kinner, ancor oggi ritenuti fra i più tecnici in assoluto. Sui campi di calcio, campioni del calibro di Pietro Vierchowod e Filippo Galli sono i testimonial della qualità Kinner, nonché preziosi collaboratori e consiglieri della scelta delle soluzioni tecniche.
Verso la fine degli anni Ottanta, l’azienda subisce un’ulteriore metamorfosi, questa volta dettata da necessità contingenti, quale il bisogno di passare da piccole produzioni a produzioni su scala industriale, ma pur sempre ispirata alla ricerca di nuovi stimoli e traguardi.
RIKO SPORT
L’azienda viene fondata nel 1978 dall’Ing. Renzo Castellani che ancor oggi la guida. La produzione inizialmente ha riguardato le calzature da tennis, da golf e da training e oggi ricomprende anche scarpe da trekking e boots invernali. L’esportazione è nell’ordine del 65% e interessa Germania, Austria, Svizzera, Inghilterra, Canada, Stati Uniti e Giappone.
Riko Sport è il più grande dei terzisti del distretto e certamente uno dei primi pionieri del decentramento produttivo nei paesi dell’est europeo.
RISPORT
Armando Rizzo, titolare della Risport di Crocetta del Montello, a dodici anni comincia ad affacciarsi nel complesso mondo della calzatura, come modellista. Nel 1963 ha già messo in piedi un’azienda sua, la Rizzarm, per fabbricare doposci in pelle, cuciti in parte a mano e in parte a macchina. Poi viene il momento dei doposci col pelo esterno, foca, cavallino. Arrivavano a date fisse i grossisti italiani e stranieri e Rizzo produce in parte col proprio marchio e in parte per terzi.
Passano tre o quattro anni e Rizzo avverte nell’aria grandi novità: negli scarponi da sci sta declinando il cuoio, che lascia il posto alle materie sintetiche.
Rizzo parte per la Francia e torna col camion colmo di una nuova materia prima. Lo scarpone fatto a stampo, a iniezione di gomma termo plastica o di poliuretano s’impone in quel periodo come soluzione di un tipo di crisi immanente che investe la produzione del cuoio: il costo di produzione di quel tipo di
calzatura per l’enorme incidenza della mano d’opera, continua ad aumentare. Ma c’é qualcosa ancora: le giovani generazioni non sembrano più disposte a sedere davanti al deschetto e a “tirare lo spago”, quindi gli specialisti si fanno più radi, e più costosi.
Il cognato di Rizzo intanto si specializza nell’ambito commerciale, e nelle pubbliche relazioni: il laboratorio diventa fabbrichetta, poi fabbrica. Rizzo intuisce che non vale più la pena di disperdere le energie in una gamma di prodotti vasta e dissimile e abbandona il doposci, concentrandosi sullo scarpone di massa e di competizione, sulle scarpe per pattinaggio su ghiaccio e per Hockey, per il fondo e per la montagna. Lui, nato modellista, continua a modellare: inventa il doppio snodo del gambetto, che in Italia viene accolto con favore, ma addirittura entusiasma i tedeschi e i giapponesi; inventa l’hell-lock per regolare la chiusura del tallone. La Risport è oggi specializzata nella produzione di scarponi, scarpe da fondo, montagna e pattinaggio. Per prima in Italia si è specializzato nelle "skating - boot". Studia, progetta, realizza calzature in pelle o ad iniezione prime nel mondo, curate con perfezione artigianale d'altri tempi. Conosce profondamente entrambi gli sport (ghiaccio e rotelle).
L’80% di questa produzione è destinata all’estero, raggiungendo mercati quali il Cile, la Nuova Zelanda, l’Australia, gli Stati Uniti, il Canada, l’Iran e tutta l’Europa.
Nel novembre 1995 l’azienda viene rilevata dal gruppo Rossignol/Lange che, così facendo entra nel business dell’”in line skate”.
RI. VE. MAC
Roberto Osellame costituisce la Ri. Ve. Mac nel 1978 con l'obiettivo di produrre e riparare macchine per calzaturifici. L'azienda esporta i suoi prodotti anche nei paesi dell'Est.
ROBEL
Nasce nel 1959 in Via Trevignano ad opera di Danilo Trippi. Nel 1962 si trasforma in società con Enrico Conti e nel 1964 si trasferisce in Via Bassanese (nella sede dell’attuale PAVO) per la produzione di scarpe fini e pedule per villeggianti.
Nel 1967 lo stabile viene ceduto alla Pavo e nel 1968, sempre grazie allo spirito imprenditoriale di Danilo Trippi, nasce la Ronny a Signoressa. L’attività cessa nello stesso anno a causa di un incendio che ne ha distrutto lo stabile.
ROCES
Roces, marchio che ricorda il nome di una delle Tofane sovrastanti Cortina d’Ampezzo, attualmente di proprietà di Vasco Cavasin, inizia la sua attività negli anni 1946-47, con il nonno di questo, producendo pedule e scarpe da roccia.
Vasco Cavasin comincia a lavorarci subito dopo aver terminato le scuole medie, quando la gestiva il padre Ottorino. All'età di 21 anni, prende in mano l'azienda, con circa 10 operai, vendendo i suoi prodotti soprattutto in Italia.
Gli anni ‘70 rappresentano un periodo importante per il suo sviluppo: dalle scarpe da passeggio e pedule si passa alla produzione di scarpe da sci e doposci; nel 1973 si avviano le prime esportazioni; nel 1979 inizia la produzione di pattini da ghiaccio, fondamentale per superare la crisi del comparto sci che si stava affacciando in quel periodo.
Nel 1982 Cavasin già leader europeo nella produzione del pattino da ghiaccio con scafo rigido si “butta” nella grande avventura dell’in-line skate divenendo subfornitore dell’americana Rollerblade.
Nel 1991 il 50% di Rollerblade viene acquisito da Nordica e Cavasin decide di lanciarsi sul mercato con una propria linea di prodotti a marchio Roces, comincia così la sua escalation produttiva passando dalle 30.000 paia al milione di paia del 1995 con 90 miliardi di fatturato.
Da quest’anno viene abbandonato completamente il business dei pattini da ghiaccio per focalizzarsi su quelli in linea nella cui ricerca e sviluppo viene investito ben il 10% del fatturato.
Il mercato italiano assorbe una porzione molto limitata della produzione (circa il 2 %), tutto il resto viene venduto all’estero: in Europa, in America, in Canada e Giappone.
ROLL SPORT
Il calzaturificio Roll Sport di Carla Pontin è una ditta individuale costituita nel 1979. La ditta si è occupata della produzione e vendita di doposci fino alla metà degli anni ‘80 anno in cui viene indirizzata alla produzione di calzature da trekking e da montagna di cui l’80% è esportata negli Stati Uniti e in Canada, mentre il restante 20% è effettuata per un cliente italiano esportatore.
La ditta si occupa normalmente sia dello studio che della progettazione della calzatura fino alla produzione completa della stessa, nonché della distribuzione anche tramite terzi.
Nel 1994 il fatturato è stato di circa 14 miliardi e nel 1995 di circa 18 miliardi.
Roces, marchio che ricorda il nome di una delle Tofane sovrastanti Cortina d’Ampezzo, attualmente di proprietà di Vasco Cavasin, inizia la sua attività negli anni 1946-47, con il nonno di questo, producendo pedule e scarpe da roccia.
Vasco Cavasin comincia a lavorarci subito dopo aver terminato le scuole medie, quando la gestiva il padre Ottorino. All'età di 21 anni, prende in mano l'azienda, con circa 10 operai, vendendo i suoi prodotti soprattutto in Italia.
Gli anni ‘70 rappresentano un periodo importante per il suo sviluppo: dalle scarpe da passeggio e pedule si passa alla produzione di scarpe da sci e doposci; nel 1973 si avviano le prime esportazioni; nel 1979 inizia la produzione di pattini da ghiaccio, fondamentale per superare la crisi del comparto sci che si stava affacciando in quel periodo.
Nel 1982 Cavasin già leader europeo nella produzione del pattino da ghiaccio con scafo rigido si “butta” nella grande avventura dell’in-line skate divenendo subfornitore dell’americana Rollerblade.
Nel 1991 il 50% di Rollerblade viene acquisito da Nordica e Cavasin decide di lanciarsi sul mercato con una propria linea di prodotti a marchio Roces, comincia così la sua escalation produttiva passando dalle 30.000 paia al milione di paia del 1995 con 90 miliardi di fatturato.
Da quest’anno viene abbandonato completamente il business dei pattini da ghiaccio per focalizzarsi su quelli in linea nella cui ricerca e sviluppo viene investito ben il 10% del fatturato.
Il mercato italiano assorbe una porzione molto limitata della produzione (circa il 2 %), tutto il resto viene venduto all’estero: in Europa, in America, in Canada e Giappone.
ROLL SPORT
Il calzaturificio Roll Sport di Carla Pontin è una ditta individuale costituita nel 1979. La ditta si è occupata della produzione e vendita di doposci fino alla metà degli anni ‘80 anno in cui viene indirizzata alla produzione di calzature da trekking e da montagna di cui l’80% è esportata negli Stati Uniti e in Canada, mentre il restante 20% è effettuata per un cliente italiano esportatore.
La ditta si occupa normalmente sia dello studio che della progettazione della calzatura fino alla produzione completa della stessa, nonché della distribuzione anche tramite terzi.
Nel 1994 il fatturato è stato di circa 14 miliardi e nel 1995 di circa 18 miliardi.
ROSSIGNOL
Rossignol diventa famosa alle Olimpiadi di Squaw Valley del ‘60, quando Vuarnet vince usando sci metallici Rossignol. Per Rossignol è il raggiungimento del successo, e contemporaneamente lo è anche per Nicola Aristide, importatore per l’Italia del marchio Rossignol.
Nel 1968 vengono iniziati i lavori di costruzione di una fabbrica per la produzione di sci in Italia, a Formigliana (VC), ad una ventina di chilometri da Biella, zona fino a quel momento totalmente agricola: la società che la gestisce ha un capitale per due terzi francese e un terzo italiano. Appena otto mesi dopo, nel luglio del 1969, dagli stabilimenti appena completati cominciano ad uscire le prime paia di sci.
Lo sviluppo della fabbrica italiana è veloce ed il buon risultato convince la casa madre francese a ripetere l’esperimento anche in altri paesi del mondo, America compresa.
Il gruppo Rossignol oggi, oltre a presentare la più vasta ed articolata offerta di prodotti per la pratica dello sci. A livello consolidato, è anche il leader mondiale del settore. Per quanto riguarda il comparto degli sci è anche proprietario del marchio Dynastar; le due case svolgono però attività ben separate sia come vendite sia come livello tecnologico. La gamma degli sci Rossignol è infatti molto ampia e solo nella fascia medio-alta Dynastar può essere considerato un marchio concorrente.
Fino al 1988 inoltre il gruppo possedeva anche gli sci Authier, ma la fabbrica ed il relativo marchio, dato il non rilevante valore strategico per il gruppo, sono stati ceduti ad una società svizzera.
La più importante operazione realizzata di recente dal gruppo, nell'ottica di realizzazione di una strategia di offerta integrata e multiprodotto, si è però incentrata nel comparto degli scarponi da sci. Il signor Boix-Vives, presidente del gruppo, già possedeva a titolo personale Lange e Caber, nel 1989 ha ceduto questi marchi al gruppo. Attualmente il marchio Caber non è più presente sul mercato mentre la sua struttura produttiva è utilizzata per la produzione di scarponi a marchio Rossignol. Lange invece resta un marchio separato sia come produzione che come rete di vendita.
La presenza del gruppo nel settore in ogni caso non si limita agli scarponi ed agli sci; fanno infatti capo allo stesso due marchi di bastoncini, Rossignol e Kerma, oltre a due imprese che producono abbigliamento sportivo: la Anoralp e la Veleda.
La strategia del gruppo, grazie all'elevato numero di marchi controllati, è quella di una gestione separata dei due poli di cui si compone la propria offerta e precisamente: il polo plurimarca composto da sci Dynastar, scarponi Lange e bastoncini Kerma, con propria rete distributiva, orientata alla fascia medio-alta del mercato, sia per quello che riguarda la variabile prezzo, sia per quello che riguarda la variabile tecnicità di prodotto e il polo monomarca, composto da sci, scarponi e bastoncini a marchio unico Rossignol, con propria rete distributiva e gamma di offerta molto ampia, rivolto quindi a tutte le fasce di mercato.
Il gruppo è presente anche nel settore del tennis con una linea di racchette e, dal novembre ‘95 dopo l’acquisizione della Meran/Risport di Crocetta del Montello, anche in quello degli in line skates.
Rossignol diventa famosa alle Olimpiadi di Squaw Valley del ‘60, quando Vuarnet vince usando sci metallici Rossignol. Per Rossignol è il raggiungimento del successo, e contemporaneamente lo è anche per Nicola Aristide, importatore per l’Italia del marchio Rossignol.
Nel 1968 vengono iniziati i lavori di costruzione di una fabbrica per la produzione di sci in Italia, a Formigliana (VC), ad una ventina di chilometri da Biella, zona fino a quel momento totalmente agricola: la società che la gestisce ha un capitale per due terzi francese e un terzo italiano. Appena otto mesi dopo, nel luglio del 1969, dagli stabilimenti appena completati cominciano ad uscire le prime paia di sci.
Lo sviluppo della fabbrica italiana è veloce ed il buon risultato convince la casa madre francese a ripetere l’esperimento anche in altri paesi del mondo, America compresa.
Il gruppo Rossignol oggi, oltre a presentare la più vasta ed articolata offerta di prodotti per la pratica dello sci. A livello consolidato, è anche il leader mondiale del settore. Per quanto riguarda il comparto degli sci è anche proprietario del marchio Dynastar; le due case svolgono però attività ben separate sia come vendite sia come livello tecnologico. La gamma degli sci Rossignol è infatti molto ampia e solo nella fascia medio-alta Dynastar può essere considerato un marchio concorrente.
Fino al 1988 inoltre il gruppo possedeva anche gli sci Authier, ma la fabbrica ed il relativo marchio, dato il non rilevante valore strategico per il gruppo, sono stati ceduti ad una società svizzera.
La più importante operazione realizzata di recente dal gruppo, nell'ottica di realizzazione di una strategia di offerta integrata e multiprodotto, si è però incentrata nel comparto degli scarponi da sci. Il signor Boix-Vives, presidente del gruppo, già possedeva a titolo personale Lange e Caber, nel 1989 ha ceduto questi marchi al gruppo. Attualmente il marchio Caber non è più presente sul mercato mentre la sua struttura produttiva è utilizzata per la produzione di scarponi a marchio Rossignol. Lange invece resta un marchio separato sia come produzione che come rete di vendita.
La presenza del gruppo nel settore in ogni caso non si limita agli scarponi ed agli sci; fanno infatti capo allo stesso due marchi di bastoncini, Rossignol e Kerma, oltre a due imprese che producono abbigliamento sportivo: la Anoralp e la Veleda.
La strategia del gruppo, grazie all'elevato numero di marchi controllati, è quella di una gestione separata dei due poli di cui si compone la propria offerta e precisamente: il polo plurimarca composto da sci Dynastar, scarponi Lange e bastoncini Kerma, con propria rete distributiva, orientata alla fascia medio-alta del mercato, sia per quello che riguarda la variabile prezzo, sia per quello che riguarda la variabile tecnicità di prodotto e il polo monomarca, composto da sci, scarponi e bastoncini a marchio unico Rossignol, con propria rete distributiva e gamma di offerta molto ampia, rivolto quindi a tutte le fasce di mercato.
Il gruppo è presente anche nel settore del tennis con una linea di racchette e, dal novembre ‘95 dopo l’acquisizione della Meran/Risport di Crocetta del Montello, anche in quello degli in line skates.
SALOMON
Come in molti altri casi nel settore dello sci, anche Salomon nasce come impresa artigianale.
Nel 1947 Francois Salomon, oramai quasi cinquantenne, installa a Annecy (Francia) un’officina per la produzione di lamina da sci: cinquanta metri quadrati di spazio e tre persone in tutto come dipendenti: lui stesso, la moglie e il figlio ventiduenne Georges. L’officina si afferma, gli affari vanno bene. Soltanto cinque anni dopo, nel 1952, trasloca in un ambiente più grande. Nel 1955 i dipendenti diventano dieci e Salomon costruisce lo Skade, il suo primo puntale. Due anni dopo acquista il brevetto dell’ingegner De Place sulla trazione Lift. Nel ‘62 nuovo trasloco, all’indirizzo attuale: lo stabilimento è di 2.000 mq., i dipendenti 30. La crescita dell’azienda assume ritmi sempre più elevati, i dipendenti passano a duecento, trecentocinquanta, cinquecento, lo stabilimento si dilata, si ingigantisce fino a sdoppiarsi con una nuova fabbrica costruita ad Annecy Le Vieux.
All’espansione in dimensioni, naturalmente, corrisponde un’uguale espansione in produzione; solo una minima parte di essa viene assorbita dal mercato francese, perché l’esportazione - in 33 diversi paesi - raggiunge punte addirittura dell’88%, interessando in modo cospicuo anche il mercato italiano.
Nel 1969 Salomon dà vita in Svizzera alla prima delle sue filiali estere di distribuzione, un organismo in stretta collaborazione con la casa madre francese, ma dotato di autonomia decisionale. L’anno successivo, il 1970, è la volta dell’Italia, a Curno, in provincia di Bergamo. Di anno in anno le vendite hanno un boom eccezionale, lo stesso processo intanto si verifica in tutti gli altri paesi leader dello sci alpino, e nuove filiali vengono create in Germania nel 1971, negli Stati Uniti nel ‘72, in Francia nel ‘73 (il criterio di base che vuole il settore commerciale autonomo rispetto a quello produttivo viene applicato anche nella stessa patria dell’attacco Salomon), in Austria nel ‘74, in Canada nel ‘75 e infine in Svezia nel ‘77. Tutti gli altri mercati vengono invece curati ancora direttamente dal settore vendite all’estero della casa madre, con l’unica eccezione del Giappone, il solo paese, al di fuori della Francia, nel quale esiste una fabbrica che produce attacchi Salomon.
Dalla produzione dei soli attacchi di sicurezza si passa ben presto ad una produzione differenziata: nel 1981 Salomon lancia sul mercato uno scarpone dal contenuto altamente innovativo destinato a rivoluzionare le gamme produttive della quasi totalità dei produttori di scarponi: lo scarpone a calzata posteriore. Grazie ad un insieme di fattori quali la fase del ciclo di vita in cui si trovava il settore, il razionale sfruttamento della propria rete distributiva estesa in tutto il mondo e, non ultima, un’accurata comunicazione aziendale, nel giro di breve tempo l'impresa conquista la leadership mondiale anche nel comparto degli scarponi da sci.
Nel 1990, dopo alcuni anni di ricerche sia di tipo tecnico che di marketing, l’impresa presenta sul mercato un nuovo tipo di sci anch’esso caratterizzato da un contenuto altamente innovativo.
Nel 1993 l’azienda francese acquisisce la Sangiorgio di Maser, ditta produttrice di scarponi da sci, con la quale già da diversi anni aveva una collaborazione.
Salomon attualmente è l'unico produttore che offre sul mercato un'attrezzatura completa comprendente sci, attacchi e scarponi, sotto un unico marchio. Il raggiungimento di una gamma completa di prodotti è stato ottenuto mediante lo sviluppo interno di ciascun attrezzo.
E' inoltre necessario far notare come questa impresa sia presente anche in altri settori, infatti, nel 1984 Salomon ha diversificato la propria attività rilevando la Taylor Made una struttura leader nel comparto del golf, mentre è in fase di avanzato sviluppo una racchetta da tennis.
Come in molti altri casi nel settore dello sci, anche Salomon nasce come impresa artigianale.
Nel 1947 Francois Salomon, oramai quasi cinquantenne, installa a Annecy (Francia) un’officina per la produzione di lamina da sci: cinquanta metri quadrati di spazio e tre persone in tutto come dipendenti: lui stesso, la moglie e il figlio ventiduenne Georges. L’officina si afferma, gli affari vanno bene. Soltanto cinque anni dopo, nel 1952, trasloca in un ambiente più grande. Nel 1955 i dipendenti diventano dieci e Salomon costruisce lo Skade, il suo primo puntale. Due anni dopo acquista il brevetto dell’ingegner De Place sulla trazione Lift. Nel ‘62 nuovo trasloco, all’indirizzo attuale: lo stabilimento è di 2.000 mq., i dipendenti 30. La crescita dell’azienda assume ritmi sempre più elevati, i dipendenti passano a duecento, trecentocinquanta, cinquecento, lo stabilimento si dilata, si ingigantisce fino a sdoppiarsi con una nuova fabbrica costruita ad Annecy Le Vieux.
All’espansione in dimensioni, naturalmente, corrisponde un’uguale espansione in produzione; solo una minima parte di essa viene assorbita dal mercato francese, perché l’esportazione - in 33 diversi paesi - raggiunge punte addirittura dell’88%, interessando in modo cospicuo anche il mercato italiano.
Nel 1969 Salomon dà vita in Svizzera alla prima delle sue filiali estere di distribuzione, un organismo in stretta collaborazione con la casa madre francese, ma dotato di autonomia decisionale. L’anno successivo, il 1970, è la volta dell’Italia, a Curno, in provincia di Bergamo. Di anno in anno le vendite hanno un boom eccezionale, lo stesso processo intanto si verifica in tutti gli altri paesi leader dello sci alpino, e nuove filiali vengono create in Germania nel 1971, negli Stati Uniti nel ‘72, in Francia nel ‘73 (il criterio di base che vuole il settore commerciale autonomo rispetto a quello produttivo viene applicato anche nella stessa patria dell’attacco Salomon), in Austria nel ‘74, in Canada nel ‘75 e infine in Svezia nel ‘77. Tutti gli altri mercati vengono invece curati ancora direttamente dal settore vendite all’estero della casa madre, con l’unica eccezione del Giappone, il solo paese, al di fuori della Francia, nel quale esiste una fabbrica che produce attacchi Salomon.
Dalla produzione dei soli attacchi di sicurezza si passa ben presto ad una produzione differenziata: nel 1981 Salomon lancia sul mercato uno scarpone dal contenuto altamente innovativo destinato a rivoluzionare le gamme produttive della quasi totalità dei produttori di scarponi: lo scarpone a calzata posteriore. Grazie ad un insieme di fattori quali la fase del ciclo di vita in cui si trovava il settore, il razionale sfruttamento della propria rete distributiva estesa in tutto il mondo e, non ultima, un’accurata comunicazione aziendale, nel giro di breve tempo l'impresa conquista la leadership mondiale anche nel comparto degli scarponi da sci.
Nel 1990, dopo alcuni anni di ricerche sia di tipo tecnico che di marketing, l’impresa presenta sul mercato un nuovo tipo di sci anch’esso caratterizzato da un contenuto altamente innovativo.
Nel 1993 l’azienda francese acquisisce la Sangiorgio di Maser, ditta produttrice di scarponi da sci, con la quale già da diversi anni aveva una collaborazione.
Salomon attualmente è l'unico produttore che offre sul mercato un'attrezzatura completa comprendente sci, attacchi e scarponi, sotto un unico marchio. Il raggiungimento di una gamma completa di prodotti è stato ottenuto mediante lo sviluppo interno di ciascun attrezzo.
E' inoltre necessario far notare come questa impresa sia presente anche in altri settori, infatti, nel 1984 Salomon ha diversificato la propria attività rilevando la Taylor Made una struttura leader nel comparto del golf, mentre è in fase di avanzato sviluppo una racchetta da tennis.
SANGIORGIO
La San Giorgio nasce nel 1957 a Coste di Maser, sotto la guida di Angelo Bittante.
Prima di tale data Bittante produce vari tipi di scarpe (anche scarpe per bambole) con il marchio San Giorgio e, solo a partire dal 1957, sotto la spinta del boom della calzatura sportiva, la ditta si specializza nella produzione della scarpa da sci, con i lacci e in cuoio, con le tomaie pre-stampate.
Nel 1970, subentra il figlio Loris alla direzione dell’azienda e la produzione passa da artigianale ad industriale.
Nel 1974 - '75 viene inserito nella gamma di prodotti della Sangiorgio, accanto alla scarpa a sci, anche il doposci .
Verso la fine degli anni ‘70 l’azienda comincia a sentire la crisi che in quel periodo stava cominciando ad investire la zona montebellunese; per superarla, nel 1982 comincia a produrre scarpe da fondo.
L’anno successivo, il 1983, stipula un accordo di collaborazione con la francese Salomon, che segnerà positivamente il futuro di Sangiorgio. Successivamente (1989), per far fronte alla crisi del doposci, allarga ancora la propria gamma offrendo anche scarpe da trekking.
Nel 1993 Salomon acquista Sangiorgio e questo, in virtù del precedente accordo, viene visto come un evento “quasi naturale”.
L’acquisizione di Sangiorgio consente all’azienda francese di soddisfare un’esigenza di know-how, progettazione e produzione. Contemporaneamente la cessione risponde alle necessità di Sangiorgio:
- nel distretto stavano nascendo concentrazioni tra le imprese inserite nel business dello scarpone;
- le spese di ricerca e sviluppo stavano diventando insostenibili per imprese di medie dimensioni.
Sangiorgio è così diventata uno dei tre poli produttivi di Salomon (oltre a Francia e Romania).
Il titolare di Sangiorgio è l’attuale Presidente e amministratore di Salomon-Sangiorgio. Sono invece scomparsi gli uffici marketing e commerciale, concentrati in Salomon-Francia per tutti i prodotti del gruppo; ed è stata potenziata la produzione, sia in termini di organico che di macchine.
La San Giorgio nasce nel 1957 a Coste di Maser, sotto la guida di Angelo Bittante.
Prima di tale data Bittante produce vari tipi di scarpe (anche scarpe per bambole) con il marchio San Giorgio e, solo a partire dal 1957, sotto la spinta del boom della calzatura sportiva, la ditta si specializza nella produzione della scarpa da sci, con i lacci e in cuoio, con le tomaie pre-stampate.
Nel 1970, subentra il figlio Loris alla direzione dell’azienda e la produzione passa da artigianale ad industriale.
Nel 1974 - '75 viene inserito nella gamma di prodotti della Sangiorgio, accanto alla scarpa a sci, anche il doposci .
Verso la fine degli anni ‘70 l’azienda comincia a sentire la crisi che in quel periodo stava cominciando ad investire la zona montebellunese; per superarla, nel 1982 comincia a produrre scarpe da fondo.
L’anno successivo, il 1983, stipula un accordo di collaborazione con la francese Salomon, che segnerà positivamente il futuro di Sangiorgio. Successivamente (1989), per far fronte alla crisi del doposci, allarga ancora la propria gamma offrendo anche scarpe da trekking.
Nel 1993 Salomon acquista Sangiorgio e questo, in virtù del precedente accordo, viene visto come un evento “quasi naturale”.
L’acquisizione di Sangiorgio consente all’azienda francese di soddisfare un’esigenza di know-how, progettazione e produzione. Contemporaneamente la cessione risponde alle necessità di Sangiorgio:
- nel distretto stavano nascendo concentrazioni tra le imprese inserite nel business dello scarpone;
- le spese di ricerca e sviluppo stavano diventando insostenibili per imprese di medie dimensioni.
Sangiorgio è così diventata uno dei tre poli produttivi di Salomon (oltre a Francia e Romania).
Il titolare di Sangiorgio è l’attuale Presidente e amministratore di Salomon-Sangiorgio. Sono invece scomparsi gli uffici marketing e commerciale, concentrati in Salomon-Francia per tutti i prodotti del gruppo; ed è stata potenziata la produzione, sia in termini di organico che di macchine.
SAN MARCO
San Marco nasce nel 1947 ad opera di Santo Tessaro in un piccolo negozio. Egli, fin da subito, disegna nella propria mente l’attività futura: vuole espandersi e pian piano ci riesce : un lavorante, due, dieci; una stanza, un capannone. Lo sviluppo della San Marco avviene gradualmente.
Il punto di partenza è “la scarpa”, ogni tipo di calzatura. A orientare Tessaro padre e, in seguito, il figlio verso la produzione di scarponi sono amici che amano l’alpinismo e lo sci, o clienti di quelle zone montante che a quel tempo si svegliano al nuovo fenomeno del turismo. Scarponi da montagna e da sci non differiscono un granché tra loro: sono in cuoio cucito in parte a macchina e soprattutto a mano, pesanti, con speciali suole in gomma. Quelli da sci con la punta quadra e una scanalatura sul tacco.
Alla San Marco l’evoluzione dello scarpone da sci si svolge parallelamente a quella delle altre grandi marche del “triangolo”: suola in gomma applicata, poi iniettata, tomaie che vanno scomparendo pian piano sotto involucri di plastica, quindi l’avvento degli scafi iniettati in poliuretano, con la scarpetta interna in materia plastica e pelle. Santo Tessaro e il figlio Vanio, attorno al 1967, studiano, sperimentano, disegnano modelli, realizzano prototipi che danno da collaudare a sciatori provetti. Tra il 1968 e il ‘69 “entrano in produzione “ su scala industriale: lo stabilimento di Caerano viene allargato progressivamente; con un coraggioso sforzo vengono comperate le macchine più sofisticate; le ditte specializzate forniscono gli stampi su indicazione dei modellisti della San Marco.
Nella gara a chi arriva primo rivoluzionando il settore degli scarponi da sci con i modelli in plastica i Tessaro sono tra i primissimi. L’impiego di una sostanza automodellante per l’interno ha qui una delle prime sperimentazioni e applicazioni, quando ancora gli scarponi sono in cuoio. L’esperimento viene abbandonato per qualche tempo, anche perché il mercato non lo capisce nella giusta misura; viene ripreso negli Stati Uniti e di lì l’automodellante torna in Italia. A Caerano vengono fabbricate le prime scarpe a iniezione, destinate ai soli atleti. Un altro prodotto immesso dalla San Marco sul mercato interno e internazionale è la scarpa da sci-alpinismo. Uno scarpone col quale si può sciare, camminare in montagna, fare perfino roccia fino al quarto grado, e la cui scarpetta estraibile si usa come doposci.
Il ventaglio della produzione della San Marco comprendeva, oltre alle scarpe da sci e da sci-alpinismo, anche scarpe da fondo e doposci.
L’azienda subisce pesantemente la crisi dei primi anni ‘80 tanto da dover cessare la propria attività.
Nel 1988 il marchio viene acquisito da Brixia e solo due anni più tardi entra a far parte del gruppo H.T.M..
SAPER
La Saper nasce nel 1924 per la produzione di energia idroelettrica. Utilizzando questa energia nel 1950 avvia la lavorazione di termoplastici mediante estrusione e stampaggio ad iniezione.
San Marco nasce nel 1947 ad opera di Santo Tessaro in un piccolo negozio. Egli, fin da subito, disegna nella propria mente l’attività futura: vuole espandersi e pian piano ci riesce : un lavorante, due, dieci; una stanza, un capannone. Lo sviluppo della San Marco avviene gradualmente.
Il punto di partenza è “la scarpa”, ogni tipo di calzatura. A orientare Tessaro padre e, in seguito, il figlio verso la produzione di scarponi sono amici che amano l’alpinismo e lo sci, o clienti di quelle zone montante che a quel tempo si svegliano al nuovo fenomeno del turismo. Scarponi da montagna e da sci non differiscono un granché tra loro: sono in cuoio cucito in parte a macchina e soprattutto a mano, pesanti, con speciali suole in gomma. Quelli da sci con la punta quadra e una scanalatura sul tacco.
Alla San Marco l’evoluzione dello scarpone da sci si svolge parallelamente a quella delle altre grandi marche del “triangolo”: suola in gomma applicata, poi iniettata, tomaie che vanno scomparendo pian piano sotto involucri di plastica, quindi l’avvento degli scafi iniettati in poliuretano, con la scarpetta interna in materia plastica e pelle. Santo Tessaro e il figlio Vanio, attorno al 1967, studiano, sperimentano, disegnano modelli, realizzano prototipi che danno da collaudare a sciatori provetti. Tra il 1968 e il ‘69 “entrano in produzione “ su scala industriale: lo stabilimento di Caerano viene allargato progressivamente; con un coraggioso sforzo vengono comperate le macchine più sofisticate; le ditte specializzate forniscono gli stampi su indicazione dei modellisti della San Marco.
Nella gara a chi arriva primo rivoluzionando il settore degli scarponi da sci con i modelli in plastica i Tessaro sono tra i primissimi. L’impiego di una sostanza automodellante per l’interno ha qui una delle prime sperimentazioni e applicazioni, quando ancora gli scarponi sono in cuoio. L’esperimento viene abbandonato per qualche tempo, anche perché il mercato non lo capisce nella giusta misura; viene ripreso negli Stati Uniti e di lì l’automodellante torna in Italia. A Caerano vengono fabbricate le prime scarpe a iniezione, destinate ai soli atleti. Un altro prodotto immesso dalla San Marco sul mercato interno e internazionale è la scarpa da sci-alpinismo. Uno scarpone col quale si può sciare, camminare in montagna, fare perfino roccia fino al quarto grado, e la cui scarpetta estraibile si usa come doposci.
Il ventaglio della produzione della San Marco comprendeva, oltre alle scarpe da sci e da sci-alpinismo, anche scarpe da fondo e doposci.
L’azienda subisce pesantemente la crisi dei primi anni ‘80 tanto da dover cessare la propria attività.
Nel 1988 il marchio viene acquisito da Brixia e solo due anni più tardi entra a far parte del gruppo H.T.M..
SAPER
La Saper nasce nel 1924 per la produzione di energia idroelettrica. Utilizzando questa energia nel 1950 avvia la lavorazione di termoplastici mediante estrusione e stampaggio ad iniezione.
SCARPA
La storia della famiglia Parisotto, proprietaria della S.C.A.R.P.A., inizia negli anni Trenta, quando uno dei fratelli comincia a fabbricare in casa le scarpe da montagna.
In questa attività, svolta prevalentemente di sera, riesce a coinvolgere anche i fratelli, che lo aiutano nella produzione e di giorno girano per i mercati della zona cercando di vendere le loro scarpe.
All'inizio la produzione è limitata a 2-3 paia di calzature al giorno, fabbricate completamente a mano.
Sempre negli anni trenta, i Parisotto acquistano un fabbricato e cominciano a produrre scarpe con il marchio San Giorgio.
Nel 1938 vendono stabilimento e marchio ed entrano a far parte della società S.C.A.R.P.A.
La S.C.A.R.P.A., Società Asolani Riuniti Pedemontana Anonima, era stata creata da un Lord inglese con l'intenzione di riunire ad Asolo gli artigiani più abili ed esperti nella lavorazione di pelle e di cuoio.
In quegli anni vengono prodotte principalmente scarpe da montagna per i contadini della zona e per le truppe alpine e l'esercito impegnati nella seconda guerra mondiale.
Alla fine della guerra aumenta l'interesse verso gli sports della montagna e le aziende si adeguano modificando la loro produzione.
Il Calzaturificio S.C.A.R.P.A., pur continuando a fabbricare scarpe pesanti da lavoro per i contadini, comincia a produrre anche calzature per coloro che vivono la montagna per passione e per evasione. In quegli anni le linee di produzione all'interno dello stabilimento diventano due: una che fabbrica scarpe da lavoro e l'altra scarpe da roccia e scarponi da sci.
Negli anni Sessanta le calzature S.C.A.R.P.A. vengono vendute nelle zone dell'arco alpino e iniziano i primi contatti con i distributori dei principali Paesi europei.
Dal 1970 S.C.A.R.P.A. si specializza nella produzione di scarpe da roccia e da trekking, che proprio in quegli anni cominciano a riscuotere un certo successo.
Negli anni a seguire la produzione aumenta notevolmente e, grazie all'utilizzo di nuovi materiali può sfruttare anche la linea prima dedicata alle scarpe da lavoro e usata solo saltuariamente.
L'azienda contemporaneamente potenzia la sua presenza sui mercati esteri; oltre che in Europa comincia a vendere anche negli Stati Uniti e in Canada.
Gli elementi su cui si basa il Calzaturificio S.C.A.R.P.A. per differenziare i suoi prodotti da quelli dei concorrenti sono l'elevata qualità dei materiali utilizzati, e le continue innovazioni incrementali introdotte che sono il risultato di ricerche e studi in collaborazione con i fornitori di materiali e con i collaudatori. L'innovazione principale, brevettata ed applicata da Calzaturificio S.C.A.R.P.A. nel 1980, è il Trionic Attak, un sistema studiato per le situazioni estreme che permette una migliore tenuta del tacco in discesa e un maggior comfort di camminata. Questo sistema è considerato ancor oggi il più avanzato del mondo per le calzature da trekking.
La storia della famiglia Parisotto, proprietaria della S.C.A.R.P.A., inizia negli anni Trenta, quando uno dei fratelli comincia a fabbricare in casa le scarpe da montagna.
In questa attività, svolta prevalentemente di sera, riesce a coinvolgere anche i fratelli, che lo aiutano nella produzione e di giorno girano per i mercati della zona cercando di vendere le loro scarpe.
All'inizio la produzione è limitata a 2-3 paia di calzature al giorno, fabbricate completamente a mano.
Sempre negli anni trenta, i Parisotto acquistano un fabbricato e cominciano a produrre scarpe con il marchio San Giorgio.
Nel 1938 vendono stabilimento e marchio ed entrano a far parte della società S.C.A.R.P.A.
La S.C.A.R.P.A., Società Asolani Riuniti Pedemontana Anonima, era stata creata da un Lord inglese con l'intenzione di riunire ad Asolo gli artigiani più abili ed esperti nella lavorazione di pelle e di cuoio.
In quegli anni vengono prodotte principalmente scarpe da montagna per i contadini della zona e per le truppe alpine e l'esercito impegnati nella seconda guerra mondiale.
Alla fine della guerra aumenta l'interesse verso gli sports della montagna e le aziende si adeguano modificando la loro produzione.
Il Calzaturificio S.C.A.R.P.A., pur continuando a fabbricare scarpe pesanti da lavoro per i contadini, comincia a produrre anche calzature per coloro che vivono la montagna per passione e per evasione. In quegli anni le linee di produzione all'interno dello stabilimento diventano due: una che fabbrica scarpe da lavoro e l'altra scarpe da roccia e scarponi da sci.
Negli anni Sessanta le calzature S.C.A.R.P.A. vengono vendute nelle zone dell'arco alpino e iniziano i primi contatti con i distributori dei principali Paesi europei.
Dal 1970 S.C.A.R.P.A. si specializza nella produzione di scarpe da roccia e da trekking, che proprio in quegli anni cominciano a riscuotere un certo successo.
Negli anni a seguire la produzione aumenta notevolmente e, grazie all'utilizzo di nuovi materiali può sfruttare anche la linea prima dedicata alle scarpe da lavoro e usata solo saltuariamente.
L'azienda contemporaneamente potenzia la sua presenza sui mercati esteri; oltre che in Europa comincia a vendere anche negli Stati Uniti e in Canada.
Gli elementi su cui si basa il Calzaturificio S.C.A.R.P.A. per differenziare i suoi prodotti da quelli dei concorrenti sono l'elevata qualità dei materiali utilizzati, e le continue innovazioni incrementali introdotte che sono il risultato di ricerche e studi in collaborazione con i fornitori di materiali e con i collaudatori. L'innovazione principale, brevettata ed applicata da Calzaturificio S.C.A.R.P.A. nel 1980, è il Trionic Attak, un sistema studiato per le situazioni estreme che permette una migliore tenuta del tacco in discesa e un maggior comfort di camminata. Questo sistema è considerato ancor oggi il più avanzato del mondo per le calzature da trekking.
SELVA SHOES
La Selva Shoes è fondata da Armano Sartor nel 1987.
Grazie all’esperienza maturata dal titolare, come modellista alla Lotto, prima, e come responsabile del prodotto presso la Tecnica, dopo, la Selva Shoes inizia la propria attività come centro di modellistica. L’attività produttiva viene iniziata successivamente concentrandosi prima sulla produzione di doposci, nel 1989 viene introdotta anche la tipologia della scarpa da trekking, oggi il tentativo è quello di inserimento nel settore dello snowboard.
Da qualche anno si è introdotto un nuovo marchio “OLANG” che segna il passaggio da una distribuzione attraverso il grossista ad una al dettaglio (negozi di articoli sportivi qualificati). Il prodotto non è propriamente tecnico ma di media-qualità.
Il 72% della produzione viene destinata all’export, i principali mercati di riferimento sono : Francia, Svizzera e Giappone.
SIDI
Il nome di questa azienda deriva da quello del proprietario, Dino Signori, che proviene da una famiglia di calzolai .
Già all'età di 9 anni egli inizia a lavorare in una fabbrica di Cornuda e per molti anni acquisisce esperienza nel settore finché nel 1960 si mette in proprio. I problemi sono enormi, soprattutto per la mancanza di capitali.
Dopo qualche tempo alcuni commercianti altoatesini cominciano ad interessarsi ai suoi prodotti e decidono di sostenerlo commercialmente affidandogli un loro rappresentante.
Fino al 1962 Dino Signori lavora da solo (tiene anche la contabilità) senza operai, con l'aiuto della moglie.
Nel 1963, con grande sforzo realizza lo stabilimento a Coste dove tuttora dà vita alle sue creazioni.
Fino al 1968 la produzione riguarda esclusivamente la scarpa da sci, abbandonata poi pian piano, nel 1969, quando inizia la produzione degli stivali da motocross, e definitivamente, nel 1974, quando parte quella della calzatura da ciclismo.
Proprio in relazione a questo tipo di calzatura Signori ha la brillante idea di mettere nella suola una "tacchetta" (che la blocca al pedale) non più fatta di cuoio e chiodini, e quindi soggetta a spostamenti nel suo uso, ma regolabile, con delle viti.
Oggi il 95% della produzione, tra scarpe da ciclismo e scarpe da moto, va all'estero, un po' ovunque, ma in particolare in Europa.
SIRIO
Il calzaturificio Sirio Snc di Busnello G. & C. è una società costituita nel 1987 da due soci : Giuseppe Busnello e Carla Pontin.
Nata dall’acquisizione di una precedente società individuale che si occupava del montaggio “a fondo” di calzature da trekking e da montagna, continua tutt’oggi in questo tipo di produzione lavorando per conto terzi. Nell’anno 1994 ha avuto un fatturato di 1,4 miliardi e nel 1995 di circa 2 miliardi.
STILMA
Stilma viene fondata nel 1980 dal Sig. Giacomo Martinazzo. La produzione riguarda prevalentemente stivali da moto esportati er oltre il 90%.
STONEFLY
Seguendo la linea dell’innovazione la Lotto S.p.A. iniziò nel 1980 la produzione di una linea di calzature casual. L’entrata in questo business fu indotta principalmente dalla possibilità di estendere una tecnologia costruttiva (il fondo in gomma) dal settore sportivo a quello delle calzature casual.
Il successo di questa scelta strategica portò alla decisione di creare, nel 1989, un nuovo marchio: Stonefly; Questo marchio, inizialmente utilizzato nell’abbigliamento informale, venne esteso in un secondo momento anche alle calzature, diventando il marchio chiave della Lotto per il segmento delle scarpe casual.
Nel 1993 le esigenze di carattere organizzativo suggeriscono di staccare la divisione calzature casual della Lotto S.p.A. creando una società impegnata in tale business: nasce così la Lotto Calzature s.r.l. In tale struttura vengono fatte confluire l’esperienza e il personale che già operavano a livello divisionale in Lotto S.p.A.
Si parla quindi di un’azienda monoprodotto, a vocazione commerciale, di recente costituzione e di medie dimensioni con un organico, la cui età media è al di sotto dei 30 anni.
Il limitato numero degli addetti è reso possibile dal fatto che l’impresa non gestisce all’interno la produzione, unica fase del processo che avviene esternamente, ma che rimane in ogni caso sotto la stretta supervisione della Logistica e del Controllo Qualità.
La struttura organizzativa è di tipo funzionale e informale. Questo comporta un’ampia responsabilizzazione di tutti i livelli (deleghe di potere) e un clima di ampia collaborazione.
La società gestisce tre marchi propri:
* Stonefly (uomo-donna), che copre la fascia medio/alta di prezzo-qualità e che attualmente rappresenta il cardine su cui poggiano le vendite aziendali;
* Golden Line (uomo) che, presentata nella stagione autunno-inverno 95, inizia a muovere i primi passi nella fascia di prezzo media;
* Lotto Volante, una linea dedicata ai bambini.
Il fatturato attuale è di circa 29 miliardi di lire (per oltre 400.000 paia vendute), di cui 3 miliardi realizzati all’estero.
L’azienda ha sperimentato negli ultimi 3 anni un tasso di crescita medio del 20 % annuo conseguendo un notevole incremento di quote di mercato in particolare in Italia.
La Selva Shoes è fondata da Armano Sartor nel 1987.
Grazie all’esperienza maturata dal titolare, come modellista alla Lotto, prima, e come responsabile del prodotto presso la Tecnica, dopo, la Selva Shoes inizia la propria attività come centro di modellistica. L’attività produttiva viene iniziata successivamente concentrandosi prima sulla produzione di doposci, nel 1989 viene introdotta anche la tipologia della scarpa da trekking, oggi il tentativo è quello di inserimento nel settore dello snowboard.
Da qualche anno si è introdotto un nuovo marchio “OLANG” che segna il passaggio da una distribuzione attraverso il grossista ad una al dettaglio (negozi di articoli sportivi qualificati). Il prodotto non è propriamente tecnico ma di media-qualità.
Il 72% della produzione viene destinata all’export, i principali mercati di riferimento sono : Francia, Svizzera e Giappone.
SIDI
Il nome di questa azienda deriva da quello del proprietario, Dino Signori, che proviene da una famiglia di calzolai .
Già all'età di 9 anni egli inizia a lavorare in una fabbrica di Cornuda e per molti anni acquisisce esperienza nel settore finché nel 1960 si mette in proprio. I problemi sono enormi, soprattutto per la mancanza di capitali.
Dopo qualche tempo alcuni commercianti altoatesini cominciano ad interessarsi ai suoi prodotti e decidono di sostenerlo commercialmente affidandogli un loro rappresentante.
Fino al 1962 Dino Signori lavora da solo (tiene anche la contabilità) senza operai, con l'aiuto della moglie.
Nel 1963, con grande sforzo realizza lo stabilimento a Coste dove tuttora dà vita alle sue creazioni.
Fino al 1968 la produzione riguarda esclusivamente la scarpa da sci, abbandonata poi pian piano, nel 1969, quando inizia la produzione degli stivali da motocross, e definitivamente, nel 1974, quando parte quella della calzatura da ciclismo.
Proprio in relazione a questo tipo di calzatura Signori ha la brillante idea di mettere nella suola una "tacchetta" (che la blocca al pedale) non più fatta di cuoio e chiodini, e quindi soggetta a spostamenti nel suo uso, ma regolabile, con delle viti.
Oggi il 95% della produzione, tra scarpe da ciclismo e scarpe da moto, va all'estero, un po' ovunque, ma in particolare in Europa.
SIRIO
Il calzaturificio Sirio Snc di Busnello G. & C. è una società costituita nel 1987 da due soci : Giuseppe Busnello e Carla Pontin.
Nata dall’acquisizione di una precedente società individuale che si occupava del montaggio “a fondo” di calzature da trekking e da montagna, continua tutt’oggi in questo tipo di produzione lavorando per conto terzi. Nell’anno 1994 ha avuto un fatturato di 1,4 miliardi e nel 1995 di circa 2 miliardi.
STILMA
Stilma viene fondata nel 1980 dal Sig. Giacomo Martinazzo. La produzione riguarda prevalentemente stivali da moto esportati er oltre il 90%.
STONEFLY
Seguendo la linea dell’innovazione la Lotto S.p.A. iniziò nel 1980 la produzione di una linea di calzature casual. L’entrata in questo business fu indotta principalmente dalla possibilità di estendere una tecnologia costruttiva (il fondo in gomma) dal settore sportivo a quello delle calzature casual.
Il successo di questa scelta strategica portò alla decisione di creare, nel 1989, un nuovo marchio: Stonefly; Questo marchio, inizialmente utilizzato nell’abbigliamento informale, venne esteso in un secondo momento anche alle calzature, diventando il marchio chiave della Lotto per il segmento delle scarpe casual.
Nel 1993 le esigenze di carattere organizzativo suggeriscono di staccare la divisione calzature casual della Lotto S.p.A. creando una società impegnata in tale business: nasce così la Lotto Calzature s.r.l. In tale struttura vengono fatte confluire l’esperienza e il personale che già operavano a livello divisionale in Lotto S.p.A.
Si parla quindi di un’azienda monoprodotto, a vocazione commerciale, di recente costituzione e di medie dimensioni con un organico, la cui età media è al di sotto dei 30 anni.
Il limitato numero degli addetti è reso possibile dal fatto che l’impresa non gestisce all’interno la produzione, unica fase del processo che avviene esternamente, ma che rimane in ogni caso sotto la stretta supervisione della Logistica e del Controllo Qualità.
La struttura organizzativa è di tipo funzionale e informale. Questo comporta un’ampia responsabilizzazione di tutti i livelli (deleghe di potere) e un clima di ampia collaborazione.
La società gestisce tre marchi propri:
* Stonefly (uomo-donna), che copre la fascia medio/alta di prezzo-qualità e che attualmente rappresenta il cardine su cui poggiano le vendite aziendali;
* Golden Line (uomo) che, presentata nella stagione autunno-inverno 95, inizia a muovere i primi passi nella fascia di prezzo media;
* Lotto Volante, una linea dedicata ai bambini.
Il fatturato attuale è di circa 29 miliardi di lire (per oltre 400.000 paia vendute), di cui 3 miliardi realizzati all’estero.
L’azienda ha sperimentato negli ultimi 3 anni un tasso di crescita medio del 20 % annuo conseguendo un notevole incremento di quote di mercato in particolare in Italia.
TECNICA
Tecnica nasce nei primi anni ‘60 a Nervesa della Battaglia come società di fatto. Nel 1963 da azienda artigianale diventa una piccola impresa industriale con 15 dipendenti circa e si trasforma in s.n.c.. I due titolari, i fratelli Ambrosiano e Giancarlo Zanatta, sono figli di artigiani calzaturieri del luogo e con il Calzaturificio Tecnica, continuano la tradizione di famiglia.
L’azienda inizia la propria attività fabbricando scarpe da montagna (le pedule) e scarpe da lavoro, la produzione viene effettuata totalmente all’interno dell’azienda, impiegando la tecnologia tradizionale.
Negli anni ‘60 la moda dello sci quale sport di massa, Tecnica decide di iniziare a produrre i primi doposci che nel giro di breve tempo diventeranno il prodotto principale dell’azienda, costituendo la linea invernale della stessa.
Nel 1965 inizia anche la produzione di scarponi da sci, in cuoio e con i lacci.
Le tre linee di prodotto (pedule, doposci e scarponi) occupano quale forza lavoro circa 70 dipendenti.
Nella seconda metà degli anni ‘60 cominciano anche i primi contatti internazionali ed i prodotti vengono esportati in Canada, negli Stati Uniti ed in Francia. Fin dalla costituzione dell’azienda, la creazione del prodotto, come pure l’innovazione tecnica e stilistica, vengono effettuate al suo interno. Viene creato un apposito ufficio progettazione con la funzione di preparare i vari campionari delle tre linee produttive.
Il 1969 è l’anno dello sbarco sulla luna, Tecnica prende spunto proprio da questo avvenimento per dare un nome al suo nuovo prodotto, il doposci in materiale sintetico: Moon Boot, dalla forma molto originale e simile a quella delle scarpe usate per gli scafandri lunari. Il Moon Boot, oltre ad essere una scarpa leggera, comoda e poco costosa, presenta un’altra importante caratteristica: la calzata multipla (si adatta a tre numeri di piede). Esso viene subito posizionato sul livello medio alto del mercato, creandogli un’immagine di prodotto qualificato e rappresentando la fortuna dell’azienda per tutti gli anni ‘70.
Sempre nello stesso anno (1969) Tecnica produce anche il suo primo scarpone in plastica: il Tecnus.
A partire dal 1979 Tecnica decide di iniziare una politica di diversificazione “eterogenea”, acquisendo un’azienda trevigiana di abbigliamento sportivo (Think Pink) che si trovava in quel momento in una difficile situazione finanziaria, ma con un marchio affermato.
La stagione 1980/81 segna una svolta determinata dalla recessione economica, che si somma ad un cattivo andamento meteorologico per l’assenza di nevicate; ne consegue una forte contrazione dei consumi e delle scorte di magazzino anche per l’aumento contemporaneo del costo del denaro.
La risposta alla crisi viene data con la produzione di scarpe multiuso per città, montagna e tempo libero che rispecchia la tendenza più generale a realizzare capi versatili, dalle molteplici utilizzazioni e destinati ad un pubblico giovane.
Nel 1991 entra nel segmento della scarpa non sportiva acquisendo il Calzaturificio Pivetta (affermato nel mercato con il marchio Fortyniner). Altra azienda acquistata da Tecnica, tra la fine del 1993 e l’inizio del 1994, è la tedesca Lowa, che produce scarpe da trekking di qualità medio-alta e scarponi da sci. Tale acquisizione è stata particolarmente importante dal punto di vista strategico, per penetrare nel mercato tedesco.
A livello organizzativo, in questi ultimi anni, c’è stata una notevole ristrutturazione con un ampliamento del numero dei dirigenti e dei quadri tecnici.
TIESSE
La ditta Tiesse nasce nel 1971 ad opera del fondatore Emilio Schippa il quale trasferisce successivamente l’azienda al figlio Eleuterio.
La produzione riguarda calzature sportive in genere ed è rivolta per il 98% al mercato estero.
TRE EMME
Fondata nel 1979 da Lino Merlo, produce pedule, scarponi da roccia e trekking che esporta per circa l’80% in Paesi dell’Europa Centrale.
TREZETA
La Trezeta è stata fondata nel 1960 da Primo Zizola che, dopo aver collaborato a lungo con diverse aziende del calzaturiero montebellunese, decide di sfruttare l’esperienza acquisita mettendosi in proprio.
Per alcuni anni Trezeta produce sandali da donna con la suola vulcanizzata in sugherina.
Nel 1964 a causa di una crisi del settore, viene avviata una produzione di pedule da lavoro e montagna, affiancando alle scarpe con la suola iniettata, scarpe con lavorazione ad ideal.
Nel 1974, la grande decisione, quella di produrre scarponi da sci e sci da fondo. Con questi articoli, grazie anche all’entrata in azienda del figlio del titolare, Giancarlo, Trezeta si proietta verso i mercati esteri, conquistando in breve termine importanti posizioni sia in Europa che nel Nord America.
La crisi del comparto, nel 1980, impone però una profonda riflessione: l’azienda asolana decide di convertire la produzione di scarponi da sci in scarpe da pattinaggio su ghiaccio e, in breve tempo, diventa uno dei principali produttori europei di questo articolo.
Parallelamente, verso la metà degli anni ‘80, Trezeta potenzia la linea montagna - trekking, proponendo una gamma di scarpe molto tecnica, grazie anche alla collaborazione con scalatori di primo piano, e all’utilizzo di nuove tecnologie.
Nel 1986, la scomparsa del fondatore costituisce una grave perdita, che però non arresta la crescita dell’azienda.
Il figlio Giancarlo, infatti, grazie ad una intensa campagna pubblicitaria riesce ad imporre il marchio Trezeta come marchio di riferimento in numerosi Paesi quali la Francia, l’Inghilterra, gli Usa e la stessa Italia.
L’ultima sfida dell’azienda è quella dell’in line skate, affrontata da circa due anni e che sta già portando le prime soddisfazioni tanto da prevedere, nel giro di due anni la realizzazione di un nuovo stabilimento di circa 6000 mq. nei pressi dell’attuale sede.
VENDRAMINI
La Vendramini viene fondata a Montebelluna nel 1919 da Pierluigi Vendramini padre dell’attuale titolare.
L’azienda a livello artigianale esegue, all’inizio della sua attività, una piccola produzione di scarpe da lavoro e da montagna che vende direttamente al pubblico.
Progressivamente la produzione viene sviluppata comprendendo una gamma completa di scarpe da montagna; di pari passo allo sviluppo della dimensione della ditta cambia anche il sistema di distribuzione riducendo via via la vendita diretta al pubblico e rivolgendo le vendite a dettaglianti in tutto il territorio nazionale.
Nel 1961 Giuseppe Vendramini, attuale titolare, subentra al padre nella conduzione della ditta trasformandola da artigianale ad industriale e allargando la gamma dei prodotti da montagna con una completa linea di scarponi da sci nonché una linea di stivali da moto. Pur avvalendosi per la produzione di macchinari e sistemi all’avanguardia ha comunque saputo mantenere le caratteristiche e la qualità tipiche del prodotto artigianale.
Risalgono al 1962 le prime vendite nei mercati esteri europei e statunitensi. Lo stesso periodo segna anche l’inizio di un consistente sviluppo dell’attività rendendo necessaria la costruzione di un nuovo stabilimento che viene realizzato a Trevignano, nel 1969.
Progressivamente la politica di vendita è stata sempre più rivolta al mercato estero che attualmente assorbe il 98% della produzione.
Tecnica nasce nei primi anni ‘60 a Nervesa della Battaglia come società di fatto. Nel 1963 da azienda artigianale diventa una piccola impresa industriale con 15 dipendenti circa e si trasforma in s.n.c.. I due titolari, i fratelli Ambrosiano e Giancarlo Zanatta, sono figli di artigiani calzaturieri del luogo e con il Calzaturificio Tecnica, continuano la tradizione di famiglia.
L’azienda inizia la propria attività fabbricando scarpe da montagna (le pedule) e scarpe da lavoro, la produzione viene effettuata totalmente all’interno dell’azienda, impiegando la tecnologia tradizionale.
Negli anni ‘60 la moda dello sci quale sport di massa, Tecnica decide di iniziare a produrre i primi doposci che nel giro di breve tempo diventeranno il prodotto principale dell’azienda, costituendo la linea invernale della stessa.
Nel 1965 inizia anche la produzione di scarponi da sci, in cuoio e con i lacci.
Le tre linee di prodotto (pedule, doposci e scarponi) occupano quale forza lavoro circa 70 dipendenti.
Nella seconda metà degli anni ‘60 cominciano anche i primi contatti internazionali ed i prodotti vengono esportati in Canada, negli Stati Uniti ed in Francia. Fin dalla costituzione dell’azienda, la creazione del prodotto, come pure l’innovazione tecnica e stilistica, vengono effettuate al suo interno. Viene creato un apposito ufficio progettazione con la funzione di preparare i vari campionari delle tre linee produttive.
Il 1969 è l’anno dello sbarco sulla luna, Tecnica prende spunto proprio da questo avvenimento per dare un nome al suo nuovo prodotto, il doposci in materiale sintetico: Moon Boot, dalla forma molto originale e simile a quella delle scarpe usate per gli scafandri lunari. Il Moon Boot, oltre ad essere una scarpa leggera, comoda e poco costosa, presenta un’altra importante caratteristica: la calzata multipla (si adatta a tre numeri di piede). Esso viene subito posizionato sul livello medio alto del mercato, creandogli un’immagine di prodotto qualificato e rappresentando la fortuna dell’azienda per tutti gli anni ‘70.
Sempre nello stesso anno (1969) Tecnica produce anche il suo primo scarpone in plastica: il Tecnus.
A partire dal 1979 Tecnica decide di iniziare una politica di diversificazione “eterogenea”, acquisendo un’azienda trevigiana di abbigliamento sportivo (Think Pink) che si trovava in quel momento in una difficile situazione finanziaria, ma con un marchio affermato.
La stagione 1980/81 segna una svolta determinata dalla recessione economica, che si somma ad un cattivo andamento meteorologico per l’assenza di nevicate; ne consegue una forte contrazione dei consumi e delle scorte di magazzino anche per l’aumento contemporaneo del costo del denaro.
La risposta alla crisi viene data con la produzione di scarpe multiuso per città, montagna e tempo libero che rispecchia la tendenza più generale a realizzare capi versatili, dalle molteplici utilizzazioni e destinati ad un pubblico giovane.
Nel 1991 entra nel segmento della scarpa non sportiva acquisendo il Calzaturificio Pivetta (affermato nel mercato con il marchio Fortyniner). Altra azienda acquistata da Tecnica, tra la fine del 1993 e l’inizio del 1994, è la tedesca Lowa, che produce scarpe da trekking di qualità medio-alta e scarponi da sci. Tale acquisizione è stata particolarmente importante dal punto di vista strategico, per penetrare nel mercato tedesco.
A livello organizzativo, in questi ultimi anni, c’è stata una notevole ristrutturazione con un ampliamento del numero dei dirigenti e dei quadri tecnici.
TIESSE
La ditta Tiesse nasce nel 1971 ad opera del fondatore Emilio Schippa il quale trasferisce successivamente l’azienda al figlio Eleuterio.
La produzione riguarda calzature sportive in genere ed è rivolta per il 98% al mercato estero.
TRE EMME
Fondata nel 1979 da Lino Merlo, produce pedule, scarponi da roccia e trekking che esporta per circa l’80% in Paesi dell’Europa Centrale.
TREZETA
La Trezeta è stata fondata nel 1960 da Primo Zizola che, dopo aver collaborato a lungo con diverse aziende del calzaturiero montebellunese, decide di sfruttare l’esperienza acquisita mettendosi in proprio.
Per alcuni anni Trezeta produce sandali da donna con la suola vulcanizzata in sugherina.
Nel 1964 a causa di una crisi del settore, viene avviata una produzione di pedule da lavoro e montagna, affiancando alle scarpe con la suola iniettata, scarpe con lavorazione ad ideal.
Nel 1974, la grande decisione, quella di produrre scarponi da sci e sci da fondo. Con questi articoli, grazie anche all’entrata in azienda del figlio del titolare, Giancarlo, Trezeta si proietta verso i mercati esteri, conquistando in breve termine importanti posizioni sia in Europa che nel Nord America.
La crisi del comparto, nel 1980, impone però una profonda riflessione: l’azienda asolana decide di convertire la produzione di scarponi da sci in scarpe da pattinaggio su ghiaccio e, in breve tempo, diventa uno dei principali produttori europei di questo articolo.
Parallelamente, verso la metà degli anni ‘80, Trezeta potenzia la linea montagna - trekking, proponendo una gamma di scarpe molto tecnica, grazie anche alla collaborazione con scalatori di primo piano, e all’utilizzo di nuove tecnologie.
Nel 1986, la scomparsa del fondatore costituisce una grave perdita, che però non arresta la crescita dell’azienda.
Il figlio Giancarlo, infatti, grazie ad una intensa campagna pubblicitaria riesce ad imporre il marchio Trezeta come marchio di riferimento in numerosi Paesi quali la Francia, l’Inghilterra, gli Usa e la stessa Italia.
L’ultima sfida dell’azienda è quella dell’in line skate, affrontata da circa due anni e che sta già portando le prime soddisfazioni tanto da prevedere, nel giro di due anni la realizzazione di un nuovo stabilimento di circa 6000 mq. nei pressi dell’attuale sede.
VENDRAMINI
La Vendramini viene fondata a Montebelluna nel 1919 da Pierluigi Vendramini padre dell’attuale titolare.
L’azienda a livello artigianale esegue, all’inizio della sua attività, una piccola produzione di scarpe da lavoro e da montagna che vende direttamente al pubblico.
Progressivamente la produzione viene sviluppata comprendendo una gamma completa di scarpe da montagna; di pari passo allo sviluppo della dimensione della ditta cambia anche il sistema di distribuzione riducendo via via la vendita diretta al pubblico e rivolgendo le vendite a dettaglianti in tutto il territorio nazionale.
Nel 1961 Giuseppe Vendramini, attuale titolare, subentra al padre nella conduzione della ditta trasformandola da artigianale ad industriale e allargando la gamma dei prodotti da montagna con una completa linea di scarponi da sci nonché una linea di stivali da moto. Pur avvalendosi per la produzione di macchinari e sistemi all’avanguardia ha comunque saputo mantenere le caratteristiche e la qualità tipiche del prodotto artigianale.
Risalgono al 1962 le prime vendite nei mercati esteri europei e statunitensi. Lo stesso periodo segna anche l’inizio di un consistente sviluppo dell’attività rendendo necessaria la costruzione di un nuovo stabilimento che viene realizzato a Trevignano, nel 1969.
Progressivamente la politica di vendita è stata sempre più rivolta al mercato estero che attualmente assorbe il 98% della produzione.
VIBRAM
Vitale Bramani alpinista degli anni ‘30, accademico del CAI apritore di diverse piste in Grigna e sulle montagne del Masino e dell’Adamello, accompagnatore per più di una volta del Re Alberto del Belgio è il fondatore dell’azienda con l’acronimo di Vibram. L’azienda impone da subito un significativo cambiamento nell’attrezzatura dell’alpinista e che rimane ancor oggi l’indiscutibile punto di riferimento del settore.
Nel 1935 Bramani concepisce l’idea di fondere insieme scarpone e pedula, ricorrendo ad una suola particolarmente adatta alla roccia e applicabile su una tomaia di cuoio a tenuta d’acqua.
Come tutte le grandi innovazioni l’idea di fondo era piuttosto semplice: sostituire la chiodatura in ferro o acciaio con chiodi in gomma e con tasselli disposti in modo da drenare all’esterno detriti fangosi o nevosi e piccoli sassolini e permettere una buona aderenza alla roccia.
L’immediato successo presso gli alpinisti interessò ben presto anche le autorità militari: dalla Scuola Militare di Aosta ai battaglioni delle compagnie in Russia, gli alpini adottarono calzature con suole in Vibram.
Dopo le prime realizzazioni del ‘37, Bramani per un primo tempo si associa a Leopoldo Pirelli per la realizzazione del suo prodotto, successivamente fonda una propria industria, la Gomma Tecnica, che prenderà successivamente il nome Vibram.
Nel ‘54 gli italiano salgono sul K2. Sei differenti paia di scarpe con suole Vibram specificamente studiate vengono preparate per gli alpinisti: dalle “pedule di avvicinamento” leggere e flessibili in pelle scamosciata con suola Vibram Hercules, alla “scarpa leggera da avvicinamento” non rigida e moderatamente pesante a suola Vibram Roccia a bordo sporgente. Scarpe realizzate per ogni tipo di necessità, prodotte con diversi tipi di suole Vibram: Hercules, Roccia, Ideal, Montagna; L’ultimo stivale fu calzato solo oltre i 7.600 m.: costruito come i precedenti dal Calzaturificio La Dolomite di Montebelluna, un capolavoro di praticità e di efficienza.
Nonostante gli oltre quarant’anni trascorsi la leadership del settore è ancora indiscussa a livello mondiale.
La scarpa da montagna rimane il punto di prestigio, ma la produzione è oggi diversificata in 400 modelli e 20.000 differenti articoli, che coprono tutte le attività sportive, dalla vela, al tennis, al trekking o alla suola per scarpe casual e da città.
I punti essenziali perseguiti dall’azienda sono l’attenzione tecnologica per il progetto di suole specifiche e la scelta dei materiali. A differenza dei primi tempi, l’impegno della ditta è attualmente orientato al massimo controllo del marchio più che per la concessione a ditte esterne. Questa scelta richiede una mole di lavoro maggiore, ma consente un controllo totale del lavoro prodotto.
Il 60 % della produzione è destinato all’estero e anche le royalties derivate da concessioni sono piuttosto rilevanti: il giro d’affari in USA è di oltre 20 milioni di dollari, altri mercati importanti sono il Cile e l’Argentina. Rilevanti i rapporti con l’Oriente: nel solo Giappone Vibram esporta il 10 % della suo fatturato.
Da diversi anni la contraffazione del marchio è un serio problema, che costa all’azienda oltre 250.000 $ l’anno di pratiche legali
Vitale Bramani alpinista degli anni ‘30, accademico del CAI apritore di diverse piste in Grigna e sulle montagne del Masino e dell’Adamello, accompagnatore per più di una volta del Re Alberto del Belgio è il fondatore dell’azienda con l’acronimo di Vibram. L’azienda impone da subito un significativo cambiamento nell’attrezzatura dell’alpinista e che rimane ancor oggi l’indiscutibile punto di riferimento del settore.
Nel 1935 Bramani concepisce l’idea di fondere insieme scarpone e pedula, ricorrendo ad una suola particolarmente adatta alla roccia e applicabile su una tomaia di cuoio a tenuta d’acqua.
Come tutte le grandi innovazioni l’idea di fondo era piuttosto semplice: sostituire la chiodatura in ferro o acciaio con chiodi in gomma e con tasselli disposti in modo da drenare all’esterno detriti fangosi o nevosi e piccoli sassolini e permettere una buona aderenza alla roccia.
L’immediato successo presso gli alpinisti interessò ben presto anche le autorità militari: dalla Scuola Militare di Aosta ai battaglioni delle compagnie in Russia, gli alpini adottarono calzature con suole in Vibram.
Dopo le prime realizzazioni del ‘37, Bramani per un primo tempo si associa a Leopoldo Pirelli per la realizzazione del suo prodotto, successivamente fonda una propria industria, la Gomma Tecnica, che prenderà successivamente il nome Vibram.
Nel ‘54 gli italiano salgono sul K2. Sei differenti paia di scarpe con suole Vibram specificamente studiate vengono preparate per gli alpinisti: dalle “pedule di avvicinamento” leggere e flessibili in pelle scamosciata con suola Vibram Hercules, alla “scarpa leggera da avvicinamento” non rigida e moderatamente pesante a suola Vibram Roccia a bordo sporgente. Scarpe realizzate per ogni tipo di necessità, prodotte con diversi tipi di suole Vibram: Hercules, Roccia, Ideal, Montagna; L’ultimo stivale fu calzato solo oltre i 7.600 m.: costruito come i precedenti dal Calzaturificio La Dolomite di Montebelluna, un capolavoro di praticità e di efficienza.
Nonostante gli oltre quarant’anni trascorsi la leadership del settore è ancora indiscussa a livello mondiale.
La scarpa da montagna rimane il punto di prestigio, ma la produzione è oggi diversificata in 400 modelli e 20.000 differenti articoli, che coprono tutte le attività sportive, dalla vela, al tennis, al trekking o alla suola per scarpe casual e da città.
I punti essenziali perseguiti dall’azienda sono l’attenzione tecnologica per il progetto di suole specifiche e la scelta dei materiali. A differenza dei primi tempi, l’impegno della ditta è attualmente orientato al massimo controllo del marchio più che per la concessione a ditte esterne. Questa scelta richiede una mole di lavoro maggiore, ma consente un controllo totale del lavoro prodotto.
Il 60 % della produzione è destinato all’estero e anche le royalties derivate da concessioni sono piuttosto rilevanti: il giro d’affari in USA è di oltre 20 milioni di dollari, altri mercati importanti sono il Cile e l’Argentina. Rilevanti i rapporti con l’Oriente: nel solo Giappone Vibram esporta il 10 % della suo fatturato.
Da diversi anni la contraffazione del marchio è un serio problema, che costa all’azienda oltre 250.000 $ l’anno di pratiche legali
W. L. GORE E ASSOCIATI
L’azienda ha iniziato la sua attività in modo abbastanza modesto nel 1958 quando Bill Gore individuò un’opportunità di mercato per cavi elettrici speciali isolati con politertrafluoroetilene, un polimero noto ai consumatori come Teflon.
Bill e sua moglie Vieve iniziarono questa avventura con una piccola produzione nel seminterrato della loro casa. Uno dei loro figli, Bob, allora studente in ingegneria chimica, suggerì l’idea che portò al primo brevetto per un nuovo tipo di cavo isolato con PTFE.
Nel giro di due anni “W. L. Gore & Associates” si trasferì nel primo stabilimento di produzione a Newark, Delaware (Stati Uniti). Entro i primi 10 anni l’azienda iniziò attività produttive e commerciali in Arizona, Scozia e Germania seguite a poca distanza da una Venture partnership in Giappone per seguire i mercati dell’Estremo Oriente.
ZALPI SPORT
Il calzaturificio Zalpi Sport Snc nasce alla fine degli anni ‘70 quale produttore di doposci.
Nella prima metà degli anni ‘80 trova nelle calzature doposci la propria specializzazione, ma va alla ricerca di altri prodotti alternativi. Dopo la crisi della metà degli anni ‘80 che colpisce questa produzione l’attività si sposta verso il Citytrekking.
Nello stesso periodo avvia un pluriennale rapporto di lavoro con la Dolomite che contribuirà a migliorare la qualità e il servizio.
Nel corso degli anni ‘90 avvengono una serie di acquisizioni e di investimenti nella ricerca della qualità totale e di maggior capacità produttiva, tenendo però in considerazione i principi originari dell’azienda.
Gli obiettivi dell’azienda per il prossimo anno riguardano il potenziamento e l’investimento sulle linee dei prodotti : snowboard boots e trekking montato.
L’azienda ha iniziato la sua attività in modo abbastanza modesto nel 1958 quando Bill Gore individuò un’opportunità di mercato per cavi elettrici speciali isolati con politertrafluoroetilene, un polimero noto ai consumatori come Teflon.
Bill e sua moglie Vieve iniziarono questa avventura con una piccola produzione nel seminterrato della loro casa. Uno dei loro figli, Bob, allora studente in ingegneria chimica, suggerì l’idea che portò al primo brevetto per un nuovo tipo di cavo isolato con PTFE.
Nel giro di due anni “W. L. Gore & Associates” si trasferì nel primo stabilimento di produzione a Newark, Delaware (Stati Uniti). Entro i primi 10 anni l’azienda iniziò attività produttive e commerciali in Arizona, Scozia e Germania seguite a poca distanza da una Venture partnership in Giappone per seguire i mercati dell’Estremo Oriente.
ZALPI SPORT
Il calzaturificio Zalpi Sport Snc nasce alla fine degli anni ‘70 quale produttore di doposci.
Nella prima metà degli anni ‘80 trova nelle calzature doposci la propria specializzazione, ma va alla ricerca di altri prodotti alternativi. Dopo la crisi della metà degli anni ‘80 che colpisce questa produzione l’attività si sposta verso il Citytrekking.
Nello stesso periodo avvia un pluriennale rapporto di lavoro con la Dolomite che contribuirà a migliorare la qualità e il servizio.
Nel corso degli anni ‘90 avvengono una serie di acquisizioni e di investimenti nella ricerca della qualità totale e di maggior capacità produttiva, tenendo però in considerazione i principi originari dell’azienda.
Gli obiettivi dell’azienda per il prossimo anno riguardano il potenziamento e l’investimento sulle linee dei prodotti : snowboard boots e trekking montato.
ZENO BURATTO
Fin dal 1956, anno in cui è stata fondata con il nome del titolare, la Zeno Buratto si è occupata della produzione di scarpe da bambino.
L’azienda ha investito sempre più nella ricerca relativa ai problemi del bambino in tutte le sue fasi di crescita. Questo ha portato a collaborazioni sempre più strette con laboratori ortopedici, tanto che l’azienda ha intrapreso la strada della produzione di calzature ortopediche.
La produzione, effettuata sulla base di un prototipo, è completamente automatizzata, questo senza dimenticare un elevato standard qualitativo garantito da controlli qualità dopo ogni fase produttiva.
Nel 1988 la Zeno Buratto fonda un reparto di informatica che sviluppa sistemi computerizzati di diagnosi e riabilitazione producendo scarpe su misura, a seconda delle esigenze del consumatore: questo tipo di produzione rappresenta il 15% dell’intero fatturato.
Il 50% della produzione complessiva è rivolta ai mercati stranieri.
Fin dal 1956, anno in cui è stata fondata con il nome del titolare, la Zeno Buratto si è occupata della produzione di scarpe da bambino.
L’azienda ha investito sempre più nella ricerca relativa ai problemi del bambino in tutte le sue fasi di crescita. Questo ha portato a collaborazioni sempre più strette con laboratori ortopedici, tanto che l’azienda ha intrapreso la strada della produzione di calzature ortopediche.
La produzione, effettuata sulla base di un prototipo, è completamente automatizzata, questo senza dimenticare un elevato standard qualitativo garantito da controlli qualità dopo ogni fase produttiva.
Nel 1988 la Zeno Buratto fonda un reparto di informatica che sviluppa sistemi computerizzati di diagnosi e riabilitazione producendo scarpe su misura, a seconda delle esigenze del consumatore: questo tipo di produzione rappresenta il 15% dell’intero fatturato.
Il 50% della produzione complessiva è rivolta ai mercati stranieri.
ZERMATT
La fondazione della Zermatt risale al 1946.
Titolare della ditta che ha sede a Montebelluna è Guido Zamprogno.
La ditta produce per il 25% scarpe da sci, per il 15% doposci e per il 60% scarpe da roccia , caccia e pedule.
I prodotti vengono esportati in Europa, Giappone, Stati Uniti e Canada
La fondazione della Zermatt risale al 1946.
Titolare della ditta che ha sede a Montebelluna è Guido Zamprogno.
La ditta produce per il 25% scarpe da sci, per il 15% doposci e per il 60% scarpe da roccia , caccia e pedule.
I prodotti vengono esportati in Europa, Giappone, Stati Uniti e Canada