Gli anni ‘70
In
Italia
Gli anni ‘70 furono caratterizzati da una profonda incertezza politica, economica e sociale. Il centro sinistra era ormai in fase di palese decadenza, e sintomatico era il frequente ricorso a elezioni anticipate in cerca di una solida maggioranza che non si trovava.
L’economia era nuovamente in fase recessiva: la crescita della capacità di acquisto delle grandi masse aveva determinato un’espansione dei consumi e spinto i produttori a privilegiare il mercato interno rispetto a quello estero. Inoltre, in seguito alle agitazioni sindacali del decennio precedente, il costo della manodopera era salito notevolmente col risultato di rendere meno competitivi i nostri prodotti sul piano internazionale.
Crisi economica, disoccupazione, inflazione si fecero più gravi a partire dal 1973, quando la guerra del Kippur fra Israele e gli Stati arabi portò alle stelle il prezzo del petrolio, fonte energetica primaria.
Cominciarono inoltre a manifestarsi episodi preoccupanti di malcostume politico-finanziario che inducevano la gente a perdere fiducia nei partiti e in chi li dirigeva.
In quest’atmosfera di malcontento generale si innestò il fenomeno del terrorismo ad opera di elementi sia di estrema sinistra (le Brigate Rosse) che di estrema destra. La sua vera e propria stagione iniziò nel 1974 e durò, nella sua fase più acuta, fino al 1982.
Per porre rimedio a questo processo di degenerazione morale a partire dall’ambito politico, il nuovo segretario del PCI Enrico Berlinguer propose alla DC un patto per governare assieme il paese (il “compromesso storico”). Nacque così nel 1978 un governo monocolore DC, guidato da Giulio Andreotti, che aveva l’appoggio sia dei partiti di centro-sinistra che dei comunisti.
A Montebelluna
Il Veneto, e in particolare il distretto di Montebelluna, presenta aspetti in forte contrasto con la situazione più generale del paese.
Le amministrazioni continuano ad essere abbastanza stabili con la supremazia della DC che conserva intatta la maggioranza assoluta.
Nel periodo più fosco del terrorismo, Montebelluna tocca il massimo del suo sviluppo economico.
Ormai l’emigrazione è cessata. Si intensifica invece l’immigrazione dei meridionali: impiegati, medici, soprattutto insegnanti.
Dal 1970 al 1975 vengono istituite quattro scuole materne statali: Posmon, Busta, Guarda, Mercato Vecchio. Dopo un secolo di predominio incontrastato delle suore nelle aule arrivano le maestre laiche.
Gli anni ‘70 furono caratterizzati da una profonda incertezza politica, economica e sociale. Il centro sinistra era ormai in fase di palese decadenza, e sintomatico era il frequente ricorso a elezioni anticipate in cerca di una solida maggioranza che non si trovava.
L’economia era nuovamente in fase recessiva: la crescita della capacità di acquisto delle grandi masse aveva determinato un’espansione dei consumi e spinto i produttori a privilegiare il mercato interno rispetto a quello estero. Inoltre, in seguito alle agitazioni sindacali del decennio precedente, il costo della manodopera era salito notevolmente col risultato di rendere meno competitivi i nostri prodotti sul piano internazionale.
Crisi economica, disoccupazione, inflazione si fecero più gravi a partire dal 1973, quando la guerra del Kippur fra Israele e gli Stati arabi portò alle stelle il prezzo del petrolio, fonte energetica primaria.
Cominciarono inoltre a manifestarsi episodi preoccupanti di malcostume politico-finanziario che inducevano la gente a perdere fiducia nei partiti e in chi li dirigeva.
In quest’atmosfera di malcontento generale si innestò il fenomeno del terrorismo ad opera di elementi sia di estrema sinistra (le Brigate Rosse) che di estrema destra. La sua vera e propria stagione iniziò nel 1974 e durò, nella sua fase più acuta, fino al 1982.
Per porre rimedio a questo processo di degenerazione morale a partire dall’ambito politico, il nuovo segretario del PCI Enrico Berlinguer propose alla DC un patto per governare assieme il paese (il “compromesso storico”). Nacque così nel 1978 un governo monocolore DC, guidato da Giulio Andreotti, che aveva l’appoggio sia dei partiti di centro-sinistra che dei comunisti.
A Montebelluna
Il Veneto, e in particolare il distretto di Montebelluna, presenta aspetti in forte contrasto con la situazione più generale del paese.
Le amministrazioni continuano ad essere abbastanza stabili con la supremazia della DC che conserva intatta la maggioranza assoluta.
Nel periodo più fosco del terrorismo, Montebelluna tocca il massimo del suo sviluppo economico.
Ormai l’emigrazione è cessata. Si intensifica invece l’immigrazione dei meridionali: impiegati, medici, soprattutto insegnanti.
Dal 1970 al 1975 vengono istituite quattro scuole materne statali: Posmon, Busta, Guarda, Mercato Vecchio. Dopo un secolo di predominio incontrastato delle suore nelle aule arrivano le maestre laiche.
Lo
sviluppo urbanistico
L’adozione del PDF - 27 luglio 1969 (Piano di fabbricazione) favorisce un uso più razionale del territorio. Questo provvedimento tuttavia non rallenta la decadenza del paesaggio: in particolare la campagna viene snaturata da un’eccessiva proliferazione di insediamenti sia abitativi che industriali.
L’adozione del PDF - 27 luglio 1969 (Piano di fabbricazione) favorisce un uso più razionale del territorio. Questo provvedimento tuttavia non rallenta la decadenza del paesaggio: in particolare la campagna viene snaturata da un’eccessiva proliferazione di insediamenti sia abitativi che industriali.
La Crisi
dell’agricoltura
Iniziata negli anni ‘60, la crisi dell’agricoltura si aggrava negli anni ‘70. Nel territorio irrigato dal Consorzio Brentella il numero delle ditte iscritte al catasto nel 1977 risulta pari a 21.137 .
Fino a 2 ettari: 13.351 aziende
Da 2 a 10 ettari: 7.302 aziende
Da 10 a 20 ettari: 470 aziende
Da 20 a 100 ettari: 14 aziende
L’accentuato frazionamento della proprietà incide negativamente sulla produttività aziendale.
Un riordino e un accorpamento delle proprietà nelle condizioni attuali è irrealizzabile.
Una discreta diffusione del lavoro agricolo a part-time comporta in molti casi benefici oltre che sociali anche economici proprio nei riguardi dell’agricoltura che può essere avvantaggiata da apporti di capitali provenienti da altri settori di attività.
Iniziata negli anni ‘60, la crisi dell’agricoltura si aggrava negli anni ‘70. Nel territorio irrigato dal Consorzio Brentella il numero delle ditte iscritte al catasto nel 1977 risulta pari a 21.137 .
Fino a 2 ettari: 13.351 aziende
Da 2 a 10 ettari: 7.302 aziende
Da 10 a 20 ettari: 470 aziende
Da 20 a 100 ettari: 14 aziende
L’accentuato frazionamento della proprietà incide negativamente sulla produttività aziendale.
Un riordino e un accorpamento delle proprietà nelle condizioni attuali è irrealizzabile.
Una discreta diffusione del lavoro agricolo a part-time comporta in molti casi benefici oltre che sociali anche economici proprio nei riguardi dell’agricoltura che può essere avvantaggiata da apporti di capitali provenienti da altri settori di attività.
Fonte:
Titoli di articoli de “La Tribuna di Treviso” - 1978 a cura di Aldo Durante
Una società più laica
La laicizzazione della vita sociale è confermata dall’istituzione di servizi che si occupano della sfera personale e familiare. Il loro coordinamento viene affidato al Centro Sociale.
Nuovi servizi
pubblici
Le piscine (viste con diffidenza per decenni perchè ritenute veicolo di pericoloso nudismo), il parco, e soprattutto la biblioteca (1975) creano nuove abitudini e stili di vita.
Le piscine (viste con diffidenza per decenni perchè ritenute veicolo di pericoloso nudismo), il parco, e soprattutto la biblioteca (1975) creano nuove abitudini e stili di vita.
Fonte:
Titoli di articoli de “La Tribuna di Treviso” - 1978 a cura di Aldo Durante
La Polineurite
La polineurite, malattia professionale che colpisce i nervi delle gambe e delle braccia e può portare fino alla paralisi con impossibilità di muoversi e camminare, fece la sua apparizione a Montebelluna nel 1973. Dopo i primi accertamenti dell’ufficio igiene del comune, l’ospedale civile organizzò un convegno sul tema: la patologia da collanti. Nell’occasione, avvennero i primi contatti tra l’amministrazione comunale e il professor Crepet, direttore dell’istituto di medicina del lavoro dell’università di Padova, il quale già allora si impegnò a condurre una ricerca per chiarire le cause della malattia.
L’indagine iniziò ufficialmente il 1 agosto 1975. Si effettuò il controllo delle aziende e gli operai addetti a cicli di lavoro pericolosi vennero sottoposti a visita medica, esami di laboratorio, visita specialistica neurologica ed eventuale esame elettromiografico. In totale vennero effettuati 119 visite, 12 esami di laboratorio e 26 di elettromiografia.
Nell’autunno del 1976 vennero inviati al laboratorio provinciale di Trieste alcuni campioni di collanti per gli esami i risultati dei quali vennero trasmessi ai sindaci e alle aziende interessate. Esaurita questa prima fase, che rivelò come il problema della salute in fabbrica avesse assunto aspetti preoccupanti, il comune di Montebelluna decise di istituire un vero e proprio servizio di medicina del lavoro che potesse garantire interventi ambientali nelle fabbriche ed epidemiologici sugli operai esposti.
Nel dicembre del 1976 venne approvata una convenzione con un medico e nel febbraio del 1977 con un chimico, che costituirono il primo nucleo dell’equipe. Nel frattempo, si provvide ad adattare i locali destinati ad ospitare il centro (la sede dell’ex Omni nella villa Biagi) e ad acquistare gli strumenti per approntare un laboratorio. Durante il 1977, in mezzo a tante difficoltà, il centro cominciò a muovere i primi passi: vennero stipulate convenzioni con l’ospedale di Montebelluna per le visite specialistiche, con la clinica neurologica dell’università di Padova per l’esame elettromiografico e venne attrezzato il laboratorio.
C’è da precisare che a queste attività parteciparono non solo il comune di Montebelluna, ma tutti i comuni del comprensorio i quali, anticipando il consorzio socio-sanitario, contribuirono alla realizzazione del centro anche economicamente, con 10 milioni.
La polineurite, malattia professionale che colpisce i nervi delle gambe e delle braccia e può portare fino alla paralisi con impossibilità di muoversi e camminare, fece la sua apparizione a Montebelluna nel 1973. Dopo i primi accertamenti dell’ufficio igiene del comune, l’ospedale civile organizzò un convegno sul tema: la patologia da collanti. Nell’occasione, avvennero i primi contatti tra l’amministrazione comunale e il professor Crepet, direttore dell’istituto di medicina del lavoro dell’università di Padova, il quale già allora si impegnò a condurre una ricerca per chiarire le cause della malattia.
L’indagine iniziò ufficialmente il 1 agosto 1975. Si effettuò il controllo delle aziende e gli operai addetti a cicli di lavoro pericolosi vennero sottoposti a visita medica, esami di laboratorio, visita specialistica neurologica ed eventuale esame elettromiografico. In totale vennero effettuati 119 visite, 12 esami di laboratorio e 26 di elettromiografia.
Nell’autunno del 1976 vennero inviati al laboratorio provinciale di Trieste alcuni campioni di collanti per gli esami i risultati dei quali vennero trasmessi ai sindaci e alle aziende interessate. Esaurita questa prima fase, che rivelò come il problema della salute in fabbrica avesse assunto aspetti preoccupanti, il comune di Montebelluna decise di istituire un vero e proprio servizio di medicina del lavoro che potesse garantire interventi ambientali nelle fabbriche ed epidemiologici sugli operai esposti.
Nel dicembre del 1976 venne approvata una convenzione con un medico e nel febbraio del 1977 con un chimico, che costituirono il primo nucleo dell’equipe. Nel frattempo, si provvide ad adattare i locali destinati ad ospitare il centro (la sede dell’ex Omni nella villa Biagi) e ad acquistare gli strumenti per approntare un laboratorio. Durante il 1977, in mezzo a tante difficoltà, il centro cominciò a muovere i primi passi: vennero stipulate convenzioni con l’ospedale di Montebelluna per le visite specialistiche, con la clinica neurologica dell’università di Padova per l’esame elettromiografico e venne attrezzato il laboratorio.
C’è da precisare che a queste attività parteciparono non solo il comune di Montebelluna, ma tutti i comuni del comprensorio i quali, anticipando il consorzio socio-sanitario, contribuirono alla realizzazione del centro anche economicamente, con 10 milioni.